di Roberta Balzotti
“C’è una nuova Arisa che non rifiuta quella di un tempo, ma l’ingloba”. La cantante lucana, romana d’adozione, per la terza volta sul palco dell’Ariston, è cambiata nell’aspetto ma non certo nell’entusiasmo: “Voglio andare sempre avanti. Voglio comunicare agli altri la nuova me stessa e voglio essere accolta dagli altri”.
Oggi Arisa è una giovane donna che sottolinea la sua femminilità nel trucco e nell’abbigliamento ed emana gioiosa vivacità. Al Festival presenta ‘La notte’, scritta dal suo ex fidanzato Giuseppe Anastasi, già autore di quella “Sincerità” con la quale ha vinto nelle giovani proposte l’edizione 2009 e le è stato attribuito anche il premio della critica ‘Mia Martini’. Nel 2010 è tornata a Sanremo, tra i ‘big’, con ‘Malamorenò’, accompagnata dalle Sorelle Marinetti.
Perché quest’anno hai fortemente voluto partecipare al Festival?
Perché ne avevo bisogno, perché posso cantare a tutti la mia canzone, perché il Festival è l’unica opportunità per dare la giusta visibilità al mio nuovo progetto al quale tengo tanto, ci abbiamo lavorato tanto tempo ( ‘La notte’ fa parte dell’album ‘Amami’, prodotto e arrangiato da Mauro Pagani, che sarà pubblicato il 15 febbraio, n.d.r.). E poi a Sanremo devo molto, mi ha dato la possibilità di farmi conoscere dal grande pubblico. Mi sono affezionata.
Nell’ultimo anno, nella tua vita artistica non c’è stata solo la musica: hai recitato nel film di Tognazzi ‘Tutta colpa della musica’ e in ‘La peggiore settimana della mia vita’ di Genovesi; sei stata giudice di ‘X Factor’ e di recente hai pubblicato il tuo primo romanzo ‘Il paradiso non è granché. Storia di un motivetto orecchiabile’. Musica, cinema, tv, letteratura: in quale di questa arti ti senti più a tuo agio?
Beh, nella musica. Cantando tiro fuori la parte di me più intima. Il canto viene da dentro, dono agli altri me stessa. Quando canto chiudo, lascio uscire l’emozione. L’emozione esce dal mio costato e va nel costato di chi mi guarda e ascolta.
La tua partecipazione all’ultima edizione di ‘X Factor’ come giudice è stata un’operazione di marketing?
Assolutamente no. Ho fatto una tv che ha a che vedere con la musica, con i giovani; un’esperienza di rapporti interpersonali, di scambio. Nessun motivo strategico. Mi piace rischiare. Ci ho provato. Così come proverei per la prima volta a ballare.
Tu sei lucana: che influenza ha nella tua vita la tua terra d’origine?
La Basilicata significa tanto per me. Mi ha aiutata a sviluppare un senso contadino, a procedere nelle cose con una sorta di serenità. Rispettare la ciclicità della terra ti fa vivere meglio. I lucani sanno cos’è il sacrificio, cos’è vivere in una regione che non dà nulla al caso. Essere lucana mi fortifica e mi inorgoglisce.