di Maurizio Iorio
I Matia Bazar sono una istituzione della musica leggera italiana. Calcano le scene da 36 anni, e non hanno nessuna intenzione di andare in pensione. Anzi, al prossimo Festival di Sanremo, per loro il 13°, si esibiranno in coppia con Al Jarreau, autentico mostro della vocalità made in Usa. Nel 1975 Piero Cassano, Carlo Marrale, Aldo Strellita, Giancarlo Golzi e la giovanissima Antonella Ruggiero dettero vita al gruppo che, nel ’75 , con “Solo tu”, vendette più di due milioni di copie. In attesa di salire di nuovo sul palco dell’Ariston, Piero Cassano, tastierista del gruppo, si racconta a Televideo, togliendosi anche qualche sassolino dalle scarpe.
A Sanremo canterete in coppia con Al Jarreau. Al di là dell’indubbio prestigio, non sarebbe stato più intrigante affiancare un big con un giovane?
“Probabilmente sì, ma per noi cantare con Al Jarreau è la coronazione di un sogno. E’ un artista che ammiriamo da una vita, un autentico genio, ed è l’unico che ha vinto 3 Grammy (jazz, pop, r&b, ndr) e che ha duettato con i più grandi musicisti del mondo. Quando ci hanno dato una risposta positiva, abbiamo toccato il cielo con un dito”.
Al Jarreau usa la voce in un modo molto particolare, praticamente unico. I Matia Bazar hanno sempre scelto cantanti donne, se ne sono alternate ben quattro. Le vostre canzoni sono scritte appositamente per la voce femminile?
“La sua vocalità (di Al Jarreau, ndr) si accorda molto bene con la voce di Silvia Mezzanotte, mentre Antonella Ruggiero avrebbe avuto qualche difficoltà, sarebbe dovuta scendete di un tono. E’ un caso che le nostre canzoni siano cantate da donne. Noi siamo stati i primi, nel ’75, ad avere l’idea di inserire una voce solista femminile in una band, e di questo ne abbiamo fatto un punto di forza. Un uomo non avrebbe mai potuto fare i gorgheggi di “Cavallo bianco”., che è stata pennellata appositamente per Antonella.”.
Il vostro ultimo album si intitola “Conseguenza logica”. Di che cosa?
“Silvia Mezzanotte (che aveva abbandonato la formazione, ndr) è tornata con noi a seguito di un incontro fortuito in un aeroporto. Quella è stata la conseguenza logica”.
In 36 anni di carriera ti hanno chiesto di tutto. C’è una domanda che vorresti non ti fosse mai fatta?
“Sì, ce l’hanno fatta molto spesso e mi irrita particolarmente. E’ quando ci chiedono se non ci riteniamo baciati dalla fortuna, visto che sono 36 anni che andiamo avanti. Da buon genovese, vorrei dire che il vento, se un marinaio non sa la rotta, non ti aiuta poi molto”.
Magari è stata una fortuna essere nati a Genova, e cresciuti in un ambiente dove c’erano De Andrè, Lauzi, Tenco, Bindi, Fossati…
“Per quanto riguarda Genova forse sì, ma per il resto non più di tanto. La distanza musicale fra i nomi che hai citato e noi è molto ampia. Noi guardavamo di più alla melodia ed alla ritmica della canzone, mentre De Andrè e gli altri erano più cantautorali, privilegiavano i testi”.
A proposito di testi: in 35 anni, le tematiche delle vostre canzoni sono cambiate?
“Assolutamente sì. Vorrei ricordare che se c’è stato un gruppo che in Italia ha realmente sperimentato, questi siamo stati noi. Una canzone come “Stasera che sera” non c’entra nulla con “Cavallo bianco”. “Che male fa “ è un brano alla Sade, che è venuta fuori parecchi anni dopo. Ma quel mondo musicale era già il nostro. “Vacanze romane” ha rappresentato una svolta, per in testi, per gli arrangiamenti e per le melodie. Lo stesso dicasi per “Ti sento”, che ha avuto un successo planetario. I giornalisti queste cose non le hanno mai scritte”.
Secondo te prevenuti, o ignoranti?
“Non lo so, ma non si vendono 2 milioni di copie di “Solo tu” per pura fortuna. La verità è che tutto il nostro successo l’abbiamo ottenuto lavorando sodo, e rimettendoci in gioco ogni volta Se ci invitano ancora a Sanremo, dopo 12 partecipazioni, una ragione ci sarà pure! Siamo fra i migliori rappresentanti della canzone italiana nel mondo. In Giappone siamo famosissimi. Canzoni come “Stasera che sera” sono successi evergreen, suonati in tutto il pianeta. Molti pensano che tutto quello che abbiamo fatto in 36 anni ci sia stato regalato. Siamo stati l’unico gruppo italiano a vincere 2 volte Sanremo. Un po’ di meritocrazia, visto che se ne parla tanto, ci vorrebbe!”
Meritocrazia….delle nuove leve su chi scommetteresti?
“Mi piacciono moltissimo Raphael Gualazzi e Alessandra Amoroso, e sono un fan scatenato di Tiziano Ferro. Tanto di cappello di fronte a queste persone. Perché la gente deve ancora tenersi i Nomadi, i Pooh, i Matia Bazar? Perché adesso non si investe sui giovani. Se sbagliavi un disco, i discografici dell’epoca, che credevano in te, ti davano una nuova opportunità. Oggi il marketing ha ucciso l’arte”.