di Carla Toffoletti
“Grazie a quest’onda che mi ha portato qui. Non incontro mai tante persone e incontrare stasera i vostri visi è bellissimo. Sono molto contento di questo invito.” Esordisce così Roberto Saviano all’incontro organizzato dal movimento dell’Onda di Roma Tre dedicato alla Camorra. “L’Onda per me è un interlocutore privilegiato- ci dice lo scrittore- è un movimento aperto a capire le cose e per questo mi piace confrontarmi con i ragazzi che ne fanno parte”.
Saviano per due ore e mezza racconta la guerra che si combatte nel suo Sud attraverso foto e immagini. “La camorra ha fatto nel mio territorio oltre 4mila morti da quando sono nato, più dell’integralismo islamico. E’ una guerra silenziosa, i media ne parlano poco, tutti i morti che vedrete nelle foto non superano i 35 anni. I capi della camorra di oggi sono molto giovani. A differenza della nostra classe politica e imprenditoriale la mafia investe sui giovani. La Procura Nazionale Antimafia ha reso noto il fatturato di ‘ndrangheta, camorra e mafia: oltre 100miliardi di euro. Non c’è organismo antagonista, lo Stato stesso dichiara che il suo fatturato più grande è quello della criminalità organizzata e nei 100 miliardi di euro non sono contemplati gli affari all’estero. Soltanto due comuni nella provincia di Napoli non sono stati investiti dalla mafia. C’è una sensazione di asfissia”.
Ma Saviano ci ricorda che la questione mafia non è relegata solo al Sud Italia, il Sud è la parte più ‘sporca’; il Nord e il Centro raccolgono le vagonate di danaro prodotte dagli affari mafiosi. Sullo schermo scorrono una dopo l’altra le foto di morti, alcuni mafiosi altri innocenti. Quello che stupisce di queste immagini, sono i ragazzini in primissima fila che guardano curiosi le stragi. “E’ una sorta di iniziazione- ci dice Saviano- questi giovani sono bravissimi a raccontare come uno viene ammazzato e come si muore. I ragazzi guardano quella che è la quotidianità della loro terra. Quello che ho imparato io, che vengo dall’entroterra campano, è che la morte fa parte del mestiere. Quando entri in certe organizzazioni, la morte è un vantaggio e non uno svantaggio. Il fatto di poter morire ti fa sentire ‘diverso’ dagli altri”.
Saviano spiega poi agli studenti come la camorra di Secondigliano arruoli affiliati e come si procuri accoliti in tutta Italia. Colpisce particolarmente la foto di un ragazzo innocente di 18 anni, Scherillo Dario, ucciso dalla mafia. Ha avuto il torto di vestire allo stesso modo di uno dei boss. “Dalle mie parti si muore così- ci dice lo scrittore- il solo fatto di essere lì in quel luogo ti rende presumibilmente colpevole”. Il ragazzo è stato colpito in faccia. Nella guerra degli ultimi anni si spara con la canna piatta, come nei film di Tarantino. Con la canna piatta non si riesce a uccidere e allora, le ‘paranze’ (commandi mafiosi, n.d.r) vanno vicino e sparano in faccia.
“In queste ore ci sono stati importanti arresti a Napoli. Voglio dire una cosa a questo movimento che sogna e che tenta di cambiare le cose: che il centrosinistra facesse affari al Sud con la malavita lo sappiamo da almeno dieci anni, quello che non sopporto è la supponenza di questa classe politica che si riteneva immune dalle infiltrazioni criminali. Il mio sogno è chiedere agli elettori, sia di destra sia di sinistra, di pretendere che chi li va a rappresentare sia diverso”. E’ questo il messaggio più forte che viene accolto dalla platea con un caloroso applauso. “Ho provato molto dolore nell’essere accusato dalla classe politica dirigente di aver diffamato la mia terra- ci dice l’autore di Gomorra- Dall’ennesima inchiesta napoletana quello che emerge è che questo è un meccanismo indipendente dalle scelte di chi vi è dentro. Funziona così e basta. Le percentuali che prendi dagli appalti servono a migliorare la tua azienda. Non basta attaccare i singoli politici corrotti. Se il meccanismo resta quello non cambierà nulla. L’appello all’elettorato è fondamentale”.
Saviano si sofferma poi sul potere della parola. “Non sono io che faccio paura alla criminalità organizzata, ma è il lettore, la persona che non smette di conoscere e di tenere gli occhi fissi su quelle storie. La criminalità organizzata mina il libero mercato e le istituzioni democratiche”. Scorrono le foto di giornali locali con titolazioni diverse. “La vera arma che viene prima dei proiettili è la diffamazione- ci ricorda- questo accadrà anche a me. La calunnia crea il silenzio e il silenzio fa dimenticare. Non si può stare in una realtà così pensando di poterne stare al di fuori. Bisogna prendere parte e schierarsi”. Ancora applausi, ancora ovazioni, gli studenti hanno seguito per oltre due ore in silenzio la lezione di Saviano.
“Quest’Onda non deve rimanere circoscritta alle tematiche universitarie- ci ricorda Laura, della Facoltà di Lettere- essere sull’Onda significa portare la società qui dentro e con Saviano abbiamo fatto questo”.
Te lo aspettavi così, chiedo a Luca, uno dei portavoci dell’Onda?
“In realtà no- mi risponde- è uno di noi, è un giovane che ha preso posizione e che sta cercando di cambiare la realtà per costruire un futuro più vivibile nella sua terra. E’ un ragazzo come noi che si è trovato di colpo investito da cose più grandi di lui. Mi ha colpito la sua accuratezza, la sua preparazione, la conoscenza dei temi di cui tratta. Lo hanno fatto molto più vip di quello che è in realtà”.
Resta una domanda sospesa: visto che lui ha dichiarato di volersene andare dall’Italia, cosa sta facendo questo paese, in termini di sicurezza, per consentirgli di restare? Come ostacolare la fuga dei ‘cervelli’, come tenere Saviano ancora con noi?