di Nello Di Costanzo
In tempi di recessione economica automaticamente circola meno denaro e gli investimenti calano. La gente preferisce aspettare tempi migliori piuttosto che fare scelte che in questo momento potrebbero rivelarsi azzardate. In giro serpeggia la paura, nessuno è disposto a rischiare capitali. Ma c'è un settore che, sia pur in flessione, sembra reggere alla crisi ed è quello del mercato dell'arte, una forma di investimento considerata alternativa, ma anche culturale.
Vantaggi fiscali
Non solo il mattone, dunque, bene rifugio per eccellenza. Investire in arte oggi significa guadagnare poi domani. E' come avere un titolo azionario che viaggia sempre col segno positivo. E poi, a differenza di tanti altri investimenti, ci sono indubbi vantaggi fiscali. La legislazione italiana, infatti, non prevede alcuna tassazione sulla compravendita di opere d'arte. Per esempio, se si acquista un quadro a 15mila euro, regolarmente fatturato, dopo qualche anno lo si può rivendere anche a 50 o più senza pagare nulla al fisco. Ed ancora, le opere d'arte non sono soggette a denunce nella dichiarazione dei redditi. Ma i vantaggi non finiscono qui. Le gallerie sono sempre più frequentate da rappresentanti di società e da liberi professionisti. Il motivo? Presto detto. Questi possono ammortizzare per intero i costi delle opere acquistate, con un risparmio fiscale del 35% in cinque anni (aliquota del 7% l'anno), purché vengano esposte in stanze di rappresentanza.
Mercato in flessione
Abbiamo accennato al fatto che il mercato dell'arte è in sofferenza, ma non in crisi. La testimonianza arriva da una studio elaborato dall'area research di Banca Monte Paschi di Siena e reso noto dall'Art Market Report (siamo all’undicesimo rapporto, viene redatto ogni sei mesi e prende in considerazione solo i beni battuti alle aste), che misura il mercato della pittura internazionale e stima la sua possibile evoluzione mediante tre indici ad hoc - Mps Art Old Masters & XIX sec. Index (arte antica e del 19° secolo), Mps Art Pre War Index (impressionismo e le avanguardie post impressioniste), Mps Art Post War Index (arte post moderna e contemporanea) - i cui risultati vanno a formare nel loro insieme l’Mps Global Painting Art Index (mercato della pittura in generale). C’è poi anche un indice complessivo, l'Mps Art Market Value Index, quello cioè che oltre alla pittura include anche le arti minori (orologi, gioielli, vini antichi, sculture, articoli d’antiquariato, arredi d’epoca, ecc.). Ebbene, nell’undicesimo Art Market Report si evince che il mercato della pittura (Mps Global Painting Art Index ) nel secondo semestre 2011 ha registrato una flessione del 28,5% rispetto all'anno precedente. E questo grazie alla crisi economica che ha colpito i principali Paesi occidentali, Italia inclusa, che si è tradotta in una carenza di liquidità e non ha consentito, quindi, al mercato dell'arte di mantenere gli ottimi livelli di fatturato medio raggiunti nel 2010.
Boom dell'Asia
Sempre dall'undicesimo Art Market Report si evince come l'Asia stia portando via importanti quote di mercato soprattutto agli Usa. In particolare, è da rimarcare la crescita della Cina, costante oltre che intensa, nel segmento del contemporaneo (Mps Art Post War Index ). La quota del fatturato battuto in Oriente è aumentata, infatti, dal 2,68% del 2006 all'11,8 del 2011. Un vero e proprio exploit, destinato a continuare e che potrebbe portare la Cina a diventare la capitale mondiale dell'arte.
Le arti minori
All'interno delle arti minori, il segmento più importante è rappresentato da gioielli e orologi, le cui aste spiccano per gli elevati fatturati medi. Un comparto che complessivamente pesa per il 15,9 sul fatturato totale e che registra una variazione positiva. Così come anche il settore sculture e arredi, che rappresenta il 6,6% del fatturato globale.
Non solo lucro
“Negli ultimi dieci anni, in base alla mia esperienza, posso affermare che le persone che acquistano opere d’arte sono aumentate. Si tratta però di gente facoltosa, che compra non per rivendere e quindi lucrare, ma per il solo gusto del bello, cioè quello di possedere un bene esteticamente rilevante”. Così Umberto Allemandi, editore torinese dell’omonima casa editrice e direttore de “Il Giornale dell’Arte”, che dà anche una spiegazione alla flessione del mercato (limitato alle aste) rilevata dall'Art Market Report. “Tutti sappiamo – spiega – che l’arte si sviluppa dove c’è denaro e oggi di soldi ne circolano pochi. Per cui sono convinto che con un’economia in ripresa cresce anche la domanda di beni artistici”. “Per me, comunque, – continua Allemandi – è in sofferenza il mercato delle aste, quello maggiormente frequentato dagli speculatori, ma non le gallerie, dove di solito comprono i collezionisti”.