di Sandro Calice 40 CARATI
di Asger Leth, Usa 2012, thriller (Eagle Pictures)
Sam Worthington, Elizabeth Banks, Jamie Bell, Ed Harris, Kyra Sedgwick, Anthony Mackie, Edward Burns, William Sadler, Genesis Rodriguez.
Non vi fidate delle apparenze, nemmeno se vedete un uomo che sta per buttarsi giù da un cornicione.
Nick Cassidy (Worthington) è un ex poliziotto incarcerato per un reato che dice di non aver commesso, il furto di un diamante da 40 carati al cinico e losco uomo d’affari David Englander (Harris). Approfittando della prima occasione, Nick riesce a evadere. Lo ritroviamo qualche ora dopo dopo che prenota una camera al 18° piano del lussuoso Roosvelt Hotel di New York. Ordina una cena a base di aragosta, scrive un biglietto e scavalca la finestra, restando in bilico sul cornicione e minacciando di buttarsi giù. In breve è il caos: polizia, folla che per metà tifa perché si lasci cadere, televisioni. Forse è proprio quello che vuole Nick, che accetta di parlare solo con la negoziatrice Lydia Spencer (Banks), mentre attorno si muovono poliziotti ambigui e dalla coscienza sporca. E’ qui che entra in gioco Joey, il fratello di Nick, e tutto comincia a diventare più chiaro.
Un passato da documentarista e qui al suo primo lungometraggio, il danese Asger Leth ha mano felice nell’imbastire la trama e nel condurci in cima a quel cornicione tra flashback e misteri. Poi, una volta che l’arcano comincia a svelarsi, pur mantenendo un ritmo accettabile, la costruzione comincia a sgonfiarsi e a perdere di sostanza, la tensione fatica a restare alta e aspettiamo solo di vedere cosa il regista si è inventato per chiudere la storia. Da minimo sindacale i protagonisti, ottimo Harris e bella che resta impressa la Rodriguez.
s.calice@rai.it
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