Le aziende italiane stabilmente impiantate in America Latina sono appena 2.000, ma la presenza del Belpaese è garantita da un flusso di esportazioni in costante aumento. In alcuni Paesi, che si sono forgiati sotto la spinta dell’immigrazione, il tessuto produttivo somiglia in modo impressionante a quello italiano. Un esempio per tutti, il Brasile, dove il 75% del Pil è prodotto da piccole e medie imprese (in Italia la cifra è intorno al 90%).
“I 30 milioni di immigrati veneti, toscani, calabresi hanno avuto un’impronta evidente nell’architettura del Paese”, osserva Aloizio Mercadante, ministro brasiliano di Scienza e tecnologia. “La chiave del successo italo-brasiliano sta nella complementarietà, ed è la strada che vogliamo continuare a percorrere, anche in vista delle grandi vetrine internazionali rappresentate dai Mondiali 2014 e delle Olimpiadi 2016”. “Oggi il rischio sovrano colpisce Paesi nell’area Euro e America Latina e Asia sostengono la crescita economica mondiale, ma non potranno continuare a farlo molto a lungo. I nostri dati macroeconomici sono molto positivi: 40 milioni di persone sono uscite dalla povertà e il mercato interno in espansione offre buone prospettive alle imprese locali, ma non possiamo restare un’isola felice. il Brasile è impegnato nella ricerca di trasparenza e responsabilità dei mercati finanziari, per evitare future crisi e risolvere quella in corso”, conclude Mercadante.
Per Hector Timerman, ministro degli Esteri argentino, “l’America Latina attraversa il periodo di integrazione più intenso della sua storia, e ciò accade in un momento di crisi gravissima. Ma resto convinto che da questo quadro nasceranno nuove sinergie e nuovi vincoli economici con l’Italia e con l’Europa. La tutela del lavoro e dello sviluppo resta una delle prerogative dello Stato. Sarà importante rafforzare i nostri distretti industriali, incentivare joint ventures tra aziende italiane e latinoamericane, per favorire l’export verso mercati terzi; individuare prodotti a marchio ‘doc’ dei Paesi latinoamericani da esportare in Europa. Resta assodato che la governance mondiale dell’economia deve mettere un freno a speculazioni e paradisi fiscali.”. “La scommessa dell’integrazione regionale, aggiunge Timerman, ha uno dei suoi pilastri nella nascita de Forum di cooperazione politica Unasur, grazie al quale l’America Latina, nel suo complesso, occupa nel mondo un ruolo che ogni singolo Paese non avrebbe mai raggiunto. Il messaggio latinoamericano al mondo è chiaro: solo la politica condivisa è motore di crescita, l’individualismo non è mai una risposta. Le spinte secessioniste in Bolivia (2008) e il mancato golpe in Ecuador (2010) hanno visto una risposta rapida e univoca dell’Unasur.
(R. F.)