Economia


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Censis, la solidità delle imprese ci difende dal crac

Imprenditori italiani sempre più “globali”

A difenderci dal crac anche la particolare struttura del nostro sistema imprenditoriale. In Italia quasi il 21% del valore aggiunto prodotto deriva dal settore manifatturiero, più del Regno Unito e della Francia, mentre il 27,6% dal sistema finanziario, meno di altri Paesi europei. Nei primi sette mesi dell’anno hanno continuato a crescere le esportazioni: +31% i prodotti petroliferi raffinati, +11% quelli alimentari, +5,5% la meccanica. La dotazione di liquidità (biglietti, depositi e titoli di Stato) è di 252 miliardi di euro, uno in più del 2007. L’indebitamento delle imprese resta al 75% del Pil, molto più basso che in Francia e nel Regno Unito, deve è più del 100%.


Le imprese giocano sempre di più a livello globale. Si accentua la direzione orientale e mediterranea delle esportazioni, che vanno al di là del made in Italy. Nel periodo 2005-2007 il valore esportato dal made in Italy verso i Paesi Ue è cresciuto dell’8,4%. Spiccano i dati relativi ai Paesi di recente adesione, come la Polonia (+41,1%) e la Repubblica Ceca (+19,4%) e poi India (+61,6%), Egitto (+60,1%), Russia (+48,2%), Cina (+27,5%), Brasile (+25,9%). L’export dell’intero manifatturiero mostra livelli di crescita in valore anche superiori a quelli del made in Italy (+15,4% contro +12,2% a livello mondiale). Immigrati protagonisti dell’innovazione Il fattore di innovazione sociale più forte secondo il Censis è dovuto alla presenza degli immigrati, che assumono ruoli e comportamenti sempre più simili a quelli degli italiani. Vent’anni fa i residenti stranieri erano lo 0,8% della popolazione, nel ’98 un milione, oggi sono ben 3,4 milioni. Ci avviciniamo al 6% della popolazione ma a Milano siamo a più del 13%. Sono un milione 367mila le famiglie con capofamiglia straniero, sono sempre più numerosi i loro figli, l’11,4% del totale delle nascite, la fecondità delle loro donne (2,50 figli) è doppia di quella delle italiane. Nel 2007 le imprese gestite da immigrati sono arrivate a 225.408, l’8% in più rispetto all’anno prima.

Nord e Sud ancora lontani: Italia a due velocità
Due Italie sempre più lontane, a causa delle marcate differenze tra Nord e Sud, sono la causa maggiore della vulnerabilità del sistema. L’Italia del Centro-Nord ha un Pil pro-capite (29.445 euro) più elevato di Regno Unito, Francia e Germania. La nazione Italia, invece, ha il valore più basso per lo scarso apporto meridionale, dove il Pil pro-capite scende a 17.046 euro. Nell’export di beni, sempre pro-capite, siamo già secondi solo alla Germania ma l’Italia del Centro-Nord supererebbe la media dell’Europa a 27, con 7.835 euro per abitante. Al Sud i diplomati sono il 44,3% della popolazione, 39 punti in meno rispetto alla Germania e 23 in meno rispetto alla Francia.

Cresce la sfiducia di trovare un lavoro
Si conferma l’aumento degli impieghi atipici, che oggi si attestano all’11,9% dell’intera occupazione. Ma è sempre il lavoro a tempo indeterminato a essere considerato la migliore garanzia (per il 42,5% degli italiani) e quello che dà più soddisfazione (66,1%). La percentuale dei “soddisfatti” crolla al 12,9% per i lavori a tempo determinato. Dal 2004 al 2007 le persone che non cercano lavoro perché temono di non trovarlo sono aumentate del 22,8%. Coloro che non hanno un lavoro e sono disponibili a lavorare sono diminuiti del 23,5%. Cresce insomma una sorta di scoraggiamento verso la possibilità di trovare lavoro che coinvolge 1 milione 400mila persone.