Pochi, sofferti e in ritardo. A cinque anni dalla scoperta del crac Parmalat molti risparmiatori che avevano bond dell’azienda di Colecchio non hanno visto ancora un euro di rimborso. Da un documento della Banca d’Italia del 2005 emerge che obbligazioni Parmalat per un valore di circa 200 milioni di euro e di proprietà delle maggiori banche, furono vendute ai risparmiatori nei dodici mesi precedenti al crac del gruppo, dichiarato il 27 dicembre 2003.
Le banche indicate nel documento sono Citibank, Intesa, Bnl, Capitalia, SanpaoloImi, Banca Popolare di Milano ( Bpm),Banca Popolare Italiana (Bpi), Deutsche Bank, Monte dei Paschi e Unicredito Italiano. Quando lo stato d’insolvenza di Parmalat è ormai pubblico nei portafogli degli istituti di credito sono rimaste obbligazioni Parmalat per un valore non superiore ai 31 milioni di euro.
Secondo un rapporto della Bocconi il maggior numero di obbligazione viene piazzato dai due più importanti istituti di credito italiani Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Con l’avvio dei due processi quello di Parma e quello di Milano molti risparmiatori tramite le associazioni dei consumatori si costituiscono parte civile, altri promuovono cause contro le banche per responsabilità contrattuale (contro quelli istituti che hanno venduto ai propri clienti bond Parmalat) ed extracontrattuale (contro coloro che hanno nascosto lo stato patrimoniale dell’azienda di Collecchio)
Nel dettaglio:
Circa 32mila risparmiatori si sono riuniti nel Comitato Parmalt Bond e rappresentano il 66-67% del totale dei bondholder della società di Collecchio. Il comitato ha raggiunto un accordo transattivo con le società di revisione Deloitte & Touche e Dianthus che prevede il pagamento di una percentuale calcolata in progressione decrescente a partire dal 6% del valore nominale di ciascun investimento effettuato in data anteriore all'11 novembre 2003 (con una media tra il 4,5% e il 5% per i titolari di dossier fino a 50 mila euro), a fronte della revoca della costituzione di parte civile e della rinuncia a ogni altra diversa azione o pretesa nei confronti delle due società.
Conciliazione raggiunta anche con Intesa SanPaolo. I rimborsi sono stabiliti con uno schema che tiene conto del comportamento del risparmiatore al momento dell’acquisto e in media vanno dall’1% al 10% del valore nominale delle obbligazioni. Il risarcimento è senza ammissione di responsabilità, con la possibilità per il gruppo Intesa SanPaolo di rivalersi nei confronti degli istituti che verranno eventualmente condannati nei processi di Parma e Milano. Agli accordi sui indicati hanno aderito anche Adusbef, Altroconsumo, Codacons Confconsumatori e Federconsumatori
Una maxiconciliazione è stata avviata da Capitalia che nel 2004 ha deciso di assumersi l' onere delle perdite subite dai propri clienti che hanno investito in bond emessi da Cirio, Parmalat e Giacomelli, riservandosi la possibilità di rivalersi sui responsabili dei dissesti finanziari. L' iniziativa, per la quale sono stati stanziati 60 milioni di euro è articolata in due modi: nel caso di bond collocati direttamente dalla banca romana il rimborso copre l' intera perdita subita. Nei casi invece di emissioni effettuate da altre banche e finite nelle mani dei clienti di Capitalia, come per Parmalat, sarà rimborsata metà della perdita, fino a un massimo del 50% del valore nominale dell' obbligazione.
Transazioni raggiunte con Ubs,Morgan Stanley e Deutsche Bank. L’intesa prevede il risarcimento del 10% del valore nominale dei titoli acquistati prima dell'11 novembre 2003 e fino a 450 mila euro. L'eccedenza di questa cifra viene rimborsata, invece, all'1,50%. Per i titoli comprati tra l'11 novembre e il 4 dicembre 2003, il rimborso è rispettivamente del l5% e dello 0,75%. Il risarcimento è senza ammissione di responsabilità da parte delle banche.
E.T