di Mauro Caputi
Il doppio anticipo del sabato scrive i nuovi valori del campionato, col Milan che allunga autorevolmente grazie a un Ibra sontuoso e la Juve che rallenta mostrando preoccupanti limiti di tenuta atletica, e lascia i riflettori della domenica al derby di Roma. Una partita che ha mantenuto fin dai primi istanti quanto promesso alla vigilia. Luis Enrique, in difficoltà dopo la scoppola di Bergamo, mette Taddei e Josè Angel sulle corsie esterne e il tridente Totti-Borini-Lamela. Reja, che ha chiarito con la società la scorsa settimana, deve reinventare la difesa e schiera Scaloni, Biava, Dias e Garrido. Passano pochi minuti e le carte, almeno in casa giallorossa, devono essere rimescolate: Hernanes trova lo spiraglio per Klose che ruba il tempo a Stekelenburg e subisce il fallo del portiere. Rigore e rosso all’olandese. Fuori Lamela, entra Lobont fra i pali e subisce il tiro dal dischetto con cui Hernanes al 10’ porta avanti i biancocelesti. Incredibilmente, con l’uomo in meno la Roma mette alle corde gli avversari e raggiunge subito il pari: al 16’ Juan affonda in area e colpisce la traversa, irrompe Borini ed è 1-1. I giallorossi continuano a farsi apprezzare, la Lazio sembra irretita, sicuramente prudente. Nelle entrate non si fanno sconti, l’arbitro Bergonzi deve fare gli straordinari. Nella ripresa una disattenzione rompe l’equilibrio: punizione di Hernanes e Mauri, tutto solo, entra in scivolata e batte Lobont al 61’. Il nuovo svantaggio toglie il respiro alla Roma, la Lazio prova a chiudere: Hernanes, in fuga solitaria, si impappina davanti a Lobont; Gonzalez chiama il portiere all’intervento decisivo di pugno. Poi la Roma si ripropone, con Totti che corregge di testa di poco a lato. All’87’ Scaloni si merita il secondo giallo ed equilibra il numero degli uomini in campo. In pieno recupero Bojan prova a riequilibrare anche il risultato, ma il colpo di testa finisce molto alto. Resta il 2-1, la Lazio conquista il terzo posto solitario, la Roma dà comunque una buona risposta dopo il tracollo di Bergamo.
L’Udinese perde contatto dalla Lazio a causa del pari interno con l’Atalanta. La squadra di Guidolin accusa la buona disposizione dell’Atalanta, pur rimaneggiata, e non riesce a sfondare. Il primo tempo registra un rotondo zero alla voce palle gol. Un po’ meglio la ripresa (anche se era impossibile far peggio) con i friulani che provano a vivacizzare l’attacco con Floro Flores e Armero. A pochi secondi dalla fine l’occasione capita a Di Natale che però trova sulla sua strada uno strepitoso Consigli. I bergamaschi proseguono così sulla strada di un campionato tranquillo nonostante l’iniziale penalizzazione.
Nell’anticipo dell’ora di pranzo il Napoli ottiene la quarta vittoria consecutiva in campionato (i successi diventano cinque considerando la Champions), ma la partita di Parma va alla storia per i clamorosi errori della terna arbitrale comandata da Valeri. I bianco scudati giocano meglio, il Napoli fa valere sprazzi di tasso tecnico più elevato. Al 40’ Cavani è abile a procurarsi un rigore (il tocco di Musacci c’è, ma è lieve): Mirante respinge la conclusione dal dischetto dell’uruguaiano che però insacca sulla ribattuta. A inizio ripresa Dossena smanaccia un pallone in area, Valeri non se ne accorge e assegna solo corner. Il Parma ha il demerito di non concretizzare il grande volume di gioco ispirato da Giovinco (Mariga sbaglia troppo, Okaka è lento, Biabiany evanescente). Tuttavia raggiunge al 77’ il meritato pareggio con Zaccardo che risolve una mischia su corner (peraltro regalato da Campagnaro). La squadra di Donadoni sembra in grado di puntare al bottino pieno, ma all’86’ la difesa viene presa d’infilata da Cavani che serve Lavezzi bravissimo a incrociare in rete. Tutto bellissimo, peccato che il ‘Pocho’ fosse in fuorigioco di un buon metro sull’assist del compagno. Il 2-1 potrebbe essere arrotondato dallo stesso Lavezzi, che nel recupero prende il palo a porta vuota. Il Napoli si conferma al quinto posto, il Parma si chiude in silenzio stampa.
