Arriva l'Imu sui bar degli oratori e sui negozietti dei santuari, ma anche nei pensionati e sulle cliniche gestite da religiosi. Non bastera' più infatti che l'attività non commerciale sia ''prevalente'' per non pagare la nuova imposta che ha sostituito l'Ici.
L'esenzione varrà, a partire dal 2013, solo per i locali nei quali si svolge ''in modo esclusivo'' attività no profit. Salvi dunque i luoghi di culto o i locali nei quali si fa solo opera di assistenza, per fare un paio di esempi. Per gli immobili con utilizzazione mista occorrerà distinguere i metri quadrati dove si fanno commercio e guadagni e dove no.
Di certo c'è solo che si tratta di migliaia di immobili distribuiti in tutta Italia, con decine di proprietà "ecclesiastiche" diverse, dalle parrocchie alle diocesi, dai singoli ordini religiosi agli immobili del Vaticano, dalle confraternite alle congregazioni. E migliaia sono le attività socio-assistenziali che la Chiesa svolge in forma gratuita, ma altrettante rientrano sotto la categoria commerciale, come le cliniche o gli alberghi, con il dubbio di come identificare le scuole.
Secondo stime realizzate sul web si parla di circa 100 mila immobili, di cui novemila sono scuole, 26 mila strutture ecclesiastiche e quasi cinquemila strutture sanitarie.
Da questa "galassia" nasce il balletto delle cifre su quanto varrà la "fine" dell'esenzione dell'Ici alla Chiesa: nessuna certezza, quindi, anche se nelle casse pubbliche non dovrebbero entrare ''miliardi'' di euro.
Forse anche meno di 100 milioni, visto che il rapporto finale del Gruppo di lavoro sull'erosione fiscale (guidato dal sottosegretario all'Economia Vieri Ceriani, che l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti aveva voluto per censire le varie voci che in vari modi riducono il gettito fiscale) ha individuato quella cifra per quanto riguarda gli immobili di tutti gli enti no-profit, non solo quelli ecclesiali. Posizione, questa, espressa a inizio 2012 da Avvenire che ha ricordato come l'esenzione dell'Ici per la Chiesa sia un ''investimento'' considerate le attivita' sociali svolte.
Sul reale valore dell'Ici della Chiesa il balletto di cifre va avanti da anni. In pratica, da quando nel 2006 il governo Prodi con un decreto ha confermato l'esenzione (prevista da una legge del 1992 per tutti gli enti no profit a determinate condizioni) del pagamento dell'Ici per gli immobili della Chiesa, che ''non abbiano esclusivamente natura commerciale''.
In tempi recenti si è \parlato di cifre che vanno dai 500-700 milioni stimati dall'Anci ai 2,2 miliardi stimati dall'Ares, l'Associazione ricerca e sviluppo sociale. Con il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, che ha gia' proposto un censimento degli immobili, in particolare per individuare quelli adibiti a uso commerciale.
Secondo stime non ufficiali dell' Agenzia delle Entrate, si tratterebbe di un potenziale introito di due miliardi di euro all'anno.
Il gettito che arriverà andrà al futuro calo delle tasse: ''le maggiori entrate'' determinate dalla nuova norma sulle esenzioni dall'Imu ''saranno accertate a consuntivo - spiega il governo - e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all'alleggerimento della pressione fiscale''.
La novità è inserita nel decreto Liberalizzazioni, e non in quello sulle semplificazioni fiscali all'attenzione del consiglio dei ministri, considerata ''la stretta attinenza - fa notare Palazzo Chigi - ai temi della concorrenza, della competitività e della conformità al diritto comunitario''.