Gli Stati Uniti hanno varato il piano di salvataggio per l’industria automobilistica americana. Gm, Ford e Chrysler dovranno, però, affrontare una grossa ristrutturazione. Ci riusciranno, che tipo di misure dovranno adottare?
“I licenziamenti non bastano. Le grandi case automobilistiche americane dovranno pensare a nuovi modelli da lanciare e soprattutto dovranno guardare a fusioni e alleanze internazionali. Dovranno rimettersi in discussione, consapevoli di una grande responsabilità, quella cioè di una ristrutturazione che ha alla base denaro pubblico”.
A questo punto tocca all’Europa?
“Sì. Anche se, a differenza degli Stati Uniti, mi sembra impossibile una misura unica a livello comunitario. Ci sono situazioni diverse all’interno dei singoli Paesi europei. Quello che avremo è un allentamento dei vincoli imposti agli aiuti di Stato: a quel punto i governi potranno varare gli interventi che rintegono più indicati. Potranno intervenire ponendosi più obiettivi, ad esempio legare gli incentivi alla riduzione dell’inquinamento e del consumo di carburante”.
Secondo l’amministratore di Fiat, Marchionne, alla fine sul mercato globale resteranno solo 6 produttori . E’ una previsione troppo negativa?
“E’ sicuramente da prendere sul serio. E’ un parere autorevole, molto grandi produttori non sono più in grado di stare sul mercato da soli”.
Nonostante la crisi il comparto del lusso incrementa i suoi utili. Come è possibile?
“Dipende dalla distribuzione del reddito. La crisi, infatti, non colpisce tutti allo stesso modo. In questa fase soffrono soprattutto i ceti più deboli, che non si possono difendere, mentre su quelli alti le conseguenze sono limitate. E’ quindi difficile che il comparto del lusso subisca dei crolli”.