Alfonso de’ Liguori è un santo, un Dottore della Chiesa. Un pensatore cristiano che la maggior parte di noi non ricorda per i suoi ragionamenti filosofici e teologici, ma per le semplicissime parole, da lui scritte, del “Tu scendi dalle Stelle”. Di cui compose, oltre a quella letteraria, anche la prima stesura musicale, poi riadattata, ma non stravolta, da mani più esperte. Sant’Alfonso, nato alla fine del Seicento, era un napoletano. Precocemente geniale (allievo di Giambattista Vico, comincio l’università a 13 anni e si laureò a 17) e verace. E Napoli gli ha tributato l’omaggio più grande: tramutare in vera e propria arte la “discesa dalle stelle”, il “re del cielo”, “la grotta al freddo e al gelo”. E, infatti, nel Settecento il presepe napoletano visse la sua stagione d'oro.
Ad Amalfi la prima ’Cappella del presepe’
Ma il presepe, nella città partenopea, esisteva già da molti secoli. Il primo risale agli inizi del Duecento e ad Amalfi, già nel 1324, c’era una “Cappella del presepe”. Nel Quattrocento si sviluppa prepotentemente la scultura delle figure, in particolare con i fratelli Giovanni e Pietro Alemanno che nel 1470 creano le sculture lignee per la rappresentazione della Natività. Nel 1507 il lombardo Pietro Belverde scolpì 28 statue per i frati di San Domenico Maggiore. Per la prima volta il presepe fu ambientato in una grotta di pietre vere, forse venute dalla Palestina, ed arricchito con una taverna.
Le statuine in terracotta
Nel 1532 Domenico Impicciati fu probabilmente il primo a realizzare delle statuine in terracotta ad uso privato. Uno dei personaggi prese le sembianze del committente, il nobile di Sorrento, Matteo Mastrogiudice, della corte aragonese. Nel 1534 arrivò a Napoli San Gaetano da Thiene che aveva già dato prova di grande amore per il presepio in Santa Maria Maggiore a Roma. La popolarità del presepio crebbe e particolarmente apprezzato fu quello costruito nell'Ospedale degli Incurabili. Il barocco Si deve ai sacerdoti scolopi, nel primo ventennio del Seicento, il presepio barocco. Le statuine furono sostituite da manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe o di abiti. I primissimi manichini napoletani erano a grandezza umana per poi ridursi attorno ai settanta centimetri. Il presepio più famoso fu realizzato nel 1627 dagli scolopi alla Duchessa. La Chiesa degli scolopi lo smontava ogni anno per rimontarlo il Natale successivo: anche questa fu un'innovazione perché fino ad allora i presepi erano fissi. Nel 1640, grazie a Michele Perrone, i manichini conservarono testa ed arti di legno, ma furono realizzati con un'anima in filo di ferro rivestito di stoppa che consentì alle statue di assumere pose più plastiche.
Teatralità, sacro e profano
Verso la fine del Seicento nacque la teatralità del presepio napoletano, arricchita dalla tendenza a mescolare il sacro con il profano, a rappresentare in ogni arte la quotidianità che animava piazzette, vie e vicoli. Apparvero nel presepio statue di personaggi del popolo come i nani, le donne con il gozzo, i pezzenti, i tavernari, gli osti, i ciabattini. Di fatto la rappresentazione degli umili e dei derelitti: le persone tra le quali Gesù nasce. Particolarmente significativa fu l'aggiunta dei resti di templi greci e romani per sottolineare il trionfo del cristianesimo sorto sulle rovine delle colonne pagane. Il Settecento, la stagione d’oro E arriva il glorioso XVIII secolo: nobili e ricchi borghesi gareggiano per allestire impianti scenografici sempre più ricercati. Giuseppe Sanmartino, forse il più grande scultore napoletano dell’epoca, abilissimo a plasmare figure in terracotta, dà inizio ad una vera scuola di artisti del presepe. La scena si sposta sempre più al di fuori del gruppo della sacra famiglia e si interessa dei pastori, dei venditori ambulanti, dei re Magi, degli animali.
Vanvitelli critico, Goethe entusiasta
Luigi Vanvitelli fu assai critico e definì l'arte presepiale "una ragazzata". Ma tutti i grandi scultori dell'epoca vi si cimentarono fino all'Ottocento inoltrato. E Goethe descrive il presepe italiano nel suo Viaggio in Italia del 1787 con un giudizio molto lusinghiero sulla scenografia naturale napoletana, che si conclude così: "Ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s'incornicia il Vesuvio coi suoi dintorni".
Dall’arte alle case
Nel Novecento questa tradizione è gradualmente scomparsa, ma oggi grandi presepi vengono regolarmente allestiti in tutte le principali chiese del capoluogo campano e molti napoletani lo allestiscono ancora nelle proprie case.
Il realismo napoletano
“La vera portata e il lascito culturale del presepe napoletano risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni”. Scrive così Wikipedia riferendosi all’oggi. Il presepe non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, identificativo e unificante della comunità di appartenenza, nella sua dettagliata composizione. Si potrebbe forse dire che esso è stato e rimane un veicolo di identificazione della "gens napoletana" e l'antesignano di quel realismo che ha caratterizzato le rappresentazioni teatrali e le produzioni cinematografiche napoletane.
San Gregorio Armeno
Oggi alcuni pastorai producono anche pastori che rispecchiano le personalità dei nostri tempi, quindi non c'è da meravigliarsi se si trovano figure e volti conosciuti nelle vetrine della caratteristica via San Gregorio Armeno, nel centro storico, che è famosa in tutto il mondo per la produzione artigianale di presepi. Sono presenti mostre permanenti e negozi artigiani, che permettono di comprare e quindi fabbricare il presepe personale a proprio piacimento. Maestri artigiani costruiscono, oltre alle classiche statuette, pastori raffiguranti personaggi moderni, non solo “maschere” di un qualche tipo di fiction come Totò e Pulcinella, ma anche direttamente presi dalla vita reale: Berlusconi, Di Pietro, Obama. O che ci hanno lasciato nel corso dell'anno come Mike Bongiorno e Michael Jackson. In molti luoghi della Campania ci sono associazioni e gruppi di persone che ogni anno ripetono il rituale: agli inizi di Novembre danno l'avvio alla costruzione di presepi all'aperto che invitano a visitarli durante una passeggiata. Esistono anche esposizioni che vengono allestite proprio in quel periodo.
Dentro una lenticchia il presepe più piccolo del mondo
Il presepe "classico" partenopeo si è evoluto: sono sempre più frequenti le notizie di nuovi e giovani artisti che hanno modernizzato l'arte presepiale, creando opere sempre nuove ed originali, presepi in miniatura, presepi all'interno di lampadine, presepi all'interno di una cozza, di una rosa essiccata e addirittura all'interno di un seme di zucca. Dentro una lenticchia, il maestro d'arte Aldo Caliro ha realizzato il presepe più piccolo del mondo.