Processo per la compravendita dei diritti tv


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Mediaset, le 3 possibili decisioni della Cassazione

Conferma sentenza Appello, annullamento senza o con rinvio cassazione_296

Conferma della sentenza della Corte d'Appello di Milano; annullamento secco e quindi assoluzione; e, infine, annullamento con rinvio ai giudici di secondo grado: è questo lo scenario che si apre per Silvio Berlusconi con il processo, cominciato in Cassazione, per le presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv. Scenario che non riguarda solo l'imputato ma anche la politica italiana perché, a seconda della decisione, potrebbe avere ripercussioni sulla tenuta del Governo guidato da Enrico Letta.

Nel primo caso se la Suprema Corte dovesse 'convalidare' la sentenza di secondo grado, il Cavaliere, accusato di frode fiscale, verrebbe condannato in via definitiva a quattro anni di carcere, tre dei quali coperti da indulto, e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Interdizione che però, per diventare effettiva, dovrà passare il vaglio del Parlamento: spetterà infatti alla Giunta per le immunità votare la decadenza di Berlusconi da senatore e quindi la sua incandidabilità per il prossimo quinquennio.

Se la Cassazione dovesse accogliere uno dei molti motivi di ricorso contro la condanna di secondo grado elaborati dalla difesa, il professor Franco Coppi e l'avvocato Niccolò Ghedini, la sentenza dello scorso 8 maggio verrebbe annullata: o senza rinvio e, quindi, l'ex premier sarebbe assolto definitivamente; o con un rinvio del procedimento ad altri giudici della corte d'appello di Milano. In quest'ultimo caso toccherà a loro affrontare gli specifici punti indicati nelle loro motivazioni dai colleghi del terzo grado e pronunciare una nuova sentenza di secondo grado, contro la quale è comunque ammesso un nuovo ricorso in Cassazione.

Le tappe del processo
Il processo Mediaset riguarda la compravendita di diritti televisivi effettuata dalle reti di Silvio Berlusconi. Secondo l'accusa, questi acquisti sarebbero serviti in realtà a creare fondi neri pari a 280 milioni di euro, senza pagare le tasse e commettendo frode nei confronti degli azionisti.

Il Cavaliere, inoltre, avrebbe continuato ad occuparsi direttamente di alcune società, tramite prestanome, anche dopo il suo ingresso in politica. Il processo Mediaset è iniziato nel 2003 ed è durato 10 anni, tra sospensioni, legittimi impedimenti, richieste di trasferimento del processo a Brescia e ritardi per le traduzioni dei documenti e richieste della difesa. Il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi e per altre 11 persone è arrivato nel 2006.

Per arrivare alla sentenza di primo grado ci sono voluti 6 anni di 'stop and go', tra le richieste di ricusazione avanzate dai legali e l'istanza di astensione presentata dal giudice. Ci sono anche stati slittamenti dovuti al lodo Alfano e al conseguente ricorso alla Consulta, alla richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, ai molti legittimi impedimenti chiesti da Silvio Berlusconi e ai cambi di capo d'imputazione.

Alla fine Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale (di cui 3 coperti da indulto) e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici oltre al pagamento in solido con altri imputati di 10 milioni di euro all'Agenzia delle Entrate.

Anche il processo d'appello, terminato l'8 maggio 2013, è stato caratterizzato dai legittimi impedimenti per la malattia di Berlusconi, ricoverato al san Raffaele per uveite bipolare, per la campagna elettorale, l'elezione del capo dello Stato e la nomina del governo. Alla fine il collegio presieduto da Alessandra Galli ha confermato la sentenza di primo grado.