di Roberta Balzotti
“Abbiamo bisogno di bellezza, estremamente bisogno. C'è una cappa di bruttezza opprimente. Anche la bellezza che spesso ci viene proposta è quella volgare, quella nella sua declinazione peggiore”. E proprio con la canzone 'La tua bellezza' Francesco Renga è in gara al Festival.
Questa, per lui che un Sanremo lo ha vinto nel 2005 con 'Angelo', è la sesta volta nella città dei fiori, se si considera la partecipazione ai tempi della rock band bresciana Timoria. “Ormai sono un veterano – dice – Ma ogni volta torno a Sanremo con entusiasmo rinnovato. E poi questa canzone è una delle cose migliori che ho fatto”.
Ma che cos'è la bellezza per Francesco Renga?
E' quella che descrivo nella canzone: parte da una figura femminile e si espande fino ad arrivare a un livello superiore, è estetica e spirituale.
In questi giorni del Festival esce l'album 'Fermoimmagine': perché questo titolo?
Il disco è la raccolta di frame che meglio raccontano i miei venticinque anni e passa di carriera; è il racconto della mia vita in musica e parole. Ogni frame è una canzone che rappresenta un momento. Ci sono anche tre inediti. Uno è appunto 'La tua bellezza', che è la sintesi del mio passato e dà indicazioni di ciò che sarà il mio futuro”.
E qual è questo futuro?
Ho cercato sempre la terza via, quella che metta insieme le mie tre anime: la prima è la mia voce, una voce classica, che viene dal bel canto; la seconda è il mio modo d'intendere la canzone, quel tipo di scrittura che tiene ben presenti le radici della canzone popolare italiana; la terza è quella degli inizi della carriera, legata alla musica che ho sempre ascoltato, il rock di matrice britannica piuttosto che americana.
Ti diverti a sperimentare?
Anche di recente, con 'Orchestravoce' ho fatto un esperimento fortunato: prima i concerti soltanto con l'orchestra sinfonica, poi ho spaccato l'orchestra con una band rock. E proprio da lì è nato il progetto dei tre inediti dell'album. In fondo, sono sempre stato un ibrido, uno spirito libero.