di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it )
Una risorsa da valorizzare che tuttavia fa paura a qualcuno Due serbatoi in Polietilene inseriti l’uno dentro l’altro (uno di dimensioni m3 0.75 contenente il gas e l’altro contenente la materia grande 1m3 ), una bocca d’ingresso, una di scarico ed un tubo di collegamento ai fornelli del gas: ecco fatto un impianto a biogas. Può essere prodotto a partire dagli scarti dei lavori di giardinaggio, dai rifiuti compostabili delle cucine e dai reflui di eventuali wc a depressione da raccogliere in un unico contenitore. La fermentazione di questi scarti produce il gas che viene utilizzato in cucina al posto di quello solito. 478 i comuni italiani in cui è installato almeno un impianto a biogas: di questi, 35 ospitano impianti a cogenerazione (che producono sia energia elettrica che termica) e 439 ospitano impianti che producono solo energia elettrica. E’ quanto riportato sul rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili 2011”. La potenza complessiva è di 593,1 Mwe e 52,9 Mwt. Questi impianti sono distribuiti in maniera uniforme lungo tutta la penisola, con aree di maggior concentrazione in Pianura Padana e nel Trentino Alto Adige.
Questi 478 comuni insieme a 663 comuni con centrali a biomassa solida, producono un totale di 1.088 Mw elettrici e 702 Mw termici. Censimento ottenuto incrociando i dati del Gse, Fiper e Itabia con quelli di comuni, regioni, province e delle aziende del settore. Costa de’ Nobili, Castelnuovo Bormida, Casal Cermelli, Piovera, Occimiano, Borgo San Giovanni, Condinoni, Livorno Ferraris, Teglio Veneto, Castelnuovo Scrivia: questi i primi 10 comuni in cui sono presenti impianti di tipo cogenerativo, per una potenza complessiva installata di 51,3 Mw elettrici e 48,8 termici, in grado di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di oltre 140mila famiglie e di oltre 28mila utenze per i fabbisogni termici. Fra i comuni con la maggior potenza installata di impianti a biogas per usi elettrici troviamo invece Roma (19,5 Mwe), Torino (14,2), Monopoli (12), Palermo (11,5) e Ragusa (10). Per una volta tutti d’accordo, agricoltori e ambientalisti, amministratori e cittadini? Sembrava di sì, invece c’è chi si oppone alla costruzione degli impianti. E’ accaduto in Veneto dove, a Mirano, 300 persone sono scese in piazza contro l’impianto. Così anche nelle Marche, a Pianello Vallesina, in Piemonte a Bra e Cherasco, e a Bastìa si è mosso direttamente il sindaco inoltrando una richiesta di rinuncia al progetto alla società Bastia Bioenergia. In Toscana, proteste a Capalbio e, in provincia di Ferrara, a Portomaggiore. Eppure la frazione organica dei rifiuti domestici, i fanghi di depurazione ed i reflui zootecnici sono quei tipi di rifiuto prodotti quotidianamente che non sempre si riescono a smaltire in maniera corretta: col biogas se ne trae anche energia rinnovabile. Le proteste nascono dal fatto che non sempre, le amministrazioni locali sono attrezzate ad affrontare l’iter delle autorizzazioni e della realizzazione degli impianti. Il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani spiega così la diffidenza di alcuni comuni: “Nella confusione che c’è sul territorio nazionale sull’arrivo di nuovi impianti, anche questi vengono visti come qualcosa di impattante, e la politica locale non sempre è in grado di gestire il consenso. Il biogas è una miniera che dobbiamo valorizzare e che dobbiamo trattare correttamente per produrre anche 8mld di metri cubi di biometano all’anno, il 10% dei consumi di gas naturale del nostro Paese, che potrebbero dare un contributo non indifferente alla riduzione delle importazioni di gas e alla produzione di energia da fonti rinnovabili”. Intanto, però, anche Assisi si è opposta al biogas. L’assessore all’Urbanistica Fortini ha espresso parere contrario sulla procedura abilitativa semplificata relativa alla costruzione di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile alimentata a biogas che dovrebbe sorgere a Costano, nei pressi di Tordandrea, perché “questa frazione ricade in area buffer del Piano di Gestione del Sito Unesco -spiega l’assessore- a ciò si aggiunge il rispetto nei confronti delle linee guida per la qualità del paesaggio di Assisi, anche in riferimento al quadro della pianificazione paesaggistica provinciale e regionale”.
Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi sostiene che “La realizzazione di una filiera del biometano in agricoltura non è più rinviabile”, tanto più necessaria, quanto più aumentano i consumi di gas e con questi i costi a carico delle famiglie.
“I consumi record di gas per riscaldamento in questi giorni di freddo polare portano con se’ un aggravio stimabile sui 100 euro a famiglia - continua Guidi- Dalla sola agricoltura si possono ottenere 7-8mld di metri cubi di metano, con una potenzialità di coprire almeno il 10% dei consumi nazionali, garantendo anche migliaia di nuovi posti di lavoro nell’agro-industria. Per realizzare tutto ciò, il governo deve definire le disposizioni tecniche di immissioni del biometano nella rete di gas naturale per il riscaldamento”, spiega Guidi. Energia pulita per l’Italia e meno dipendenza dall’estero: il biometano è un’opportunità, altri Paesi come Germania, Austria, Svezia si sono già attrezzati.