di Sandro Calice
Il primo verdetto di questo Festival di Sanremo 2012 riguarda la sezione Giovani. La vince il quindicenne Alessandro Casillo con la canzone “E’ vero”. Il Premio della critica assegnato dalla Sala stampa, invece, va a Erica Mou per la sua “Nella vasca da bagno del tempo”.
Voto decisivo anche per i Big: vengono eliminati Chiara Civello e i Matia Bazar.
L’inizio della serata è stato poetico, e chissà se gli autori l’hanno capito. Simona Atzori, pittrice e ballerina senza braccia dalla nascita, ha danzato mentre il violinista David Garrett suonava una strepitosa versione di “Come as you are” dei Nirvana: le braccia più veloci del violino moderno (nel Guinness dei primati per l’esecuzione de “Il volo del calabrone”) prestate alla grazia e alla vitalità di chi ha dovuto farne a meno.
Rocco Papaleo è entrato con un trolley, dicendo che l’Europa esige ancora più sobrietà da noi: cravatta azzurra a tutta l’orchestra, il maestro Sabiu che ovviamente viene ribattezzato Sobriu e loden anche a Morandi col quale recita il mantra:”Alza lo share, abbassa lo spread”. La foca e tuff-tutuff, per chi non li conosceva, diventeranno un tormentone. Ed ha chiuso filosofico: “La questione, nella musica come nella vita, è mettere una nota giusta in un’armonia. Tuttavia, il suono che preferisco è la risata di mio figlio”. Giusto per la cronaca, Sabrina Ferilli e Alessandro Siani sono stati gli ospiti della serata.
I duetti. Curreri aggiunge (grande) voce su (grande) voce al pezzo di Noemi e la canzone ne guadagna. Grignani fa Grignani nel pezzo di Carone e Dalla, che resta una canzoncina nella quale il buon Lucio forse ha creduto troppo. Gazzè non è chiaro cosa facesse accanto all’urlatrice Dolcenera, ma la canzone è di quelle destinate ad andare in radio. Fargetta ha chiarito il destino “unz-unz” della canzone di Bertè e D’Alessio, presentatosi in un improbabile mise disco, e il dramma è che il tutto ha funzionato. Francesca Michielin sembrava più l’allieva che l’ospite di Chiara Civello, però la canzone migliora ascoltandola. Paolo Rossi è il perfetto complemento di Bersani, in una canzone più giusta da “recitare” che da cantare. Servillo e Finardi, due maschere teatrali, un’interpretazione potente, una canzone un po’ fragile. “Per sempre” di Nina Zilli, secondo noi, è la canzone più bella di questo Festival: la tromba di Bosso è superlativa come sempre, Giuliano Palma aggiunge poco. La voce di Mauro Ermanno Giovanardi, il violino di Mauro Pagani e il pianoforte di Giuseppe Barbera ricamano note su “La notte” di Arisa, un pezzo di grande classe. L’interpretazione di Alessandra Amoroso ed Emma, che pure ci sta simpatica, è il contrario della canzone precedente, ma avrà il suo abbondante pubblico. Platinette fa un po’ l’Alberto Lupo recitando i versi della canzone dei Matia Bazar. Virtuosismi vocali tra Renga e Scala & Kolacny Brothers, che però non scaldano.
Stasera la finale, ed è previsto un nuovo intervento di Celentano. Il direttore generale della Rai, Lei, ha auspicato che “prevalgano il buon senso e la correttezza e che non sia necessario, al termine del Festival, procedere ad iniziative conseguenti a violazioni contrattuali”.
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