Ma ormai tutti vanno in pensione alla stessa età


Stampa

Italia, le donne rimangono a casa

Una su due non lavora. E quelle che lo fanno guadagnano in media 276 euro in meno donna_lavoro_296

In Italia una donna su due non lavora: secondo gli ultimi dati Istat, quelli di gennaio, il 48% delle donne tra 15 e 64 anni è inattiva, il 9,9% disoccupata. Eppure, come ricordano molti studi e come ha sottolineato di recente la ministra del Lavoro, Fornero, se il tasso di occupazione femminile raggiungesse la media europea del 60% (a gennaio era invece al 46,9%), il Pil crescerebbe del 7%. Una vera e propria manna per la ripresa italiana. Ma perché non accade? "La mancanza di politiche di conciliazione - scrive il Cnel -costringe le donne a uscire dal mercato del lavoro, ne impedisce la continuità lavorativa, ne limita la carriera".

Madri a casa ad accudire i figli
Anche se le donne oggi sono in media più istruite degli uomini, tra le madri in fascia d’età 25-54 anni, la quota delle occupate è del 55,5%, mentre tra i padri raggiunge il 90,6%. Inoltre, rileva Istat nel rapporto conciliazione 2011, più figli hanno, più le donne rimangono a casa, rinunciando a cercare lavoro: le inattive con 1 figlio sono il 36%, con 2 il 41,5%, con 3 o più figli il 62%. Ma oltre 1 milione di italiani, sia maschi che femmine con figli sotto i 15 anni, sarebbero disposti a lavorare se potessero ridurre il tempo impegnato nell'assistenza. I congedi parentali sono usati da 1 donna su 2 e solo dal 6,9% dei padri.

Per le donne giornata più lunga di 45 minuti
Isfol calcola che la giornata lavorativa media degli italiani (uomini e donne) con 1 figlio sia, tra lavoro retribuito e lavoro domestico, di circa 15 ore. Mentre i padri dedicano però al lavoro retribuito in media 10 ore 24 minuti, le madri si dividono: 8 ore e 35 minuti di lavoro familiare, 7 ore e 9 minuti di lavoro retribuito. In pratica le donne hanno mediamente una giornata lavorativa complessiva di 45 minuti in più rispetto ai loro mariti-compagni. Inoltre, segnala Isfol, dormono circa 10 minuti in meno degli uomini e hanno meno tempo da dedicare al tempo libero e alla cura di sé.

Retribuzione media mensile -276 euro
A parità di qualifica e di impiego la differenza di retribuzione tra uomini e donne in Italia si attesta tra il 10% e il 18%, sottolinea una ricerca Isfol, ed è dovuta "interamente a fenomeni di discriminazione". Lo scarto nelle retribuzioni medie mensili tra uomini e donne, registrato in Italia nel 2010, è di 276 euro. E' solo di qualche settimana fa la denuncia delle lavoratrici Fiat al ministro Fornero: a seguito dei permessi di maternità (ma vale anche per la paternità) di cui hanno usufruito, non hanno diritto al premio di produttività.

Si allontana l’età della pensione
Nel 2020 l'Italia, scrive l'Europa nel libro bianco sulla previdenza, diventerà il Paese più virtuoso dal punto vista pensionistico, superando anche la Germania: uomini e donne andranno in pensione a 66 anni e 11 mesi. Un primato che nel 2060 salirà a 70 anni 3 mesi a causa dell'aumento dell'aspettativa di vita (nel 2009 l'età di pensionamento di vecchiaia era di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne). "Il successo delle riforme pensionistiche - avverte però l'Ue - dipende da migliori opportunità di uomini e donne di restare al lavoro". Secondo Spi-Cgil, attualmente la pensione media è di 961 euro per le donne, 1.300 per gli uomini

Part-time, asili, corsi. Conciliare si può
Part-time, asili, affiancamento al rientro dalla maternità, campi estivi per i figli dei dipendenti, corsi sportivi. Sono solo alcuni degli esprimenti di conciliazione famiglia-lavoro messi in campo dalle aziende italiane. Secondo uno studio pubblicato sulla voce.info, in otto anni di attività (2000-2008) sono state 683 le aziende italiane che hanno usufruito della legge 53/2000 per il sostegno alla maternità e alla paternità, per un finanziamento totale di 42 milioni di euro. Il sito ingenere.it segnala il progetto del comitato pari opportunità Inail: contatti con le assenti in maternità, telelavoro, nidi e non solo, flessibilità.

Donne nei CdA, Italia sestultima in Europa
L'Italia è sestultima in Europa per la presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, secondo i dati comunicati dalla Commissione Ue. La media nel Vecchio Continente, rela tiva a gennaio 2012, è del 13,7% (a ottobre 2011 era 13,6% e a ottobre 2010 era 11,8%). In Italia, la presenza delle donne nei cda delle grandi società, a gennaio, è al 6,1%. Peggio stanno Malta (3%), Cipro (4.4%), Ungheria (5,3%), Lussemburgo (5,7%) e Portogallo (6%). L'Italia è lontanissima da Finlandia (27,1%), Lettonia (25,9%), Svezia (25,2%) e Francia (22,3%).