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I nuovi poveri

La Comunità di Sant'Egidio: Sempre più a rischio persone comuni, anziani e famiglie numerose. Immigrati come risorsa. La paura della povertà w

di Carla Toffoletti

Presentato oggi dalla comunità di Sant’Egidio il nuovo bilancio annuale sulla povertà. Chi sono i poveri oggi in Italia e cosa si può fare per aiutarli. Si registra nel nostro Paese una maggior fatica di vivere e una maggior fragilità sociale. Da noi, sono aumentati del 4% i furti nei supermercati, mentre in Europa lo stesso dato è allo 0,8%. Sono le persone comuni a soffrire questa nuova povertà. I dati Ocse sulla diseguaglianza sociale denunciano un forte aumento in Europa dagli anni ’80 agli anni 2000. In Italia la diseguaglianza cresce con molta più rapidità. I dati Istat parlano di 7 milioni e mezzo di ‘poveri relativi’, cioè riferiti a chi ha meno della metà del reddito di sopravvivenza, accompagnati da altri 2 milioni che vivono molto vicini a quella soglia. Sono dunque circa 10 milioni le persone in forte stato di sofferenza in Italia.

La povertà relativa è soprattutto concentrata al Sud (indice 5 volte superiore al Nord). L’inflazione percepita dalle famiglie è circa il doppio di quella rilevata dall’Istat, dato confermato dalla Banca d’Italia. Il dato percepito indica una sofferenza reale. Ci si difende comprando meno e comprando più cellulari, fattore in crescita insieme alle lotterie. Ci si affida al colpo grosso per sopravvivere. Il credito al consumo (acquisti con carte di credito in modo rateale) incide sull’indebitamento degli italiani. Comprare oggi per pagare domani. Su famiglie che hanno meno di 2mila euro al mese (un terzo delle famiglie italiane) questo tipo di indebitamento, che si aggiunge alle spese ordinarie (affitto, bollette, cibo), porta a non arrivare alla fine del mese. Sempre più famiglie comuni ricorrono ai centri di sostegno. La Banca d’Italia reputa in un 8% del reddito la quota che ogni mese va per pagare i debiti. Solo a Roma è di 22 mila euro l’indebitamento per ogni famiglia e sono 7mila i senzatetto.

Aumentano i sequestri di beni. Negli anni ’50 i pignoramenti facevano parte della cultura italiana, poi ci eravamo evoluti. Adesso c’è un ritorno. Nel 2006 sono stati 15mila i nuovi pignoramenti di case, 21mila nel 2008 e sono in pendenza altri 21mila casi si potrebbero trasformare in nuovi pignoramenti. Tra il 2006 e il 2008 a Bari sono aumentati di più del 100% i sequestri di beni. A Como +73, Roma +19, a Milano +24 a Trento, città ricca e stabile, +58%. Questo denuncia un alto ‘indice di sofferenza’. Il nuovo stile di vita e la perdita di potere d’acquisto del denaro aumentano il problema dell’usura. Per il Cnel, sono oltre due milioni le famiglie che vi ricorrono. E’ un grande business di piccole e grandi mafie: arriva a 12 miliardi il fatturato dell’usura. Si ricorre sempre meno alla denuncia e cambia soprattutto il profilo delle vittime. Sono gli imprenditori che chiedono prestiti agli usurai per continuare la loro attività. La maggiore fragilità sociale rischia di trasformarsi in sensazione di paura che non è paura per la sicurezza. L’Italia è molto più sicura di tanti altri paesi europei.

I nuovi poveri in Italia sono: gli anziani soli (monoreddito) e le famiglie con più di tre figli, soprattutto in Meridione. Il paradosso è che in un Paese di grosso invecchiamento i figli non sono una risorsa, ma un fattore di povertà. Si crea la necessità di un grosso piano di sostegno alle famiglie. L’immigrazione va ripensata con simpatia. Oggi quando parliamo di immigrati dobbiamo distinguere tra 2milioni 300mila extracomunitari e 1 milione 934mila comunitari. C’è una forte presenza di europei italiani. L’Italia ha raggiunto i 60milioni di abitanti grazie ai figli degli immigrati. Uno ogni sette nati in Italia è figlio di immigrati. Il nostro Paese sta crescendo e ha un futuro promettente anche grazie a loro. Perfino il grande made in Italy del vino italiano è legato al lavoro dei migranti: la vendemmia 2008 nelle Langhe tra Asti e Alba ha avuto l’80% di manodopera straniera. Gli immigrati pagano le tasse. Nel 2004 sono state 2milioni 259mila le loro dichiarazioni dei redditi. Sono due miliardi le entrate del fisco pagate dagli immigrati. Il 92% degli stranieri regolari ha rapporti con l’Inps: entrano circa 5 miliardi di euro entrano in cassa per i contributi pagati per e dagli immigrati, sia dipendenti sia lavoratori autonomi. Per loro, l’Italia stanzia solo 100milioni di euro all’anno (fondo per l'integrazione), ridotti dalla finanziaria 2009 a soli 5 milioni e non fa nulla come politica di integrazione sociale. 3 immigrati su 4 hanno un conto in banca, richiedono il mutuo per la casa (il 10% delle nuove richieste), sono il 7% di tutta la popolazione scolastica italiana. I minori sotto i 14 anni stranieri o figli di immigrati sono oltre 7mila, uno su 5 di tutti gli stranieri in Italia. Quindi la paura nei loro confronti non è sempre motivata. Quando si parla di zingari si sale al 50%, cioè uno su due. E’ un popolo di ragazzini e il problema andrebbe affrontato in questo senso. L’emergenza denunciata dal portavoce della comunità di Sant’Egidio Mario Marazziti è dunque legata a famiglie normali che sono a rischio indebitamento e a rischio usura, che usano la carta di credito per generi legati al nostro stile di vita. A questo si aggiungono gli anziani soli e le famiglie numerose.

“In questa situazione si impone un cambiamento di stile di vita ma dobbiamo tutti re imparare a non vedere nei poveri un nemico, una minaccia al nostro benessere, e rivedere negli immigrati una risorsa. Urge un grosso piano Marshall di aiuto alle famiglie perché un paese in cui fare figli è sempre più difficile tanto da rimandare a oltre i 30 anni la prima maternità, non ha un futuro”.