Referendum in Siria


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Il ‘trucco’ di Assad

Il popolo vota la nuova Costituzione soldati_siria_296

di Mariaceleste de Martino
(
mceleste.demartino@rai.it)

Si va alle urne in Siria come fosse una tranquilla domenica, in un qualsiasi Paese dove il clima è appena disturbato da qualche tensione politica o ‘bagarre’ per effetto di una crisi economica. Ma i siriani sono chiamati a votare un referendum per cambiare la Costituzione mentre è in atto una sanguinosa guerra civile tra il governo e il suo stesso popolo. Sono 8.500 i siriani uccisi dall'inizio della rivolta, cominciata a metà marzo 2011. Questa è la nuova conta dei morti degli attivisti dei Comitati di coordinamento locali.

Il regime siriano dunque annuncia un referendum su una nuova Costituzione che introduce il multipartitismo. Il presidente dovrebbe essere eletto a suffragio diretto universale per un massimo di due mandati di sette anni ciascuno. Ma allo stesso tempo Damasco non ha posto fine alla repressione. Il presidente Bashar al Assad non ci sta a essere visto come un dittatore o un “criminale”. Dinanzi alla Comunità internazionale vuole dimostrare di essere un leader ‘giusto’. E quale migliore forma di democrazia se non l’espressione del popolo?

La nuova legge dello Stato è stata messa a punto da un'apposita commissione governativa. Poi, Assad ha “promulgato un decreto in cui si stabilisce la data di domenica 26 febbraio per un referendum su un disegno di Costituzione”. Ma il presidente non precisa cosa avverrebbe qualora la bozza costituzionale fosse bocciata dai votanti.

Il provvedimento porrebbe fine a mezzo secolo di assoluto predominio del partito unico 'Baath', che fa capo al regime del presidente, introducendo il pluralismo. Una delle clausole della nuova Carta è la scomparsa del monopolio del partito al potere in Siria da quasi 50 anni. La Costituzione attuale era stata adottata dal Parlamento il 31 gennaio 1973 e secondo l'articolo 8 “il partito Baath (al potere dal 1963) dirige lo Stato e la società”.

Ma com’è possibile indire un referendum in piena rivoluzione?
“È un raggiro, un imbroglio, perché quelli che andranno a votare saranno quelli pro Assad”, dice a Televideo Farid Ghadry, nato in Siria, co-fondatore e attuale presidente del Partito riformista siriano con base negli Stati Uniti. “La maggior parte dei siriani è impegnata a protestare e a lottare, o a cercare di sopravvivere. L’ultimo pensiero è difendersi da un altro inganno da parte di Assad. Ho la sensazione che si otterrà un altro risultato del 96%, come quando il nome di Assad fu l’unico sulla scheda elettorale nel 2007. Ottenne il 97% dei voti”.

Come possiamo pensare di avere una risposta “democratica” dal referendum?
“La risposta migliore è di cercare quello che molti siriani hanno desiderato dall’inizio della protesta: Fermare prima la violenza contro i siriani”.

Il governo uccide la sua gente e poi la invita a votare per una nuova Costituzione. Il voto avverrà come in un Paese veramente ‘democratico’?
“Non possono farli votare, ma faranno in modo che si abbia l’impressione che stia accadendo, che tutto il Paese va alle urne, tranne piccoli gruppi”.

Boicotterà il referendum e le prossime elezioni il Comitato di coordinamento delle forze del cambiamento democratico, che raggruppa buona parte dell'opposizione interna in Siria. Le prossime elezioni politiche si terranno entro novanta giorni dall’approvazione della nuova costituzione. “La priorità, ribadisce il portavoce del Comitato Hasan Abdel Azim, è porre fine alle violenze, alle uccisioni e ottenere il rilascio dei detenuti”.

“La bozza costituzionale non è altro che uno strumento politico, un pezzo di carta scritto da questo regime barbarico”, recita un comunicato dei Comitati Locali di Coordinamento della Rivoluzione. “Non vediamo alcuna alternativa al rovesciarlo, assieme ai suoi simboli, ai suoi rappresentanti e all'ideologia sulla quale si fonda. Chiediamo pertanto al popolo siriano di respingere e boicottare il presunto referendum, così da confermare la mancanza di pubblico appoggio per questo regime criminale”, conclude la nota.

