di Mariaceleste de Martino
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Dal 1901, quando fu assegnato il primo Nobel, solo 12 donne avevano ottenuto il prestigioso premio. Tre donne si dividono il Nobel per la pace 2011, che consiste in circa un milione di euro, una medaglia e il diploma. Le vincitrici sono due liberiane e una yemenita: il presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf e la sua connazionale Leymah Gbowee, assieme all’attivista yemenita Tawakkul Karman “per la loro battaglia non violenta per la sicurezza delle donne e per i diritti delle donne a partecipare alla costruzione della pace”.
Il premio rappresenta, secondo le intenzioni del comitato per il Nobel, a Oslo in Norvegia, un riconoscimento del rafforzamento del ruolo delle donne, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Sirleaf è la prima presidente donna di uno Stato africano, Gbowee è un'attivista pacifista, Karman si occupa di diritti delle donne e democrazia nello Yemen, Paese negli ultimi mesi in preda a gravi conflitti sociali e politici. Ellen Johnson Sirleaf compirà 73 anni il 29 ottobre prossimo. Presidente della Liberia dal 2005, è la prima donna nera nel mondo a essere a capo di uno Stato e anche la prima donna eletta come leader in Africa. Spesso viene chiamata con l'appellativo di “Signora di ferro”. È nata a Monrovia, capitale della Liberia, e si è diplomata al College of West Africa, ma poi andò a studiare negli Stati Uniti per specializzarsi in Economia alla Madison Business College nel Wisconsin nel 1964, prese un altro diploma in economia all’Università del Colorado nel 1970 e un anno dopo conseguì un Master in pubblica amministrazione all’Università di Harvard. Tre dei suoi nonni erano indigeni liberiani, il quarto tedesco che sposò una donna del mercato rurale e fu costretto a lasciare il Paese quando la Liberia, per lealtà verso gli Stati Uniti, dichiarò guerra alla Germania nel 1917.
Leymah Roberta Gbowee è un’attivista che si batte per la pace. Grazie al suo movimento pacifista femminile si arrivò alle fine della Seconda Guerra Civile in Liberia nel 2003, e due anni dopo all’elezione di Johnson Sirleaf. Le donne pacifiste cominciarono a pregare e a cantare al mercato del pesce, cristiane e musulmane insieme. Migliaia di loro, indossando magliette bianche come simbolo della pace, formarono una forza politica anti-governativa contro la violenza. E hanno avuto successo anche con altri governi africani con delle petizioni per la pace. Leymah è stata sempre circondata dalla guerra, e a un certo punto si rese conto che “se si dovevano fare dei cambiamenti nella società dovevano essere fatti dalle madri”. Lei ha sei figli.
Tawakkul Karman è un’attivista pacifista anti-governativa dello Yemen, e presidente delle Donne giornaliste yemenite senza catene e ha avuto un ruolo determinante nella battaglia per i diritti delle donne, per la democrazia e la pace nel suo Paese. “Guardate all'Egitto, vinceremo”. Con questo slogan ha guidato la protesta nello Yemen. I modelli di riferimento della Karman, le cui foto compaiono sulla sua pagina Facebook, sono Martin Luther King, Mahatma Gandhi e Nelson Mandela. Madre di tre figli, 32enne, ha vissuto tutta la sua vita senza conoscere altro presidente che Ali Abdullah Saleh. È impegnata a modificare il modo in cui la donna è percepita nella sua società conservatrice, incoraggiando la nuova generazione di yemeniti che chiedono le dimissioni di Saleh. “Dopo l'Egitto, tutti i dittatori della regione cadranno, e il primo sarà Saleh”, diceva Karman quando nel suo paese è esplosa la rivolta”.
“Dedico questo premio Nobel ai giovani della ‘Primavera araba’, e in particolare ai giovani rivoluzionari dello Yemen”, ha detto alla Tv Al Jazira, spiegando che la sua battaglia “è in favore della democrazia nello Yemen e altrove. Tutto il mondo può ascoltare la voce dei giovani yemeniti che chiedono dignità e giustizia sociale. La protesta pacifica è l’unica via per combattere la dittatura ed è quello che vogliamo fare”.
“Non ci può essere democrazia e pace duratura nel mondo senza che le donne abbiano le stesse opportunità e influenza degli uomini nello sviluppo della società a ogni livello”. Così si è espresso il Comitato dei Nobel. “Sono molto soddisfatto per la scelta”, ha affermato Thorbjorn Jagland, che oltre a ricoprire l'incarico di segretario generale del Consiglio d'Europa ricopre anche quello di presidente del comitato norvegese che ogni anno assegna il Nobel per la pace. Jagland ha sottolineato che è molto fiero di aver consegnato il premio quest'anno alle tre donne. E ha fatto notare che la decisione di consegnare nel 2009 il Nobel per la pace a Barack Obama è stata criticata da chi non ha compreso che l'operato del presidente degli Stati Uniti era stato fondamentale nel garantire il controllo delle armi nucleari e questo, ha detto, “è stato un vero e concreto contributo per la pace”.