di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)
Età avanzata della popolazione, malattie emergenti, nuove costose tecnologie (farmaci, vaccini, apparecchiature mediche, etc) e cambiamento climatico (che porterà all’emergenza di nuovi problemi sanitari), causano un’aumentata richiesta di salute. L’innovazione e la sperimentazione rappresentano strumenti essenziali per uno sviluppo del sistema sanitario sempre più efficiente ed in grado di rispondere alle esigenze della popolazione. L’Health Technology Assessment è un approccio multidisciplinare per l’analisi delle implicazioni medico-cliniche, socio-economiche, etico-legali di una tecnologia attraverso la valutazione di più dimensioni, quali: l’efficacia, la sicurezza, i costi e l’impatto organizzativo.
L’obiettivo è quello di valutare gli effetti reali e/o potenziali della tecnologia, sia a priori che durante l’intero ciclo di vita, nonché le conseguenze che l’introduzione o l’esclusione di un intervento ha per il sistema sanitario, l’economia e la società. I documenti di HTA fin’ora presentati sono fra i primi report italiani sviluppati a livello nazionale da un’istituzione pubblica. I report nascono nell’ambito del primo accordo tra il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali per il technology assessment dei dispositivi medici. Il prof. Walter Ricciardi, ordinario Igiene e Medicina Preventiva Università Cattolica S. Cuore di Roma, sostiene che “l’HTA si è reso necessario a causa del sostanziale aumento dei prezzi e delle richieste in sanità, ai quali non è corrisposto un pari incremento delle risorse finanziarie. Le tecnologie per la prevenzione delle patologie cardiovascolari (prima causa di morte nei Paesi industrializzati), per esempio, possono essere riferite alle seguenti classi: prevenzione primaria, ovvero tecnologie/interventi atti a prevenire l’insorgenza di condizioni morbose o a ridurne le sequele (es: campagne anti fumo). Screening: tecnologie per la diagnosi precoce o l’identificazione dei soggetti che sono particolarmente a rischio (es: misurazione della pressione sanguigna e dei livelli di colesterolo). Diagnosi: tecnologie per l’inquadramento, quanto più precoce, della natura e della gravità delle patologie (es: Ecg, radiografie, angiografie). Riabilitazione: tecnologie impiegate allo scopo di ridurre le complicazioni e i problemi dovuti alla presenza di una patologia e/o ai relativi trattamenti (es: fisioterapia)”.
La divulgazione dei risultati passa attraverso le pubblicazioni scientifiche, i congressi, ma anche attraverso il web ed i mass-media. Esiste infatti, un’ampia pluralità di stakeholder (cioè soggetti influenti nei confronti di un'iniziativa economica) in sanità, e parte della metodologia dell’HTA prevede la loro identificazione, in modo da coinvolgerli nell’analisi e successivamente informarli dei risultati. Ad esempio, lo Swedish Council on HTA (SBU) ha confrontato diversi interventi mettendo in luce come l’approccio maggiormente costo-efficace all’ipertensione sia il trattamento dei soggetti a rischio alto/moderato con la terapia farmacologica e come, invece, il controllo della pressione nei soggetti a basso rischio dovrebbe essere ottenuto con altri trattamenti. Si è anche osservato che la misurazione domestica della pressione arteriosa è altrettanto accurata di quella condotta negli studi medici consentendo di risparmiare tempo e denaro.
La condizione di ristrettezza finanziaria del Paese nel quale la crisi economica di questi anni ha aggravato il paradosso della politica sanitaria italiana, dominata dalle esigenze di contenimento della spesa sanitaria, vede nell’HTA una risposta possibile. La soluzione ai problemi del settore non può essere trovata nella costruzione di nuovi ospedali, nell’accesso indiscriminato a nuove tecnologie o in un approccio burocratico, ma verrà da un insieme combinato di interventi finalizzati sia a risolvere i problemi emergenti, che ad avviare un importante cambiamento culturale ed organizzativo per uno stabile, prossimo successo.
Intervista al Dott. Fabio Lino, dirigente RMH distretto ASL H3 Ciampino (RM):
Che applicazione trova nelle strutture sanitarie l’HTA?
La sua applicazione è auspicabile come quella di tutte le iniziative che mirano a valutare l’efficacia della diagnosi con tutti gli interventi di tipo strumentale ed economico previsti nel progetto terapeutico. Ciò in funzione della struttura politico amministrativa che viene coinvolta nell’operazione, e che deve valutare qual’ è la possibilità di migliorare tutto l’impianto organizzativo, rapportandolo anche ad idonee azioni di prevenzione. Tuttavia l’HTA non è sempre ben vista dai politici, restii a fare una spesa ‘a vuoto’ per modificare gli atteggiamenti del singolo individuo e della popolazione sempre più diffusi nei paesi ricchi e delle economie emergenti, quali il fumo di tabacco, il consumo di alcol, lo scarso consumo di frutta e verdure e la sedentarietà che sono elementi di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari.
Allora cosa si può efficacemente fare per cambiare approccio?
Intanto insistere - per esempio - con interventi televisivi (filmati, pubblicità) che possano raggiungere molta utenza e modificarne l’abitudine di vita: alimentazione calibrata, abolizione del fumo, riduzione della quantità del sale. Poi prendere iniziative che spingano le industrie in generale dell’alimentazione a produrre alimenti con poco sodio evitando sostanze che possano indurre ipertensione ed applicando, sui loro prodotti, targhette con chiare indicazioni delle quantità del sale, lipidi e zuccheri. Inoltre, iniziative che inducano a fare attività fisica quotidiana per evitare che cresca l’obesità che è uno dei problemi più grossi della società occidentale. Non c’è interesse a fare prevenzione perché le ditte vogliono vendere senza problemi. Invece dovrebbero favorire l’uso dei cibi ad alto contenuto di fibre vegetali e gli alimenti non ricchi di grassi polinsaturi o ipercalorici.
La medicina avrebbe un’arma in più, insomma
Sì. Occorre abituare la popolazione ad effettuare periodici controlli dal medico o anche a fare indagini a basso costo e ad alta efficacia (esami del sangue) che possono rilevare una patologia, o in corso di sviluppo o già instaurata, come un danno d’organo che può aumentare il rischio circolatorio globale e che dev’essere ricompreso nella strategia di trattamento. Quest’ultima va tenuta in grossa considerazione, perché non si deve aspettare che si instauri il danno biologico latente o clinicamente evidente, ma instaurare una terapia che lo prevenga, tenendo conto che le complicanze maggiori sono infarto, insufficienza cardiaca e ictus cerebrale”.