Le iniziative di Save the Children in Italia


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Accesso vietato alle cure, così i bambini muoiono

Valerio Neri: 'Il mondo non si volti dall’altra parte'

di Bianca Biancastri

Un miliardo di persone non ha mai visto un operatore sanitario nel corso della sua vita e 350 milioni di bambini non verranno mai visitati. Operatori sanitari di comunità, dottori, infermieri e ostetriche, sono figure indispensabili alla vita di milioni di piccoli. Nel rapporto “Accesso vietato. Perché la grave carenza di operatori sanitari ostacola il diritto alla salute dei bambini”, Save the Children spiega che ne mancano 3 milioni e mezzo e chiede un’azione concreta e immediata. Si tratta di una priorità per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che riguardano la mortalità materno-infantile. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite del prossimo settembre rappresenterà un’occasione unica per intervenire sulle cause immediate del mancato accesso alle cure da parte dei bambini che continuano a morire per malattie curabili e prevenibili.

“Non lasciamolo andare. Basta un respiro per salvare un bambino”. Questo lo slogan della campagna “Every One” rilanciata da Save the Children. Il palloncino rosso, simbolo dell’iniziativa, attraverserà l’Italia fino al 6 novembre, per chiedere sostegno attraverso un sms.

“Noi crediamo che sia possibile salvare i 22mila bambini che muoiono ogni giorno nel mondo”. A Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, chiediamo come questo obiettivo possa essere raggiunto. “Bisogna aumentare assolutamente il numero degli operatori sanitari di comunità. Ogni villaggio dovrebbe averne uno. Con questo non intendiamo un medico, un chirurgo specializzato, intendiamo un ostetrico, un infermiere, la levatrice dei nostri tempi, dell’Italia del primo dopo-guerra, persone che comunque portino un minimo di cultura dell’igiene e della medicina di base anche tra le popolazioni più remote. Noi di Save the Children solo l’anno scorso, con l’aiuto della gente, siamo riusciti a formare 85mila operatori sanitari. Ora se tutti i Paesi, i governi, le grandi aziende, facessero di più, riusciremmo più facilmente ad aumentare questo numero, a preparare più persone, e questo aiuterebbe fortemente il progresso contro la mortalità infantile”.

I Paesi a maggior rischio mortalità infantile si trovano nell’Africa sub-sahariana e nel Sud-Est Asiatico, come arrivare così lontano e salvare i bambini, ci vorrebbero tante risorse…..

“Ci vogliono risorse…però è possibile. Noi già arriviamo in quasi tutti i villaggi con persone del luogo, con persone che parlano la lingua locale, che appartengono a quella cultura. Se individuiamo le persone giuste e facciamo loro un training, in fondo diamo loro anche un posto di lavoro. Poi siamo noi, con i governi locali, che paghiamo il loro stipendio, molto ridotto rispetto a quelli occidentali ma comunque uno stipendio adeguato al Paese in cui si opera. Creiamo posti di lavoro di tipo sanitario e così anche nei Paesi più lontani si riesce a raggiungere dei risultati. L’unica cosa che ferma questo nostro sforzo è la guerra. Con la guerra tutto diventa impossibile. Tuttavia anche dove c’è la guerra,come per esempio in Somalia, se le bande in un determinato momento non si combattono, allora riusciamo a lavorare lo stesso”.

Nell’attuale crisi economica, come spingere i Paesi già in difficoltà a cooperare contro la mortalità infantile?

“Qui voglio dire che il mondo ha investito grosse risorse per salvare le banche e non trova i soldi per non far morire i bambini? Questo è uno scandalo che ci dobbiamo dire. In realtà le risorse ci sarebbero, il vero problema è che manca la volontà per destinarle a questi temi. Però oltre al pubblico c’è anche il privato. E il privato può fare molto. Possono fare molto le aziende, può fare molto ciascuno di noi, costringendo il pubblico a muoversi ma anche contribuendo di tasca propria. L’anno scorso solo con gli sms dei cittadini noi abbiamo raggiunto risultati incredibili. Ricordiamo che per formare un operatore sanitario noi spendiamo 100 euro, non un milione di euro. Quindi basta veramente poco. Se ciascuno di noi contribuisse con sms di 2 euro, se tutti gli italiani lo facessero, riusciremmo a salvare vite. Che cosa sono 2 euro per noi? Il costo di un cappuccino e un cornetto”.

Save the Children è ottimista sul raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che riguardano la riduzione della mortalità materno-infantile?

“Ottimista è una parola pericolosa. Noi siamo determinatissimi. Riusciremo a raggiungere gli Obiettivi ma purtroppo non nel 2015. Ci sono progressi, li raggiungeremo nel 2018, nel 2019. Raggiungiamoli più in fretta possibile perché il ritardo significa uccidere dei bambini. Questo è un punto che il mondo deve tener presente. Più ritarda, più uccide dei bambini. Perché quanto tu vedi un bambino morire di niente e non fai nulla, concorri alla sua morte. Non puoi voltarti dall’altra parte. Quindi chiediamo l’aiuto di tutti”.