Un luogo dove la Storia incontra il Futuro. Un viaggio alla scoperta del nostro patrimonio culturale e archeologico reso quasi tangibile dall'utilizzo delle più moderne tecnologie. E' il MAV di Ercolano con i suoi nuovi spazi espositivi e le nuove installazioni multimediali con avveniristici strumenti di proiezione e divulgazione scientifica dopo un radicale restyling. Unica nel suo genere, l'installazione dedicata all’eruzione del Vesuvio, che sarà accessibile al pubblico dal 17 novembre, si avvale di un innovativo sistema di visualizzazione. Definito tecnicamente 3D immersivo (i3D), è reso attraverso un sofisticato impianto di multiproiezione stereoscopico su 26 metri di nastro in fibra argentata ubicato in uno spazio a pianta circolare.
Nel cuore della città vesuviana, a pochi metri dall’area archeologica che custodisce i resti tangibili dello splendore della romana Herculaneum, e in prossimità di grandi attrattori culturali, come il famoso mercato di Resina (o Pugliano), il Parco Nazionale del Vesuvio e il Miglio d’Oro delle Ville Vesuviane, il MAV arricchisce il suo viaggio alla scoperta della Storia presentando inedite ricostruzioni in 3D che documentano la tragica eruzione del Vesuvio del 79 d.C, ma anche la vita nelle antiche Terme e nell'imponente Teatro di Ercolano.
Segmenti di grande importanza per la conoscenza delle nostre origini, si vanno in tal modo ad aggiungere alle precedenti ricostruzioni del MAV dedicate, ad esempio, alla documentazione della maestosità del foro di Pompei o al mistero della Villa dei Papiri, nonché all’utilizzo della tristemente nota Schola Armaturarum, crollata a Pompei nel 2009 e qui ricostruita in computer grafica tridimensionale.
La struttura polifunzionale, di 5.000 metri quadrati su tre livelli, accoglie più di settanta installazioni multimediali, tra ricostruzioni scenografiche, interfacce visuali ed ologrammi , che restituiscono vita e splendore alle principali aree archeologiche della regione, oltre ad incorporare una mediateca, un auditorium per proiezioni cinematografiche e visioni in 3D, una galleria espositiva, e vari spazi per l’intrattenimento e l’approfondimento.
Il MAV 2.0
Il passato visto con gli occhi del futuro
A poco più di 3 anni dall'inaugurazione, il Mav diventa 2.0. In coerenza con la sua natura di museo digitale e multimediale, una nuova versione del Museo è lanciata nel novembre 2011. MAV 2.0 significa tre nuove installazioni:
L'eruzione del Vesuvio: la più spettacolare delle installazioni del Mav.
Mediante l'uso del concetto di teatro virtuale: una struttura circolare avvolge lo spettatore ponendolo al centro della sala. All'interno si assiste a una ricostruzione in 3d stereoscopico sull'eruzione del Vesuvio rappresentata così come raccontata da Plinio il Giovane, il tutto contornato da effetti sensoriali, tremori, lampi e luci. E' il primo allestimento di questo tipo realizzato in Italia, basato su un innovativo sistema con visualizzazione i3D/MultiD che consente una multiproiezione stereoscopica. Contrariamente a quanto avviene nei cinema 3D, qui la scena non è limitata a uno schermo frontale ma si sviluppa tutto intorno su enorme "nastro" in fibra argentata di 26 metri di lunghezza.Il teatro antico di Ercolano: quello che non riesce a fare lo scavo, lo realizza la computer grafica. Il teatro di Ercolano, ancora sommerso, viene alla luce grazie alla ricostruzione virtuale ottenuta con cura e precisione fino ad arrivare ai più piccoli ed infinitesimi dettagli. L'installazione è composta da un grande videowall al plasma di matrice 3x3, un sistema audio in alta fedeltà ed un modellino in scala 1:100 che riproduce fedelmente il teatro.
Heculaneum, le terme centrali: senza dubbio è la più affascinante delle nuove installazioni museali. Suddivisa in tre sezioni l'installazione delle terme farà rivivere gli antichi ambienti del piacere e della cura del corpo, raccontati e descritti con grande suggestione e una perfetta ricostruzione basata sui documenti storici e sui rilievi degli attuali resti.
