di Maurizio Iorio
Salvatore Accardo, Lorin Maazel, Andrea Bocelli, Riccardo Muti: con questi illustri predecessori si dovrà confrontare Giovanni Allevi nel tradizionale concerto natalizio del Senato, trasmesso in diretta su Rai Uno.
Il giovane pianista marchigiano, alla guida dei Virtuosi Italiani, abituato da sempre a suonare la sua musica, ha aperto il programma con gli "Abbozzi per Manon Lescaut", omaggio a Puccini per il 150° anniversario della nascita. Per Il Presidente Renato Schifani "questo è un evento che fa parte della storia del Senato", mentre un emozionatissimo Allevi ha detto che è il più bel regalo di Natale che potesse ricevere.
Televideo ha intervistato il pianista alla vigilia del concerto.
Come sarà il “suo” Puccini?
“Ho spogliato la sua musica, l’ho studiata nei minimi particolari, e cercherò di darne un’interpretazione moderna”.
Lei è passato nel giro di poco tempo da illustre sconosciuto a star internazionale. Quattro cd, due libri, innumerevoli concerti. Non c’è pericolo di sovraesposizione?
“No, tutt’altro, tenere questo ritmo per me è una necessità, perché nella mia testa c’è un sovraffollamento di musica ed io ho bisogno di esternarla, altrimenti ho dei problemi con le relazioni sociali”.
Addirittura?
“Sì, ma non credo di essere il solo. Questa è un’epoca tormentata, e la musica è una grande valvola di sfogo”.
Lei ha detto che oggi c’è un nuovo rinascimento, nel quale il musicista ha un ruolo molto importante…
“Noi artisti dobbiamo fare uno sforzo creativo che possa far di nuovo appassionare le nuove generazioni. La musica è una via d’accesso profonda alla comprensione del nostro tempo e di quanto si sta agitando nel nostro cuore e nella nostra mente. E’ un veicolo di consapevolezza”.