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for Astrophysics INAF: CHI SIAMO L'Istituto Nazionale di Astrofisica è l'ente di ricerca italiano dedicato al- lo studio dell'Universo. INAF promuove, realizza e coordina le attività di ri- cerca nei campi dell'astronomia e del- l'astrofisica, in ambito nazionale ed internazionale. Proiettato nel futuro e protagonista nelle collaborazioni in- ternazionali, INAF progetta e sviluppa tecnologie innovative e strumentazione d'avanguardia per lo studio e l'esplo- razione del cosmo. Ma INAF è anche dif- fusione della cultura scientifica. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 1/13
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for Astrophysics Torna a casa Juice (1) La missione Juice dell'Agenzia spaziale europea (Esa), in volo verso le lune ghiacciate di Giove dall'aprile 2023, tornerà verso la Terra il 19 e il 20 a- gosto per una manovra di flyby mai av- venuta prima che le permetterà di cam- biare la velocità e la direzione, pre- parando la sonda al successivo sorvolo ravvicinato di Venere nell'agosto del 2025. Si tratta di un'impresa audace: il più piccolo errore potrebbe deviare Juice in modo irreversibile. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 2/13
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for Astrophysics Torna a casa Juice (2) Durante il flyby Luna-Terra, l'Esa at- tiverà anche i dieci strumenti scienti- fici a bordo della sonda per permette- re, per la prima volta, di analizzare i dati raccolti dallo spazio. La sonda potrebbe essere visibile con un binoco- lo potente o con un piccolo telescopio, ma purtroppo volerà sopra il sudest a- siatico e l'Oceano Pacifico, e non sarà dunque visibile dall'Italia. Sarà co- munque possibile seguire il flyby e os- servare le immagini scattate da Juice attraverso i social media dell'Esa. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 3/13
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for Astrophysics Una grotta sotto il mare della Tranquillità (1) Un gruppo di scienziati guidati dall'U- niversità di Trento ha fatto una sco- perta che segna un'importante svolta nella conoscenza del nostro satellite naturale, la Luna. Utilizzando i dati della missione Lunar Reconnaissance Or- biter (Lro) della Nasa, è stato infatti possibile dimostrare per la prima volta l'esistenza nel sottosuolo lunare di un tunnel lavico profondo circa 130-170 metri, lungo dai 30 agli 80 metri e largo circa 45 nel Mare della Tranquil- lità, un sito promettente per una futu- ra base lunare. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 4/13
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for Astrophysics Una grotta sotto il mare della Tranquillità (2) I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Nature Astronomy. Come si è formato? La superficie del nostro sa- tellite naturale è ricoperta da milioni di crateri, ma ospita anche centinaia di cavità. Alcune di esse sono grosse buche che si pensa siano state prodotte dal crollo del tetto di tubi di lava lunari, ovvero condotti cavi che si i- potizza si siano formati miliardi di anni fa, quando la Luna era ancora geo- logicamente attiva, in seguito a eru- zioni vulcaniche e allo scorrere dei flussi di lava. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 5/13
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for Astrophysics La pericolosità all'origine delle aurore (1) Un nuovo studio americano ha scoperto che gli shock interplanetari, ovvero la potente ondata di particelle e onde e- lettromagnetiche provenienti dal Sole che colpiscono frontalmente il campo magnetico terrestre generando aurore, possono causare anche correnti elettri- che più potenti a livello del suolo mi- nacciando oleodotti e cavi sottomarini. Tuttavia, in parte, si possono prevede- re. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 6/13
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for Astrophysics La pericolosità all'origine delle aurore (2) Per studiarli, è stato fatto un con- fronto tra il database di shock inter- planetari con le letture delle correnti geomagnetiche indotte da un gasdotto di Mantsala, in Finlandia. Per calcolare le proprietà di questi shock, come l'angolo e la velocità, hanno utilizza- to i dati del campo magnetico interpla- netario e del vento solare. Gli shock sono stati suddivisi in tre gruppi: fortemente inclinati, moderatamente in- clinati e quasi frontali. Su Frontiers in Astronomy and Space Sciences è pos- sibile leggere tutti i dettagli. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 7/13
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for Astrophysics Così la Terra ha ottenuto la sua acqua (1) La Terra potrebbe essere diventata il pianeta blu che conosciamo grazie a piccoli corpi rocciosi, i planetesimi, che si sono formati tardivamente nelle zone esterne del Sistema solare. "Que- sti piccoli corpi", dice Mario Trielof dell'Università di Heidelberg, fra gli autori della scoperta, "non solo hanno fornito i materiali da costruzione per i pianeti, ma sono anche la fonte del- l'acqua della Terra". edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 8/13
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for Astrophysics Così la Terra ha ottenuto la sua acqua (2) Secondo lo studio, pubblicato su Scien- tific Reports, nella prima fase di formazione del sistema Solare, durata meno di due milioni di anni, si sareb- bero formati i planetesimi più vicini al Sole che avrebbero perso subito l'acqua a causa della loro vicinanza. Nella seconda fase si sarebbero formati invece i planetesimi più lontani dalla nostra stella, e come tali non avrebbe- ro perso l'acqua. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 9/13
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for Astrophysics Così la Terra ha ottenuto la sua acqua (3) Cosi, la Terra ha poi inglobato questi piccoli pianeti ricchi di acqua o i lo- ro frammenti sotto forma di asteroidi o meteoriti durante il suo processo di crescita. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 10/13
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for Astrophysics Nel battito delle pulsar, tracce di materia oscura (1) Uno studio basato sui dati del progetto Parkes Pulsar Timing Array ha trovato indizi dell'esistenza di candidati og- getti di materia oscura. Secondo i ri- sultati della ricerca, condotta sui ri- tardi relativistici osservati in un in- sieme di 65 pulsar al millisecondo e presentata al Nam2024 da John LoSecco della University of Notre Dame, la mas- sa di uno di questi oggetti sarebbe pa- ri al 20 per cento di quella del Sole. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 11/13
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for Astrophysics Nel battito delle pulsar, tracce di materia oscura (2) Per rivelare la sfuggente materia oscu- ra il team ha sfruttato le pulsar, stelle di neutroni estremamente dense e in rapida rotazione. I risultati po- trebbero contribuire a comprendere me- glio la materia oscura e la sua distri- buzione nella nostra galassia. E ha an- che una non trascurabile ricaduta per quello che è lo scopo principale del Pulsar Timing Array, ovvero la ricerca di onde gravitazionali. La vera natura della materia oscura è un mistero. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 12/13
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for Astrophysics Nel battito delle pulsar, tracce di materia oscura (3) "Questa ricerca getta nuova luce sulla sua natura e sulla sua distribuzione nella Via Lattea, e potrebbe migliorare l'accuratezza dei dati di timing", spiega LoSecco. edu.inaf.it media.inaf.it Istituzioni 670 13/13

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