Nuovi scenari virtuali: nuovi schermi olografici ospiteranno nuove ambientazioni e nuove ricostruzioni virtuali delle antiche città vesuviane;
Reperti archeologici: la sezione olografica del museo viene notevolmente ampliata con l'aggiunta di 2 nuove e recenti macchine olografiche mediante le quali nuove ricostruzioni di reperti antichi saranno proiettate e magicamente sospese nell'aria.
Il Vesuvio
L'attività e la forma del Vesuvio
Il Vesuvio non è sempre stato così come lo conosciamo. Fino a circa 20.000 anni fa esisteva solo il Monte Somma: un vulcano effusivo con attività simile a quella attuale dell'Etna. Poi, lo stile eruttivo cambiò e nacque il Vesuvio: un vulcano altamente esplosivo, in grado di generare eruzioni molto violente, con emissione di enormi quantità di vapore, pomici e cenere, come quella del 79 d.C. Con questa eruzione avvenne il collasso della struttura vulcanica con la formazione di una caldera. Furono le eruzioni successive, in particolare quelle del periodo medievale, che con i loro depositi formarono il cono del Vesuvio, che si è continuamente modificato fino ad assumere la forma che ha oggi.
L'eruzione del 79 d.C.
L’eruzione del 79 d.C. avvenne dopo molti secoli di tranquillità, ma fu preceduta da una sismicità durata ben 17 anni. Il 5 febbraio del 62 d.C., infatti, un grande terremoto colpì le popolazioni che vivevano alle pendici del Vesuvio provocando notevoli danni a Pompei ed Ercolano. Nel 79 d.C., molti edifici erano ancora danneggiati o in ristrutturazione a causa delle continue scosse. Nonostante ciò, nessuno aveva il minimo sospetto che quella rigogliosa montagna che li sovrastava fosse un vulcano. Nei giorni precedenti l’eruzione il numero dei terremoti aumentò notevolmente. La mattina del 24 agosto del 79 d.C. una serie di esplosioni segnarono l’inizio dell’eruzione. Il Vesuvio eruttò una gran quantità di pomici, cenere e gas formando una densa colonna eruttiva che raggiunse i 30 chilometri di altezza. Il materiale emesso ricadde alle pendici del vulcano, inizialmente, senza causare troppi danni. I pompeiani infatti, come racconta Plinio il Giovane, uscirono dalle case affrontando senza timore la cenere e le pomici che cadevano dall'alto, preoccupati molto di più dall'idea di restare bloccati nelle loro case a causa dell'accumulo di materiale: ne cadde infatti così tanto che, in seguito, molti tetti cedettero sotto il peso eccessivo. Successivamente, parziali collassi della colonna eruttiva formarono dei flussi piroclastici, nubi di vapore e materiale vulcanico caldissimo (oltre 600°C) che procedettero ad alta velocità lungo i fianchi del vulcano raggiungendo Ercolano, che venne così distrutta. Durante la notte l’attività eruttiva diminuì di intensità e i pompeiani che erano fuggiti ritornarono nelle loro case per recuperare i propri beni. All’alba del 25 agosto nuove violente esplosioni formarono una nube che generò flussi piroclastici estremamente veloci che distrussero Pompei, cogliendo di sorpresa coloro che erano rientrati in città. Per tutto il giorno si verificarono esplosioni che fecero depositare un ampio strato di pomici e ceneri su una vasta area. In seguito le piogge abbondanti, causate anche dall’immissione in atmosfera di vapore e cenere, portarono a valle una quantità enorme del materiale eruttato, formando dense colate di fango che sommersero il territorio vesuviano seppellendo ogni cosa. E' così che Pompei ed Ercolano si sono conservate intatte, con le ville, il foro, l’anfiteatro, i mosaici e gli oggetti di vita quotidiana … finché gli archeologi non le hanno ritrovate.Gli effetti positivi delle eruzioni
Le eruzioni vulcaniche non causano solo morte e distruzione, ma hanno anche effetti positivi per l’uomo. È grazie all’attività vulcanica che si è formata l'atmosfera che ci avvolge, ci riscalda e ci protegge dai raggi dannosi del Sole; senza di essa non sarebbe possibile la vita sulla Terra.Un altro effetto importante delle eruzioni vulcaniche è la fertilità dei suoli: i dintorni dei vulcani sono sempre ricchi di minerali e depositi che facilitano la crescita della vegetazione, rendendo quei terreni particolarmente adatti alla vita di piante e animali.