Il progetto di Costituzione presentato da Assad “è una bozza fabbricata dal regime, che non ha più la fiducia del popolo, e alla sua preparazione non ha partecipato nessun rappresentante dell'opposizione”. È l'opinione dell'avvocato e attivista siriano per i diritti umani Anwar al-Bunni, ex detenuto politico, secondo il quale questi elementi indicano che “il regime continua a programmare e a decidere in modo egemonico” ed è intenzionato a salvare i poteri e le prerogative del presidente Bashar al Assad.

Inoltre, ha aggiunto, “il potere legislativo continua a essere nelle mani del capo di Stato, che ha diritto a varare leggi a prescindere dalla Camera dei deputati, è lui a nominare il premier, i ministri e tutti i funzionari civili e militari, così come è lui a rimuoverli dai loro incarichi, sempre lui è il comandante supremo delle forze armate e accredita i diplomatici siriani all'estero. Il principio che manca nella nuova Costituzione è quello della partecipazione e del diritto del popolo siriano a progettare il suo futuro”.

Ma la debolezza del progetto non sta solo nei suoi contenuti, bensì anche nella metodologia. “Bisognava innanzitutto eleggere un'Assemblea costituente - dice Bunni - Questa avrebbe dovuto delineare il nuovo futuro della Siria, in cui il potere deve essere neutrale”. Senza contare che nel corpus giuridico siriano vi sono “centinaia di leggi in contrasto con questa bozza, ma le autorità non hanno spiegato come intendono risolvere queste discrepanze”, aggiunge l'attivista, che di recente ha presentato all'opinione pubblica un suo progetto di Costituzione.

“Questo progetto è arrivato con un ritardo di undici mesi”. Così il Consiglio Nazionale Siriano, principale cartello delle forze politiche oppositrici che ha sede a Istanbul, Turchia, riferendosi all'inizio della rivolta contro Assad alla metà del marzo 2011.

“La verità è che Assad ha soltanto aumentato gli omicidi e le carneficine nel nostro Paese. Ha perso la sua legittimità”, dice Melhem al-Droubi, esponente di spicco dei Fratelli Musulmani, “e noi non siamo interessati alle sue putride Costituzioni, vecchie o nuove che siano”.

La bozza della nuova costituzione preparata dall'Assemblea costituente siriana è “razzista e basata sul confessionalismo”. È l'opinione dell'attivista politico siriano ed esperto di minoranze Sulayman Yousef, che ha fatto appello a “liberali, laici, cristiani e sostenitori dello Stato civile” a boicottare il referendum che si terrà per varare la legge fondamentale. In particolare, “stabilire che il presidente della Repubblica debba appartenere a una religione, che è anche fonte essenziale del diritto, è da considerarsi una discriminazione giuridica e costituzionale tra i cittadini, ed è un ostacolo all'instaurazione di un sistema democratico e alla realizzazione della giustizia e dell'uguaglianza. La salvaguardia dei cristiani in quanto abitanti originari della Siria implica l'esistenza di un regime politico e sociale democratico e laico”, dice Yousef.

Il documento ha suscitato la perplessità dei Paesi occidentali e gli Stati Uniti d’America lo hanno definito “una farsa”. “Risibile”. Così la Casa Bianca. “Questo è farsi beffa della rivoluzione siriana”, ha commentato il portavoce presidenziale, Jay Carney che ha ricordato tutte le precedenti promesse fatte da Assad: “Sono state sempre seguite da un aumento delle violenze e non si sono mai concretizzate, fin dall'inizio delle manifestazioni pacifiche in Siria”.

Per la Russia, alleata del presidente Assad, si tratta, invece, di “un passo avanti”. Così il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, lamentando che da parte occidentale “invece del dialogo” c'è il tentativo di isolare il governo siriano”.