di Sandro Calice
E’ accaduto quello che ci si aspettava, o temeva, a seconda dei punti di vista. I 50 minuti e oltre di show di Celentano all’interno della prima serata del Festival oscurano quasi tutto il resto, con 8 dei 14 cantanti che si esibiscono ben dopo le 23.
Ma, come se non bastasse, a fine serata arriva la bomba più grande: un guasto tecnico al sistema di votazione, verificatosi già alla seconda esibizione, quella di Samuele Bersani, ha invalidato la gara. Morandi legge: “'In deroga al regolamento del festival Rai Uno e la direzione artistica, preso atto del blocco del sistema di voto, hanno deciso di sospendere la gara di stasera, permettendo a tutti e 14 gli artisti di riesibirsi domani sera”. Fischi e contestazioni, ma tant’è.
L’ingresso del Molleggiato (o Noleggiato, perché costa troppo, come hanno detto Luca e Paolo) sul palco è preceduto da effetti speciali, esplosioni, immagini di guerra e devastazioni. Poi comincia un lungo, interminabile, sermone intervallato da qualche canzone e da alcune gag. E Celentano si toglie più di qualche sassolino dalle scarpe, contro i preti che non parlano mai di Paradiso, quasi come fossimo nati solo per morire, contro ‘Avvenire’ e ‘Famiglia Cristiana’, testate “ipocrite che andrebbero chiuse” perché si occupano di politica invece che parlare di Dio; contro la Consulta che ha bocciato i referendum abrogativi della legge elettorale infischiandosene del “popolo sovrano”. C’è spazio pure per un finto litigio con Pupo, che è seduto tra il pubblico, e per una frecciatina al direttore generale della Rai. Il pubblico dell’Ariston, alla fine, gli tributa una standing ovation, ma la sensazione è che non tutto il pubblico da casa abbia fatto altrettanto.
La serata era iniziata col brivido, ma per quello che è avvenuto fuori dal teatro Ariston, con la Guardia di Finanza che ha fatto un blitz stile Cortina per controllare scontrini e fatture. Dentro, confermato il forfait della modella Ivana Mrazova, bloccata da una forte cervicalgia, si sono prestate a sostituirla Belen ed Elisabetta Canalis. L’apertura, tanto per rendere completo l’amarcord, era toccata a Luca e Paolo, con 20 minuti (lunghi anche loro) non proprio memorabili, una parodia di “Uomini soli” dei Pooh, dedicata ai comici orfani di Berlusconi e battute sparse sul canone Rai (“per vedere Giletti e Vespa??”) e le tasse da pagare. La sigla iniziale è stata Daniel Ezralow vestito da astronauta che entra e “danza” sulle note di “Così parlò Zarathustra” di Strauss.
Tutto sommato, quello che ne è uscito meglio è stato Rocco Papaleo, che si è presentato in cappotto per dare un messaggio di sobrietà, in linea col nuovo governo tecnico, e proponendosi per questo come il primo presentatore tecnico. “L’anno scorso sarei venuto in vestaglia”, ha detto, prima di lamentarsi con Morandi: “Ma come? In 60 anni di Festival non sono mai mancate le donne, e mo’ che arrivo io…”. Per il resto, c’è da registrare un profluvio di parolacce e la prevalenza, scusate, della parola “cazzo”: praticamente l’hanno detta tutti.
Sui cantanti giudizio sospeso, e crediamo che a più di qualcuno faccia bene rifare la gara, viste le numerose performance sotto tono. C’è giusto il tempo per la citazione finale di Papaleo, del poeta scomparso Vito Riviello: “Un campo di girasoli a Cortona d’Arezzo. Un campo di paraculi a Cortina d’Ampezzo”. E buonanotte.