Ricerca scientifica e rispetto della natura
I resti delle città di Pompei ed Ercolano sono una testimonianza del potere distruttivo del vulcano e dovrebbero essere un monito per un corretto uso del territorio. Gli abitanti di Pompei, Stabia ed Ercolano nel 79 d.C. non sapevano che il Vesuvio fosse un vulcano e quindi non hanno potuto riconoscere i segnali precursori dell'eruzione, che gli avrebbero dato la possibilità di mettersi in salvo. Oggi sappiamo molte cose ed è grazie all’attività di ricerca e il monitoraggio che possiamo controllare l’attività dei vulcani, valutare il rischio vulcanico e prevedere, sia pure entro certi limiti, l'approssimarsi di una ripresa dell’attività eruttiva. E' fondamentale che la ricerca scientifica sia sempre sostenuta e rafforzata.
La tecnologia i3D/multiD del Teatro Virtuale
L'installazione "Ercolano e Pompei 79 d.C. L'eruzione del Vesuvio" è basata su un'innovativo sistema con visualizzazione 3D immersiva (i3D) e collegata a sistemi di feedback sensoriale espandibili (MultiD). Nei cinema 3D, la scena è limitata a uno schermo di fronte allo spettatore: se ci voltiamo a destra e a sinistra, non vediamo altre zone dell’ambiente tridimensionale simulato. In questo caso, invece, la scena si svolge intorno a noi: siamo “immersi” nella grafica 3D.
Il sistema funziona grazie a un sofisticato impianto di multiproiezione stereoscopica che usa ben 10 proiettori HD per visualizzare immagini 3D su un enorme "nastro" in fibra argentata di 26 metri di lunghezza. La risoluzione dell'immagine risulta, in questo modo, molte volte maggiore di una TV FullHD, per una visione di qualità eccezionale che sposa un suono a sua volta tridimensionale e avvolgente. I proiettori sono collegati a una “visualization farm” di computer che, grazie a un software esclusivo, proiettano le immagini in maniera sincronizzata e gestiscono i diversi proiettori in modo da miscelare i vari flussi video formando un unico, enorme, filmato, la cui geometria è adattata alla forma della sala. Il filmato è stato realizzato interamente in Computer-Grafica, inclusi i fumi dell’eruzione, che sono simulati in maniera fisicamente verosimile, e ha richiesto l’utilizzo di decine di computer, il lavoro di molte persone e la consulenza dei tecnici dell’INGV per la parte geologica e vulcanologica. La sonorizzazione in surround digitale è stata curata da Technicolor.
Le installazioni
24 AGOSTO DEL 79 D.C.: IL RISVEGLIO DEL VESUVIO
Gli abitanti dell’area vesuviana, compresi quelli delle zone costiere di Ercolano, Stabia e Pompei, non immaginavano che cosa sarebbe accaduto in quella giornata di caldo estivo. Quel 24 agosto la loro vita e i luoghi che essi abitavano sarebbero stati irrimediabilmente distrutti dalla furia del Vesuvio, e quel giorno sarebbe stato annotato nella storia come uno dei più tragici vissuti dalla popolazione campana. Da molte settimane la terra era scossa da terremoti, ma nessuno li aveva ritenuti come il preludio a una tragedia di maggiore dimensione: la vita si era svolta normalmente, c’erano stati danni agli edifici, ma il popolo aveva continuato le sue attività consuete, senza preoccuparsi se quel movimento della terra fosse dovuto al risveglio della montagna. Sì, il Vesuvio era, per gli abitanti delle zone circostanti, solo una pacifica montagna che con la sua mole dominava la fascia costiera tra Pompei e Ercolano. Una montagna caratterizzata da una vetta a cono, punteggiata da orti e vigneti, di terreno fertile e prodiga di frutti. Solo la presenza dell’ampio cratere indiziava una passata attività vulcanica ritenuta ormai esaurita.
