di Rita Piccolini
Tra l’addio commosso di Raf Simons, voci insistenti lo darebbero a Parigi da Dior, che saluta con una magnifica collezione realizzata per Jil Sander con diversi tipi di maglia e presenta una donna sofisticata, colorata, elegante, e il monito di Giorgio Armani: basta a un’immagine femminile che non perda occasione tramite i modelli indossati a pesanti allusioni sessuali ( e questo ci riporta all’attualita: ”chissenefrega” della farfallina di Belen”), la settimana del pret à porter per la prossima stagione invernale in corso a Milano raggiunge il suo apice.
Le pellicce voluminose e colorate, se ne vedono moltissime: quelle vitaminiche di Pucci su abiti da sera dorati, o quelle addirittura a righe, in diverse gradazioni di colore di Genny. Le borse ancora grandi, capienti, comode, molte delle quali realizzate in pelliccia. Le scarpe estrose, persino un po’ “fetish”: una giovane stilista, Lady San Pedro, ha vinto un concorso con le Flutterby shoes.Le proposte romantiche e retrò di Antonio Marras, con le sue giacche di tweed, gli abiti di velluto, i tessuti damascati, le stole e le mantelle. E’ una vera girandola di proposte belle, di qualità, quelle che partono da Milano in questa settimana di sfilate importanti, che consolidano la città nella sua posizione di una delle capitali della moda più importanti del mondo.
Ma c’è un messaggio, un filo conduttore che lega le diverse proposte: il recupero delle radici. Il ripensare il passato per proiettarlo nella modernità. Lo stesso desiderio di non perdere mai di vista la nostra grande tradizione manifatturiera e il nostro patrimonio culturale, che già nella settimana dell’alta moda a Roma era stato il motivo conduttore di tutte le collezioni. Una convinzione quindi: per correre vincenti verso il futuro è necessario essere saldamente ancorati al passato.E le radici sono sempre ben presenti nelle collezioni di Dolce & Gabbana. La Sicilia, prima di tutto, Palermo, i riti religiosi e le tradizioni popolari ad essi legati. Ancora una volta e più che mai c’è tutto questo nella nuova collezione autunno-inverno, caratterizzata, per dirla con le parole degli stessi stilisti, da una “romantica opulenza”. C’è un po’ di tutto ciò che amano in questa collezione: un po’ di barocco, gli anni Quaranta, la Sicilia, Venezia, la Cina. Un’alchimia che li consacra tra i più autorevoli interpreti della bellezza italiana.
Certo i contrasti sono molti. Sfila una modella con un pagliaccetto nero sgambato, con mantellina di astrakan e enormi orecchini che definirli barocchi è un eufemismo. Poi camicette di pizzo, mantelline, decorazioni dorate sulle gonne, sui corsetti, un po’ ovunque. Stivaletti alla “belle epoque”, stampe rosso e arancio sul nero, corsetti neri e crinoline verginali, il chiaro e lo scuro, il diavolo e l’acqua santa. E poi ancora lunghe e misteriose mantelle con cappuccio, abiti con mantelline, oro su oro…
Ma c’è molto altro nelle sfilate milanesi. Il rigore e le linee geometriche di Marni, dove tuttavia non mancano stampati che hanno come oggetto i fiori e i simboli della natura. Anche qui vince il colore.Poi grande borsa da viaggio bianca, giacca grigia di taglio maschile, camicia con colletto rigidamente abbottonato, stivaletti con stringhe: ecco incedere la donna in carriera di Trussardi. Anche in questa collezione non manca il total black ma dominano essenzialmente i colori neutri, unica eccezione il ruggine. Belli i cappelli a tese larghe. I tailleur e i soprabiti sono ambiguamente per una lei o per un lui. Alcune modelle sembrano proprio ragazzi, con i capelli tiratissimi e le forme piatte sotto le camicie e i pullover.
Va bene non esagerare con gli ammiccamenti che dal troppo femminile possono sconfinare nel sexy, ma qui si va all’opposto, si passa da un estremo all’altro.
Nelle immagini, dall'alto: Jil Sander, Antonio Marras, Dolce&Gabbana e Trussardi