Il negoziato internazionale della Fao


Stampa

Terra, una gestione responsabile

Volatilità dei prezzi alimentari, possesso della terra, richiesta di soluzioni al problema della fame nel mondo ed investimenti agricoli: questa l’agenda politica del vertice FAO per redigere le ‘Linee Guida Volontarie sulla gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste’ nell’ambito del Comitato per la Sicurezza Alimentare (CFS), l’equivalente delle direttive UE per gli Stati europei. Può dirsi conclusa - così - l’ultima fase del negoziato fao_fame_mondo_296

di M.Vittoria De Matteis
(mv.dematteis@rai.it)

Un po’ di storia: nel lontano Forum della Società Civile di Roma del 1996 (più di 800 organizzazioni presenti con oltre 1000 delegati), parallelo al Vertice Mondiale dell’Alimentazione, si era posta la rivendicazione di fondo di garantire l’accesso e il controllo sulla terra da parte dei piccoli produttori di cibo. Si chiedeva ai governi di lanciare una nuova stagione di riforme agrarie, come uno degli strumenti più adeguati a garantire la sovranità e la sicurezza alimentare. Solo nel 2010 i governi, membri del riformato CFS che risiede presso la FAO, decidono di avviare un negoziato per redigere le ‘Linee Guida’. Le organizzazioni sociali hanno sviluppato un lungo processo interno di consultazioni in tutti i continenti, sostenute dall’IPC (Comitato Internazionale per la Sovranità Alimentare) per elaborarne una propria versione, utilizzata poi nella negoziazione con i Governi.

Associazioni come Fair e Terra Nuova hanno preso parte alle mobilitazioni dei delegati dei movimenti e delle organizzazioni rappresentanti i piccoli produttori di cibo (contadini, pescatori artigianali, Popoli Indigeni, pastori nomadi, giovani e donne rurali). Fra gli intervenuti, il rappresentante del Forum mondiale dei Pescatori per l’Uganda, delle associazioni della società civile per il Vicino Oriente, del Movimiento Campesino de Santiago del Estero (Mocase Argentina) e dell’ International Indian Treaty Council. E’ stato invitato a partecipare anche Olivier de Shutter - UN special Rapporteur on the Right to Food, già Segretario della Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH).

Una contadina canadese o un pescatore artigianale africano che discute, negozia, si oppone e rigetta un testo proposto dagli Usa o dall’Unione Europea, da un grande e potente Paese esportatore dell’America Latina o dalla delegazione del governo cinese, torna a casa, nei campi o sul lago, con più capacità e strumenti per poter affrontare chi gli ruba la terra o il pesce, più forza per costruire la propria vita senza soccombere alla sopraffazione e all’oppressione. E’ bene che la parte della ‘Linee Guida’ approvata sia ancorata a diritti umani fondamentali, la cui violazione può essere finalmente perseguita davanti a tribunali nazionali o internazionali: deportare pastori per piantare rose o rimuovere migliaia di coltivatori di riso per piantare palme da olio diventerà più difficile e ci si potrà difendere con più strumenti anche dall’accaparramento di areee agricole da parte di imprese agroalimentari, banche, fondi d’investimento e Stati.

Come facilmente si intende, la battaglia per un cambio profondo delle politiche globali sulla terra, alimentazione e agricoltura è ancora lunga, difficile, e gli esiti non sono affatto scontati. Per questo prima di tutto occorre costruire le alternative a partire dal campo in cui si semina. E’ necessario amplificare le richieste a livello nazionale per evitare che le nostre campagne si svuotino di contadini e si riempiano di case, centri commerciali, ipermercati dell’arredo, autodromi e, comunque, di attività effimere che durano il tempo di un appalto. In un periodo di crisi così profonda del modello economico, sociale ed ambientale dominante, lo spazio rurale resta quello più utile, più semplice ed il meno costoso per l’intera società per costruire occasioni di lavoro e creare ricchezza effettiva, fatta di beni e non di carta.