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Sul filo del telefono
A cura di Antonella Gasperoni
Nasceva a Firenze nel 1808. Da ragazzo
aveva lavorato al Teatro della Pergola,
tra fili, magneti e scenografie.
La sera ascoltava la musica vibrare
nell'aria e pensava che se il suono
riusciva a muovere un vetro, avrebbe
potuto viaggiare lungo il filo. Antonio
Meucci ebbe la folgorazione. Lasciò
l'Italia, andò a Cuba, non cercava la
gloria, ma solo la sopravvivenza.
A L'Avana inventò un sistema per far
parlare i tecnici del teatro tra loro,
senza gridare. Era quello il futuro.
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Sul filo del telefono
A cura di Antonella Gasperoni
Arrivò in America, in una piccola casa
con pochi soldi e una moglie malata.
Aveva anche tanti fili e magneti e una
buona dose di caparbietà. Un giorno
sentì per la prima volta una voce umana
attraverso un filo; era la voce di
Ester, sua moglie, che non poteva scen-
dere le scale.
Quel momento fu per lui incredibile,
però, non aveva soldi sufficienti per
un vero brevetto, solo per uno provvi-
sorio. Era il 1871.
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Sul filo del telefono
A cura di Antonella Gasperoni
La sfortuna non lo aveva abbandonato
quando un'esplosione su un battello, lo
ustionò e rimase infermo per mesi.
Ester, per pagare le cure, vendette
molti modelli di "telettrofono".
Quando tornò a lavorare, era ancor più
povero. Si rivolse a una compagnia te-
legrafica, la Western Union, affinché
custodisse il suo progetto. Lì ci lavo-
rava Bell, un giovane ingegnere scozze-
se. I suoi progetti sparirono e, qual-
che mese dopo, Bell presentò il "suo
telefono".
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Sul filo del telefono
A cura di Antonella Gasperoni
Iniziarono processi e umiliazioni per
Meucci che credevano un impostore. Morì
nel 1889, povero, sapendo di aver chia-
mato il futuro, ma senza risposta.
100 anni dopo, nel 2002, il Congresso
degli USA ha riconosciuto in Antonio
Meucci, il vero inventore del telefono.
Forse oggi, tra le onde invisibili,
corre ancora la sua voce.
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