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Presepi, l’umiltà di un grande messaggio

Fanno arte, cultura, spettacolo ma continuano a descrivere un grande atto d’amore presepe1_296

Storia, cultura, tradizione, arte e anche spettacolo. Il presepe oggi rappresenta tutti questi elementi e anche altro. Sarebbe davvero arduo tracciarne una classificazione. Forse su un elemento tutti concordano: a differenza dell’albero di Natale, che ha chiare origini e sviluppi laici - ma niente ostacola il senso anche cristiano dell’addobbo festoso e, persino in piazza San Pietro, ogni anno ne campeggia uno di ragguardevoli dimensioni - il presepe è indissolubilmente legato a un evento: la nascita di Gesù in un luogo umile e di povertà estrema. La versione latina del vangelo di Luca parla chiaro: non c’era posto per lui nell’albergo, nacque “in praesepio”, letteralmente in una “mangiatoia”. Intorno a quel luogo, al suo significato, si sono stratificate nel tempo le rappresentazioni. La Natività è stata ricordata da subito con sculture, disegni, pitture. Ma anche con statuine che riproducevano la Sacra Famiglia e, riprendendo le descrizioni dei vangeli apocrifi e della tradizione verbale, il bue e l’asinello.

Nascono insieme, mille anni fa, le rappresentazioni del Natale e della Pasqua
Ma serviva qualcosa di più al confuso mondo post-romanico della fine del primo millennio per ricostruire un tessuto di valori che sembrava perdersi. Negli atteggiamenti e nei simboli. E, soprattutto nell’Italia centrale, i movimenti penitenziali, i flagellanti, le laudi e le rappresentazioni sacre cominciavano a trasporre nella vita pratica i più radicali, ma anche i più concreti, insegnamenti evangelici. Prendevano origine lì tanto i riti del Natale che quelli del Venerdì Santo e della Pasqua. Nascita, morte e resurrezione. Attraverso la conversione e l’espiazione. Del mondo secolare prima, ma poi delle anime degli uomini che ci camminano sopra. San Francesco, da quella città di Assisi che nella Divina Commedia Dante definirà poi “Oriente” del mondo per sottolinearne il peso nella storia della rinascente umanità, deve essersi certo abbeverato alla cultura dei precursori di Iacopone da Todi prima di pensare al presepe vivente, realizzato in zona, anche se qualche decina di chilometri più a sud, a Greccio, nel 1223. Quello è di certo il primo presepe moderno, che ha dato un impulso irrefrenabile allo sviluppo del ‘settore’. Non solo a quello delle ricostruzioni fatte con donne, uomini, arti e mestieri, ma anche a quello delle statuette. Se avesse potuto incassare in anticipo le royalties sulla sua invenzione, il “Poverello” non avremmo potuto certo chiamarlo così.

A Roma il primo presepe scolpito
Il primo presepe scolpito a tutto tondo di cui si ha notizia è quello realizzato da Arnolfo di Cambio fra il 1290 e il 1292. Le statue rimanenti si trovano nel Museo Liberiano della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. L'iconografia del presepio ebbe un impulso nel Quattrocento grazie ad alcuni grandi maestri della pittura: il Botticelli nell'Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi) raffigurò personaggi della famiglia Medici. Nel Quattrocento anche Luca e Andrea Della Robbia si cimentarono con le loro terrecotte in scene della Natività: una è nel convento aretini della Verna. Un'altra terracotta robbiana, con sfondo affrescato da Benozzo Gozzoli, si trova nel duomo di Volterra (Pisa) e rappresenta i pastori e il corteo dei Magi. Ben presto questo tipo di simbolismo fu ampiamente recepito a tutti i livelli, soprattutto all'interno delle famiglie, per le quali la rappresentazione della nascita di Gesù, con le statuine ed elementi tratti dall'ambiente naturale, diventò un rito irrinunciabile.

I monumentali fioriscono nel Quattrocento
Nel XV secolo si sviluppò l'usanza di collocare nelle chiese grandi statue permanenti, che si diffuse anche per tutto il XVI secolo. Uno dei più antichi, tuttora esistenti, è il presepe monumentale della Basilica di Santo Stefano a Bologna, che viene allestito ogni anno per Natale. Dal XVII secolo il presepe iniziò a diffondersi anche nelle case dei nobili sotto forma di "soprammobili" o di vere e proprie cappelle in miniatura anche grazie all'invito del papa durante il Concilio di Trento: Pio IV ammirava la capacità della rappresentazione di trasmettere la fede in modo semplice e vicino al sentire popolare. Con i secoli successivi il presepe occupò anche gli appartamenti delle persone comuni.