In questi giorni, alcuni termini tecnici inerenti al maltempo sembrano essere diventati di uso comune. Parole fino a oggi sconosciute come Blizzard e Burian, infatti, sono diventate di ordinaria amministrazione, insinuando, insieme al freddo, il sospetto che nel prossimo futuro dovremmo nostro malgrado abituarci a queste parole che 'fanno tempesta' come a chissa' quali altri fenomeni.
Ma il clima eccezionale che ha creato cosi' tanti danni e disagi e che ancora non vuole lasciarci, impone davvero un nuovo vocabolario, o, come spesso accade, siamo noi che cavalchiamo la bufera con 'paroloni' spaventosi che in realta' esistono da sempre? Come spiega all'Adnkronos Giampiero Maracchi, climatologo dell'Istituto di Biometeorologia del Cnr, Burian, ad esempio, altro non e' che "il vento di tramontana proveniente da nord-est, e che raggiunta l'Italia si trasforma nella ben piu' nota Bora".
"Climatologicamente il termine Burian e' quello piu' giusto - aggiunge - perche' e' cosi' che si chiama quando parte dalla Siberia, per poi diventare quella che almeno in molte parti del Centro Italia e' chiamata anche Buriana".
Ancora piu' banale e' l'origine del termine Blizzard, se si considera che, come illustra Maracchi, "e' il termine inglese per pioggia ghiacciata, il nostro nevischio".
Sfatato il mito delle parole che 'fanno tempesta', tuttavia, c'e' poco da stare allegri, visto che, e' ancora Maracchi a comunicarlo, "un flusso di aria fredda e' in arrivo domani da ovest, per poi scendere lungo tutta la Penisola portandosi dietro nuove perturbazioni e possibili nevicate, partendo dal nord, fino a raggiungere il sud tra sabato e domenica".
Insomma, quale che sia l'appellativo, scientifico, straniero o dialettale, c'e' poco da fare: sempre di gelo si tratta.