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Tiro al bersaglio sulle larghe intese

Novembre a rischio per il governo Letta

di Rodolfo Ruocco

Novembre, mese di pieno autunno, sarà un mese a rischio per Enrico Letta. Molti banchi di nubi nere si addensano sulla navigazione del governo di grande coalizione formato da Pd, PdL e Scelta Civica.

Il primo colpo all’esecutivo di larghe intese è arrivato dall’elezione di Rosy Bindi, Pd, alla presidenza della commissione parlamentare antimafia. La maggioranza si è spaccata. La Bindi è passata con i voti dei democratici e di parte dell’opposizione, mentre il PdL non ha partecipato per protesta alle votazioni. Il partito di Silvio Berlusconi è furente: chiede le dimissioni dell’ex presidente del Pd e annuncia che diserterà le riunioni dell’Antimafia.

Il governo Letta fibrilla. I motivi sono tanti. Dal primo agosto, il giorno della condanna in Cassazione di Berlusconi per frode fiscale, i “falchi” del PdL hanno tentato la “spallata” e sono arrivati in più occasioni ad un passo dalla crisi di governo. Verso la fine di novembre l’assemblea del Senato potrebbe votare sulla decadenza del Cavaliere da parlamentare e potrebbe arrivare l’ora “X” per il governo. Daniela Santanchè, tra i leader dei “falchi” del PdL, critica Giorgio Napolitano e annuncia tempesta: nel caso della decadenza di Berlusconi «mi chiedo come i nostri ministri» farebbero a non dimettersi. Ma le “colombe”, trincerate attorno ad Angelino Alfano, il segretario del PdL, fanno di tutto per blindare l’esecutivo di grande coalizione. Il ministro delle Riforme istituzionali Gaetano Quagliariello, in prima fila tra le "colombe", avverte: «Se ci sarà una minaccia per il governo nascerà un altro gruppo» parlamentare. Per il possibile gruppo parlamentare autonomo a Palazzo Madama, sembra che siano disponibili 24 senatori del PdL, un numero sufficiente per garantire la vita al ministero Letta, anche dopo un eventuale strappo dei “lealisti” del partito.

Un’altra “mina” sul cammino dell’esecutivo è la legge di Stabilità economica 2014 all’esame del Senato. Dovrebbe essere approvata da Palazzo Madama a novembre, ma le critiche sono tante. Per motivi diversi è sottoposta ad una pioggia di bordate da parte di tutti: il PdL, le opposizioni, la Confindustria, i sindacati. Ma anche il Pd chiede modifiche. Tutti, con ragionamenti diversi, chiedono a Letta “più coraggio” per agganciare la ripresa economica e far ripartire l’occupazione. Il rebus sono le coperture finanziarie degli interventi. La riduzione delle tasse sul lavoro per creare occupazione e ridare competitività alle imprese è una “priorità” del presidente del Consiglio, ma i fondi sono ridotti perché c’è da rispettare i vincoli dell’Unione europea sul deficit e il debito pubblico italiano.

Nel frattempo i partiti della maggioranza di larghe intese rischiano di andare in tilt. Ha questo problema non solo il PdL. Mario Monti si è dimesso da presidente di Scelta Civica e ha lasciato la stessa formazione centrista da lui fondata appena a gennaio. Scelta Civica adesso rischia di frammentarsi e di veleggiare una parte verso il centrodestra e una verso il centrosinistra. Anche il Pd viaggia in acque agitate. Le tensioni congressuali sono fortissime. Matteo Renzi dovrebbe battere senza grandi problemi Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Gianni Pittella, i suoi tre concorrenti alla segreteria del Pd. Renzi, il giovane “rottamatore” del partito, è dato come grande vincitore delle elezioni primarie di dicembre. Il sindaco di Firenze, leale con “l’amico Letta”, non ha risparmiato critiche al governo di larghe intese e non ha fatto mistero di puntare in prospettiva a Palazzo Chigi.

Letta vuole realizzare le riforme economiche ed istituzionali ed arrivare fino al 2015, dopo aver superato il semestre italiano alla guida della Ue già stabilito dal prossimo luglio. È cosciente dei problemi. Il 2 ottobre ha superato lo scoglio della crisi della maggioranza, provocata da Berlusconi con le dimissioni dei ministri del PdL. Alla fine, però, anche il Cavaliere a sorpresa ha votato al Senato la fiducia bis all’esecutivo. Il presidente del Consiglio ha annunciato che è pronto a dire dei no, altrimenti «si mettono tutti a bordo e non si decide niente». In molti hanno come bersaglio il governo di larghe intese, un esecutivo di “necessità” per Letta e il presidente della Repubblica Napolitano. L’esecutivo di grande coalizione è un cocktail difficile. Humphrey Bogart dice nei ‘Bassifondi di San Francisco’: «Mischiare bene e agitare prima dell’uso». Nel film il grande attore americano interpreta il ruolo dell’avvocato Morton, impegnato nella difesa di Nick Romano, un ragazzo italo-americano accusato ingiustamente di omicidio.