Caro carburanti


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Benzina, si può fermare la corsa dei prezzi?

Esperti: 2 euro al litro entro Pasqua benzina_aumenti_296

di Emanuela Gialli

Il prezzo della benzina continua a correre. Ormai è a quota 1,83 al litro, sempre più vicino ai 2 Euro, che gli esperti prevedono sarà raggiunto entro Pasqua. Il gasolio costa 1,76 euro al litro.

Si può calmierare il prezzo della benzina, in questo momento di recessione, per aiutare i consumi a risalire? Il presidente della Faib, la Federazione Autonoma dei Benzinai di Confesercenti, Martino Landi, ha più volte affermato che a questo punto il governo potrebbe attuare “il provvedimento del dispositivo dell’accisa mobile trimestrale, previsto dalla legge finanziaria 2008 (legge 244/2007 commi 290/294, ndr), inserita dal governo Prodi proprio per fare fronte alle emergenze legate al caro petrolio.”. Cosa stabiliva il comma 290 della legge? “Lle misure delle aliquote di accisa sui prodotti energetici usati come carburanti ovvero come combustibili per riscaldamento per usi civili… sono diminuite al fine di compensare le maggiori entrate dell'imposta sul valore aggiunto derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale,espresso in euro, del petrolio greggio”.

Il Professor Giancarlo Pireddu insegna Economia dell’Energia, presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pavia.

Allora uno strumento per calmierare il prezzo dei carburanti c’è, professor Pireddu.
Calmierare? Una parola che mi ricorda i tempi di guerra. Non si tratta di “calmierare”, ma di rendersi conto che lo Stato ha bisogno, al momento, di quelle accise.

Ma c’è l’accisa sulla Guerra di Abissina del 1935, quelle per i terremoti del Belice, del Friuli, in Irpinia e altre temporalmente “scadute”. Non crede che si potrebbero togliere?
E’ solo una questione di “folklore dei nomi”. Anche cambiando il nome della tassa, la tassa resta. Ha visto con l’Ici? E’ stata rimessa e ora si chiama Imu. Le tasse servono a pagare le pensioni e gli stipendi nel settore pubblico. Fanno parte del gettito su cui attualmente lo Stato conta. Il governo ha programmato il pareggio di bilancio entro il 2013. Se adesso interviene togliendo le accise sui carburanti, per pagare stipendi e pensioni dovrebbe emettere nuovi Buoni del Tesoro. Ma se c’è un problema di deficit non lo può fare. E non lo può fare se prima non procede alla “spending review”, uno strumento che consente di avere il quadro generale della spesa pubblica, in un determinato momento contingente, per poi intervenire al fine di razionalizzarla.

Intanto però i consumi scendono.
Ma è necessario avviare un processo di razionalizzazione della spesa pubblica. Intanto, bisogna garantire il gettito dello Stato. Io faccio sempre l’esempio di un tubo che serve per innaffiare i giardini di un Palazzo. Se il tubo, di gomma, ha alcuni buchi, per garantire l’irrorazione è necessario aumentare la pressione dell’acqua. Ma se si chiudono i fori, la pressione torna a diminuire.

Non ci sono altri interventi possibili dunque?
Sarebbe necessario anche razionalizzare i punti di rifornimento, che in Italia sono tre volte di più rispetto ad esempio a Francia e Germania.

Scusi professor Pireddu, ma quando l’offerta di un prodotto aumenta non dovrebbe diminuire, per effetto della legge sull’offerta e la domanda, il prezzo del prodotto stesso?
Un maggior numero di distributori sul territorio produce come effetto la riduzione del “venduto medio”, con una conseguente contrazione dei profitti. Ecco perché il prezzo non diminuisce. Mi scusi, ma io ho cercato di darle risposte non di tipo congiunturale, ma strategiche.

Ampliamo per un istante, e per concludere, i confini di questa discussione. Ma se l’Italia avesse il “suo” petrolio, le cose andrebbero meglio?
Beh, noi dipendiamo per il 90% quasi dall’estero.

Ma non c’era petrolio nell’Adriatico?
L’Eni ha rallentato le concessioni per la ricerca. Sa, per l’effetto “Nimby” (“Not in my back yard”, “Non nel mio giardino”, ndr.). Si teme per l’ambiente.


Automobilisti, e camionisti si chiedono perché in Italia i carburanti costano di più rispetto agli altri Paesi europei, che comunque registrano le oscillazioni causate dal progressivo aumento del prezzo del greggio al barile. Perché nel nostro Paese il 60% del prezzo della benzina è costituito da tasse e accise. Per accisa si intende una imposta sulla fabbricazione e vendita di prodotti di consumo.

Il termine deriva dall’olandese accijns, che a sua volta deriva dal latino accensare, che significa "tassare". È un tributo indiretto, che colpisce i prodotti energetici, carburanti appunto ed energia elettrica, alcoolici e tabacchi.

Attualmente, chi va alla pompa di benzina per fare rifornimento paga:

• 0,1 centesimi di euro (1,90 lire) per la guerra di Abissinia del 1935;
• 0,7 centesimi di euro (14 lire) per la crisi di Suez del 1956;
• 0,5 centesimi di euro (10 lire) per il disastro del Vajont del 1963;
• 0,5 centesimi di euro (10 lire) per l'alluvione di Firenze del 1966;
• 0,5 centesimi di euro (10 lire) per il terremoto del Belice del 1968;
• 5,1 centesimi di euro (99 lire) per il terremoto del Friuli del 1976;
• 3,9 centesimi di euro (75 lire) per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
• 10,6 centesimi di euro (205 lire) per la missione in Libano del 1983;
• 1,1 centesimi di euro (22 lire) per la missione in Bosnia del 1996;
• 2,0 centesimi di euro (39 lire) per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004;
• 0,5 centesimi di euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
• 0,71 a 0,55 centesimi di euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
• 4,0 centesimi di euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
• 0,89 centesimi di euro per far fronte all'Alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
• 8,2 centesimi di euro per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011.

A ciò si somma l'imposta di fabbricazione sui carburanti, per un totale finale di 70,42 centesimi di euro per la benzina e 59,32 per il diesel. Su queste accise viene applicata anche l'IVA al 21%, che grava per circa 15 centesimi di euro nel primo caso e 12 nel secondo.