Queste genti, così privilegiate dalla natura per l’amenità dei luoghi da loro abitati, assistettero alla prima fase dell’eruzione da semplici spettatori. Mentre le scosse aumentavano di intensità provocando lesioni e crolli negli edifici, i cittadini guardarono con stupore l’altissima nube di cenere e lapilli che si ergeva dal vulcano. Alla comparsa della nube seguì una rumorosa pioggia di lapilli che si accumulò nelle strade e sui tetti, e la comparsa di polveri che oscurarono il sole “… come quando ci si trova in un locale chiuso a lumi spenti”, come recita Plinio il giovane, testimone della tragedia, in una delle sue lettere. Pompei agonizzava, Ercolano era invasa da materiale eruttivo, così come Stabia. La consapevolezza di essere ora i protagonisti di un evento tragico, mise in fuga la popolazione delle zone costiere ma anche dei paesi interni del Vesuviano: in tanti presero la via del mare, cercando scampo verso Napoli o Salerno. Quelli che si trattennero o ritornarono la notte nelle loro case per recuperare oggetti o danaro, il mattino dopo furono investiti da un’ondata di fango vulcanico proveniente dal Vesuvio. E con loro gli edifici. La mattina del 26 agosto interi centri abitati erano stati cancellati per sempre, sommersi da un manto di cenere e fango che, solidificandosi, pietrificarono letteralmente cose, persone, città.
LE TERME CENTRALI
Le terme risalgono all’età augustea, ed erano composte da due parti, una riservata agli uomini e l’altra alle donne. Il complesso delle terme centrali aveva una fondamentale funzione pubblica, perché rispondeva all’esigenza del popolo di lavarsi in maniera accurata essendo l’acqua corrente un privilegio di pochi. Agli impianti infatti vi accedevano persone di ogni ceto sociale, in orari differenti e ad un costo molto basso, sostenibile dalla maggior parte dei cittadini. Le terme svolgevano anche un’ importante funzione sociale: qui si discuteva di affari o si incontravano gli amici, si praticava ginnastica e si sollevava lo spirito e il corpo dal lavoro quotidiano. La struttura delle terme prevedeva uno spogliatoio sia per gli uomini che per le donne, la palestra o la piscina, a seguire il calidarium, una vasca con acqua molto calda, il tiepidarium ed infine il frigidarium, vasche d’acqua fredda che completavano il percorso. Gli ambienti maschili e femminili differivano nella grandezza e nella funzionalità degli spazi. Al giardino in cui venivano eseguiti esercizi ginnici della sezione maschile, era sostituito per le donne una sorta di cortile con panche in muratura lungo le pareti per favorirne l’incontro e la convivialità. Le vasche e i luoghi di passaggio erano tutti decorati con mosaici pavimentali i cui motivi prevalenti erano marini o geometrici.
IL TEATRO DI ERCOLANO
Trecento anni fa il teatro fu il primo edificio dell’antica Ercolano ad essere individuato durante lo scavo di un pozzo per la captazione dell’acqua. Infatti nel 1710 il contadino Ambrogio Nocerino capitò con il suo scavo proprio sulla scena del teatro, dalla quale asportò marmi e statue. Questa data segna anche la riscoperta dell’antica Herculaneum, distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e la cui esplorazione sistematica iniziò nel 1738, per volere di Carlo di Borbone, proprio a partire da questo edificio. Il teatro fu costruito in età augustea e conosciamo anche il nome dell’architetto che lo progettò: P. Numisius. L’edificio, uno dei teatri meglio conservati della civiltà romana, fu esplorato per cunicoli durante gli scavi borbonici e ancora oggi giace sepolto sotto una coltre vulcanica di oltre 20 metri, al di sopra della quale sono stati edificati alcuni palazzi. Esso è costituito da un emiciclo di oltre 50 m., diviso verticalmente in tre settori (summa, media ed ima cavea), in cui potevano trovare posto circa 2.500 persone. Fu interamente costruito in opera reticolata con ammorsature angolari in tufelli, mentre la scena fu realizzata in laterizi. La gradinata della cavea è in tufo, tranne i posti d’onore nella parte bassa della gradinata, che erano rivestiti di marmo bianco e giallo antico, dove i personaggi più eminenti della città avevano il diritto di sedersi su sedie riservate. Le altre zone del teatro erano riccamente decorate in IV Stile pompeiano con affreschi e stucchi che ornavano anche la parte esterna dell’edificio. Il palcoscenico e la scena erano invece rivestiti da marmi che furono quasi del tutto asportati durante le esplorazioni borboniche. La scena era ornata da statue in marmo mentre al centro della gradinata superiore, esattamente di fronte al palcoscenico, si trovava un vero e proprio tempietto, rivestito in marmo in cui era ospitata una statua femminile in bronzo. A rendere ancora più imponente la decorazione erano coppie di cavalli in bronzo a grandezza naturale poste su alte basi rivestite di marmi. Alle spalle del teatro si trovava poi un porticato colonnato nel quale il pubblico poteva intrattenersi durante gli intervalli delle rappresentazioni.