Il Siena supera 3-0 il Cagliari concretizzando le occasioni offerte da una partita avara di emozioni. All’inizio i sardi sono più attivi grazie alle incursioni di Conti. Pegolo è bravo si Ribeiro, poi i padroni di casa prendono campo e al 40’ passano con Bogdani che calcia al volo una respinta di Agazzi su tiro di Giorgi. La ripresa vede i padroni di casa gestire la partita. Che viene chiusa nel giro di pochi secondi a partire dall'80', quando Calaiò piazza una gemma balistica che lascia di sasso Agazzi. Passano 2’ e Brienza imbecca Del Grosso, bravo a eludere il fuorigioco, e il terzino fa tris in diagonale. Per il Siena è un buon passo avanti verso la salvezza in un periodo travagliato.
Sorride anche la Fiorentina, che torna al successo battendo 2-0 il Cesena. Beretta, alla ricerca di punti salvezza, schiera Iaquinta e Del Nero in attacco. Delio Rossi, invece, è costretto ad affrontare una nuova tegola con l’infortunio di Jovetic che lascia il campo al 21’. Nella ripresa i viola trovano il bandolo della matassa grazie anche all’autogol di Moras, che prova ad anticipare di testa Amauri ma fa il pasticcio al 61’. Al 74’ Nastasic chiude i conti con una bella girata dopo una torre di Natali.
Gol e risultato in altalena al ‘Via del Mare’ dove Lecce e Genoa pareggiano 2-2. In vantaggio gli ospiti al 21’ con Sculli che interviene di tacco su una rasoiata dalla fascia e beffa Miglionico che provava l’anticipo. Lecce un po’ nervoso, con Cosmi che negli spogliatoi lavora bene sull’umore. Nel secondo tempo i salentini mostrano una maggiore concretezza e capovolgono la partita. Al 61’ il solito Muriel parte su un’imbeccata di Bertolacci e semina la difesa depositando alle spalle di Frey. All’81’ Brivio indovina una splendida traiettoria su punizione dai 25 metri. Il vantaggio, però, dura solo 5’: Sculli salta più in alto di tutti di testa e Giacomazzi devia la traiettoria mettendo fuori causa Benassi. Per il Lecce la zona salvezza torna ad allontanarsi di un paio di punti, tuttavia l’undici di Cosmi prosegue sulla strada della continuità del gioco e dei risultati.
Un Dall'Ara commosso (compreso Gianni Morandi, seduto in tribuna) applaude la pesantissima vittoria-salvezza del Bologna in onore dell'indimenticato Lucio Dalla, che dei rossoblù era grande tifoso. Dopo i funerali del cantautore, svolti poche ore prima a San Petronio (gara posticipata per questo alle 18.30), il pubblico felsineo assiste all'1-0 della sua squadra contro il 'disperato' e poco incisivo Novara di Mondonico, ormai con un piede e mezzo in serie B. Vittoria di misura ma meritatissima quella degli uomini di Pioli, che comandano la gara, sprecano un rigore nel primo tempo con Di Vaio (18') e trovano il gol-partita all'83' con il neo entrato Robert Acquafresca, che segna a porta vuota dopo un incredibile doppio palo, il primo colpito da Perez, il secondo da Di Vaio. La zona retrocessione è adesso distante 6 punti e mercoledì c'è ancora un jolly a disposizione del Bologna, il difficile (ma non impossibile) recupero casalingo con la Juve.
Il posticipo domenicale stava quasi per emettere un verdetto senza appello, ovvero l'eclissi definitiva dell'Inter e la fine dell'avventura di Ranieri. Ma l'Inter, si sa, è una squadra imprevedibile, capace di tutto e del contrario di tutto. Ed è è proprio questo il film andato in scena al Meazza, con l'incredibile 2-2 finale col Catania. Si comincia col vantaggio firmato dal 'Papu' Gomez (18'), che si beve Nagatomo ed estrae dal cilindro un imparabile destro incrociato. Preceduto di un minuto dalla gigantesca palla-gol fallita da Barrientos (37'), che s'impappina sul più bello, si prosegue (38') col meritato ma 'maldestro' raddoppio di Izco (su assist di Marchese, in posizione però di fuorigioco), che colpisce malissimo il pallone ma fa ugualmente centro. Primi 45' senza storia: etnei compatti e baldanzosi, Inter passiva e stordita. La ripresa sembra portare altre brutte notizie (etnei vicini allo 0-3 in almeno due occasioni), poi un rugurgito d'orgoglio scuote gli ormai un po' logori campioni nerazzurri: Forlan riapre il match al 71', Milito con una saetta all'incrocio dei pali (80') lo rimette in piedi, Pazzini in pieno recupero (91') fallisce a tu per tu con Carrizo il clamoroso ribaltone. Alla fine esce un pari che arresta l'emorragia di risultati dell'ultimo, disastroso mese (5 sconfitte di fila, 6 con la Champions) e nega al Catania di Montella - bello ma poco smaliziato - l'aggancio al 7° posto e il primo colpo della sua storia a San Siro. Per Moratti, comunque, si avvicina l'ora delle grandi decisioni.