Il punto


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Missione logoramento del governo

Lotta falchi-colombe del PdL

di Rodolfo Ruocco


La fiducia bis della Camera al governo Letta non è bastata. La strada sulla quale cammina il presidente del Consiglio si è fatta sempre più ripida e stretta, a tratti perfino franosa. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non promettono nulla di buono per il futuro.

Renato Brunetta, capogruppo del PdL alla Camera, innesca continuamente delle pericolose micce a bombe che, per ora non sono esplose. Ha tuonato: il decreto sulla pubblica amministrazione «per me può anche decadere». E poi ha minacciato: o Rosy Bindi si dimette da presidente della commissione parlamentare antimafia «o sarà guerriglia su tutto». L'altro giorno al Senato l'esecutivo di larghe intese ha rischiato di cadere sulle riforme istituzionali, perché una parte dei "falchi" non ha votato a favore del disegno di legge costituzionale. Berlusconi, pressato dai guai giudiziari, prepara la rinascita di Forza Italia in versione movimentista e critica verso il governo, il Pd e il centrosinistra.

La sottosegretaria allo Sviluppo economico Simona Vicari ha annunciato ad Agorà (Rai Tre): «C’è un patto tra Grillo, quella parte del PdL chiamati falchi e Renzi per andare a votare a marzo». Ha insistito: «Il patto c’è, tra loro si parlano, solo che non fanno bene i conti: non considerano che Napolitano si dimetterà e non scioglierà le Camere».

A novembre il governo di grande coalizione, inviso a molti del Pd e del PdL, rischia di ballare. Il disegno di legge di Stabilità economica, all’esame del Senato, è contestato anche da molti settori del centrosinistra e del centrodestra, oltre che dalle opposizioni. Le risorse finanziarie a disposizione di Letta, impegnato a rispettare i vincoli europei sui conti pubblici italiani, sono ridotte e l’esecutivo potrebbe “inciampare” e cadere.

La crisi potrebbe arrivare anche come conseguenza dei guai giudiziari di Silvio Berlusconi. Palazzo Madama dovrebbe votare entro novembre sulla decadenza da senatore del presidente del PdL, condannato in Cassazione per frode fiscale. Sulle spalle del Cavaliere rischiano di piovere anche altre condanne in primo grado, in processi nei quali è imputato per vari reati. Berlusconi si sente “perseguitato” da alcuni settori della magistratura che vorrebbero eliminarlo politicamente. Più volte ha annunciato: «Io non mollo!».

L’altra incognita per Letta è il congresso del Pd. Le tensioni sono fortissime. Il segretario in pectore è Matteo Renzi, candidato a succedere a Guglielmo Epifani. Il giovane “rottamatore” se la deve vedere nelle elezioni primarie con Gianni Cuperlo, Pippo Civati e Gianni Pittella, e la sua candidatura sembra andare incontro ad un grande successo. Renzi ha proclamato: alle elezioni politiche il centrodestra «lo asfalto!». Molti democratici, anche di estrazione ex comunista e non di matrice ex democristiana come il sindaco di Firenze, gli credono: pensano che sia l’unica carta vincente per battere Beppe Grillo e Berlusconi. E così si preparano a votare per “l’asfaltatore” nelle elezioni primarie dell’8 dicembre. Tuttavia anche Renzi, che non fa mistero di ambire a Palazzo Chigi, rischia di destabilizzare il governo. In più occasioni ha criticato il ministero di larghe intese, considerandolo “una ammucchiata”.

Letta è “determinatissimo” ad andare avanti assicurando «la stabilità politica». Ha confermato di voler realizzare una legge di Stabilità capace di sostenere la ripresa economica e dell’occupazione, rispettando gli impegni europei. Invita a respingere i populismi anti euro e anti Europa: «Alle elezioni europee dell’anno prossimo credo che sia molto importante che la maggioranza che sostiene in il governo arrivi su una piattaforma europeista». E vuole arrivare fino al 2015, ma «senza galleggiare». Può contare sul pieno sostegno del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, deciso difensore del “governo di emergenza” presieduto da Letta. Sulla necessità di difendere l’esecutivo la pensano in modo analogo anche le “colombe” del PdL. L’ala governativa del centrodestra, in caso di rottura con i “falchi”, potrebbe garantire la maggioranza all’esecutivo, perché porterebbe in dote 24 senatori a Palazzo Madama (alla Camera il centrosinistra ha una maggioranza autonoma).

Si è aperta una fase di forte turbolenza politica. Tutto è appeso a un filo. Si soppesano i rapporti di forza. Gaio Mario, il vincitore del re Giugurta in Africa, il salvatore di Roma dall’invasione dei Cimbri e dei Teutoni, sette volte console, consigliò al re del Ponto Mitridate: «Cerca di essere più forte dei romani oppure obbedisci in silenzio ai loro ordini».