Giornata storica per le vittime d’amianto. “Colpevoli dei reati a loro contestati". Il Tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny ,62 anni, e il barone belga Louis De Cartier, 91 anni. Ai due sono state contestate le morti di 2.100 persone e le malattie che hanno colpito altre 800 tra dipendenti, famigliari e chi abitava nelle immediate vicinanze delle fabbriche di Casale Monferrato (Alessandria) – città simbolo, ormai, della lotta all’amianto che da sola conta 1800 vittime – Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Entrambi rispondevano di disastro doloso e rimozione di cautele. I due, però, sono stati dichiarati colpevoli solo per Casale Monferrato e Cavagnolo perché per quanto riguarda gli stabilimenti di Rubiera e Bagnoli il reato è caduto in prescrizione. La corte ha fissato, inoltre, i risarcimenti per le parti civili nella misura di 30mila euro per ogni congiunto e 35mila euro a testa per gli ammalati; quindi 100mila euro per ogni sigla sindacale e per l’Associazione vittime dell’amianto, 25milioni per il comune di Casale Monferrato, 4 milioni per il comune di Cavagnolo, 20milioni di euro per la Regione Piemonte e una provvisonale di 15milioni per l’Inail. Le parti civili che si sono costituite in giudizio sono oltre seimila. Nel computo delle vittime, però, sono stati ignorati gli ex dipendenti della fabbrica di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, dove le vittime sono diverse centinaia.
L’attesa è durata tre anni, dal 6 aprile 2009 giorno della prima udienza, che si è articolata in articolato in 65 udienze. Dopo la sentenza, il presidente Giuseppe Casalbore ha letto il lungo elenco dei deceduti agli oltre millecinquecento presenti in aula, mentre all’esterno le associazioni manifestavano per sollecitare l’intervento immediato delle istituzioni in difesa del diritto alla salute.
"E' una sentenza che senza enfasi si può definire davvero storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici", il commento a caldo del ministro della Salute, Renato Balduzzi, sulla sentenza del Tribunale di Torino. Sotto il profilo sociale, rileva, "corona una lunga battaglia che ha visto fianco a fianco la Repubblica, nel senso di tutti i livelli istituzionali, e il pluralismo sociale, in particolare forze sindacali e associazionismo dei familiari delle vittime". Ma la battaglia contro l'amianto, prosegue il ministro, "non si chiude con una sentenza, sia pure una sentenza esemplare, ma continua nell'attività amministrativa e nell'impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale". La sentenza di Torino, conclude Balduzzi, "conferma che l'Italia sta facendo la sua parte".
Una sentenza storica, ma difficile da applicare. Sono ancora molte le fabbriche nel mondo in cui questa sostanza letale viene impunemente lavorata. La sicurezza non può più essere considerata un costo per le imprese, ma uno degli elementi fondamentali per renderele avanzate e competitive. ''Rende giustizia alle famiglie'': è il commento di Bruno Pesce, presidente della Aneva, l'associazione che riunisce i familiari delle vittime dell'amianto, alla sentenza contro i vertici dell'Eternit.
''I 16 anni inflitti agli imputati - ha aggiunto -dimostrano che nell'accaduto vi furono consapevolezza e dolo. Purtroppo - ha concluso - il disastro che hanno provocato e' ancora in corso''. La sentenza del Tribunale di Torino e' una sentenza importantissima per il diritto alla salute e deve far riflettere sulla stringente necessità di avviare un processo di conversione ecologica di cicli industriali inquinanti e che sono causa di malattia e morte per tanti cittadini. Con questa sentenza vengono rese più forti le ragioni di quanti ritengono che la salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro e del territorio debba rappresentare un punto essenziale nelle scelte di investimento e innovazione delle imprese. In Italia ci sono ancora 2,5 miliardi di metri quadri di coperture di Eternit pari a 32 milioni di tonnellate di cemento-amianto e molte tonnellate di amianto friabile, per un totale di amianto puro di circa 8 milioni di metri cubi.
La consistenza fibrosa dell'amianto è causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell'apparato respiratorio quali asbestosi, mesotelioma pleurico e carcinoma, polmonari e bronchiali. Le previsioni sono di un aumento di tali malattie che oggi si assestano a 1.600 l'anno di cui circa 1.000 con esiti fatali' ( dati Inail). Ma per l’Osservatorio Nazionale sull’Amianto sono non meno di 4000 i decessi l’anno, di cui 1300 per mesoteliomi, 2500 per tumori polmonari e dai 200 ai 700 i casi di asbestosi. (C.T.)