Più occupati con la riduzione del CO2


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Arriva il piano anti-inquinamento

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini: 'Pronto a marzo' traffico2_296

di Marta Mandò

Stop alle emissioni di CO2. E' in arrivo, entro il 5 marzo, il piano nazionale per la riduzione delle emissioni inquinanti nelle città. Così l'anticipazione del ministro dell'ambiente Corrado Clini. ''Abbiamo quasi finito di preparare il piano per il Cipe” (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), ha detto il titolare dell'Ambiente, intervenendo al convegno romano ''Il patto dei sindaci dopo Durban'' organizzato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

Un solo obiettivo: ridurre le emissioni di CO2. Di quanto? Ancora non si sa. Ma si sa che sarà uno dei must di un più ampio piano energetico nazionale, nel quale sarà importante il ruolo degli enti locali. E qui entrano in scena i sindaci europei che sono scesi in campo per raggiungere gli obiettivi strategici su clima ed energia stabiliti con il pacchetto Ue "20-20-20". Tre "20" che indicano: l’aumento del 20% della quota di fonti rinnovabili, la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 (emissioni di gas a effetto serra), il tutto entro il 2020. L'urgenza attorno alla quale i sindaci fanno quadrato è "l'aumento delle emissioni di CO2, anidride carbonica, del 45% negli ultimi 20 anni.

Un Patto partito in sordina e dal basso, nel 2008 per iniziativa della Commissione Europea e che oggi in Italia conta 1770 primi cittadini su 3500 in Europa, rappresentando circa metà dei cittadini europei. In Italia, non tutti, certo, rispetto agli 8mila comuni del nostro Paese, ma è un passo avanti che vincola i sindaci ad adottare politiche in difesa dell’ambiente: energie rinnovabili, efficienza energetica degli edifici, incremento delle auto elettriche e dei trasporti pubblici e uso delle rinnovabili.

Il piano energetico annunciato dal ministro, è infatti, una risposta alle richieste del Patto dei Sindaci, e avrà l’obiettivo di "promuovere la crescita con il disaccoppiamento tra consumi ed emissioni". Ovvero, tra qualche settimana, conosceremo le misure per la riduzione dei consumi e rafforzamento della rete di distribuzione ad alta efficienza incardinata su sistemi urbani e legata alle smart grid (le reti intelligenti di trasporto dell’elettricità) evitando sprechi energetici e poi gli investimenti sulla mobilità sostenibile.

Marzo sarà un mese proficuo per la lotta all’inquinamento, visto che dal primo del mese partirà nel nostro Paese, il “Fondo rotativo” uno strumento molto atteso e previsto dal Protocollo di Kyoto, che consente di accedere a prestiti a tasso agevolato per realizzare progetti sostenibili. Si prevedono 600 milioni di euro di finanziamenti a un tasso dell'0,5% destinato alle piccole e medie imprese ma anche enti pubblici e privati per abbassare le emissioni di CO2. E così un condominio, per esempio, potrà accedere al fondo, per impianti di micro cogenerazione (un unico impianto per energia elettrica e caldo-freddo) o per piccole centrali rinnovabili. Università, ospedali e piccole imprese potranno accedere al fondo per interventi per l’aumento dell’efficienza energetica nei settori civile e terziario o progetti di ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie. Secondo Clini si creerà un meccanismo per cui “l'efficienza verrà raddoppiata” passando da una media attuale del 40% a un 80%. Con un ritorno stimato dell'investimento, ha detto ancora il Ministro, in 36-48 mesi. Il Fondo attiva un meccanismo virtuoso e potrebbe essere anche più consistente visto che si chiama rotativo perché viene restituito. L'Unione europea ha, infatti, imposto che il 50% delle entrate, deve servire a finanziare ulteriori azioni di riduzione delle emissioni.

Abbracciare politiche 'green' e uno sviluppo sostenibile del territorio significherebbe, quindi, contribuire a invertire il trend critico, traendo benefici importanti. A fornire nuovi dati al convegno, l'ex ministro dell'Ambiente, e papà del protocollo di Kyoto, Edo Ronchi, e presidente Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Uno studio ("A New Growth Path for Europe"), pubblicato dal ministero dell'Ambiente tedesco, ha valutato l'impatto del passaggio dal 20 al 30% nella diminuzione di CO2, stabilendo che entro il 2020 in Europa il Pil crescerebbe dello 0,6%, la disoccupazione diminuirebbe del 2,3% con conseguente aumento degli investimenti del 29,2%. Secondo lo studio tedesco, per quanto riguarda l'Italia i risultati sarebbero un aumento del Pil dello 0,6%, degli investimenti del +5,9%, con una diminuzione della disoccupazione del 2,6%. Insomma Più occupati con riduzione CO2 , "un'economia a basse emissioni aumenterebbe gli investimenti, arrivando a mettere in circolo 270 miliardi di euro l'anno, generando più lavoro e riducendo l'inquinamento locale del 65%, con positive ricadute anche sul settore della sanità", ha aggiunto Ronchi.

A marzo, dunque decollerà, il piano anti-CO2 made in Italy, avvicinando le città italiane alle sorelle europee, che dopo gli incerti accordi sul clima della conferenza dell’Onu di Durban, si preparano a dare battaglia al prossimo grande vertice, quello di giugno 2012 a Rio de Janeiro.