Indignados negli Usa


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‘Equità e non socialismo’

Intervista con Frank Guarini, giurista e analista economico

di Mariaceleste de Martino
mceleste.demartino@rai.it

Nati il 15 maggio scorso a Madrid. Gli “indignados”, detto alla spagnola con la ‘g’ dura, dura come la loro lotta contro Wall Street e l’America di Obama. Nella città di New York centinaia gli arrestati perché la folla ha sconfinato dai percorsi stabiliti della marcia autorizzata, in nome della libertà di espressione, e non per vandalismo, teppismo e violenza.

Slogan del movimento: “Non siamo marionette nelle mani di politica e banchieri”. Ispirate alle proteste nel Nord Africa e nel Medio Oriente, decine quelle che hanno scosso il mondo intero, da Tokyo a Sydney, da Hong Kong a Seul, dalla Cina agli Stati Uniti. Paesi diversi tra loro, ma con lo stesso enorme problema da affrontare: crisi economico-finanziaria.

Ad aiutarci a capire cosa sta succedendo negli Stati Uniti e a chi è da attribuire la colpa, Frank Guarini, ex parlamentare Usa dal 1978 al 1993, veterano democratico, eletto nello Stato del New Jersey e al Congresso per ben sette mandati. Giurista e analista economico-finanziario, ha lavorato alle Commissioni Commercio, Bilancio e Previdenza sociale. Viene spesso in Italia, conosce bene il nostro Paese ed è presidente della National Italian American Foundation.

“E’ una questione di equità e non di ‘socialismo’. La vera ingiustizia del sistema fiscale americano è che i lobbisti super pagati di Washington riescono a ottenere sgravi fiscali per ogni tipo di business”, spiega Guarini. “Invece che aumentare le tasse bisognerebbe eliminare tutti gli sgravi fiscali, questi enormi regali alle grandi corporation”.

“Le persone che manifestano sono frustrate e deluse – continua- Il tasso di disoccupazione ora è alto. La gente è stata sempre abituata a vivere in un Paese con una buona economia, mentre adesso si sente esclusa dal sistema. Ma ad unirsi alle manifestazioni ci sono anche persone che vogliono protestare per motivi politici e anche per il dislivello andatosi a creare nelle classi sociali, con i ricchi contro i poveri, dei miliardari contro i disoccupati e vice versa. La situazione è critica negli Stati Uniti perché viene alimentata dalla politica di Washington, con l’obiettivo di far pagare più tasse ai più ricchi, che i repubblicani considerano cittadini che creano posti di lavoro. Quindi pareggiare il bilancio prendendo soldi dai privati per darli alle persone in difficoltà, o tenerli nel privato per creare più posti di lavoro? E’ questo che sta movimentando l’enorme problema politico in vista delle prossime elezioni, che divide il Paese e divide Repubblicani e Democratici, e sembra che non abbiano alcuna voglia di risolvere il problema”.

Ho sentito dire a un Congressman repubblicano che avrebbe preferito vedere la sua nazione in fiamme piuttosto che avere Obama
“Non esageriamo. Ci sono tanti bravi democratici e bravi repubblicani, dice Guarini. Penso che Obama, come un comandante della nave, abbia il dovere di far andare d’accordo tutti e farli arrivare a un punto d’incontro. Questa è la sua responsabilità. Anche Clinton ebbe lo stesso problema, però lui riuscì a farli incontrare e accontentare entrambi le parti. Obama deve far capire che non si può ottenere tutto e che si deve rinunciare a qualcosa per poter raggiungere un compromesso. Questa è la soluzione in una democrazia”.

“Non ho ma visto tanta rabbia in questo Paese. E’ la prima volta - continua Guarini. E da democratico devo criticare la strategia di Obama, entrato già in campagna elettorale”.

In Italia, i democratici americani vengono spesso associati alla sinistra democratica. Forse ha fatto un balzo sulla poltrona. La voce di Frank Guarini al telefono sferra subito un colpo spiegando che l’America non è assolutamente e non sarà mai un Paese ‘socialista’. “E’ come paragonare le mele con le arance, dice. Abbiamo la parola “democratico” in comune, e basta. Gli Stati Uniti sono Paese di opportunità, tutti possono diventare miliardari qui, e lavorano duramente per riuscirci e tanti di coloro che hanno fatto i soldi non hanno neanche una laurea. Mi rendo conto che è difficile per una persona povera capire e accettare che vi siano persone molto ricche, ma questo si chiama ‘capitalismo’. Ed è quello che ha reso gli Stati Uniti una super potenza economica e militare in tutto il mondo. Certo, ci sono anche persone che non hanno voglia di lavorare. Ma per salvare sia l’economia sia mantenere un tenore alto di vita, penso che i ricchi debbano cedere e fare tutto il possibile per assicurarsi di poter mantenere tutto quello che possiedono”.

Paragonare gli ‘indignados’ Usa a quelli europei o a quelli italiani non è appropriato. In Italia lo stipendio medio è di 1.000 euro e un deputato guadagna intorno ai 15mila euro al mese. E questo è spesso oggetto di contestazione. Mentre, negli Stati Uniti, i parlamentari sono 435, più sei membri non votanti, che “guadagnano circa 180mila dollari Usa all’anno lordi”, ci dice Frank Guarini, in una nazione di 50 Stati e di circa 300 milioni di abitanti. “I Congressman sono stati criticati per aver diritto alla’assistenza sanitaria, e ricevono una pensione decente se raggiungono abbastanza anzianità di servizio”.

Equità, giustizia e non socialismo
“Gli americani vogliono essere trattati con maggiore equità. La gente è indignata quando sente, per esempio, che molte aziende falliscono e riescono a ottenere dei bonus altissimi, e quello che vogliono è essere trattati bene e equamente come tutti”.

La luce alla fine del tunnel negli Usa ci sarà? E’ ottimista?
“Sì, sono ottimista, Obama è un leader e può farcela a far andare d’accordo le diverse etnie e classi sociali, e unificare il nostro Paese che è spaccato, quanto lo è il sistema. Non è un fatto di essere democratico o repubblicano, ma è di fare le cose giuste per la nazione e di essere un buon americano”.