L'Italia di Mario Monti e la Germania di Angela Merkel tornano oggi a sedersi intorno al tavolo. Quello di Palazzo Chigi dove la cancelliera arriverà nel pomeriggio per incontrare il Professore. Lui di ritorno da dall'Eurogruppo e dall'Ecofin di Bruxelles, lei da una missione a sorpresa ieri in Afghanistan.
Mentre il Professore incassa dal quotidiano Le Monde la candidatura alla guida dell'Eurogruppo al posto di Jean-Claude Juncker che ha deciso di lasciare - forse anche per le tensioni con una Berlino troppo rigorista - il nuovo 'face to face' con la Merkel cade in un momento in cui la crisi non spaventa più come qualche mese fa, ma continua a preoccupare. Perché mentre è ormai imminente il secondo assegno ad Atene per scongiurare il default Grecia, crescono i timori su Madrid e i conseguenti rischi 'domino' per il Portogallo.
E ora il messaggio - quello su cui il Professore insisterà, probabilmente, con frau Angela - non può che essere quello di spingere sulla crescita e sul rafforzamento di quei 'firewall' (dal potenziamento del fondo salva stati Esm agli stability bond) su cui Roma insiste da tempo e Berlino tende a frenare.
La linea tedesca del 'rigore', è passata e si è strutturata nel 'fiscal compact' firmato a 25 due settimane fa a Bruxelles. E di questo il Professore si è già congratulato nell'ultimo vertice Ue con la Merkel, riconoscendo che è stata una sua creatura.
Ma ora è il tempo dell 'economic compact', un patto per la crescita a beneficio dei consumatori, aveva spiegato Monti qualche giorno fa. Ed è certo lo ribadirà a frau Angela. Anche perché la sua Italia - nonostante i passi avanti compiuti fin qui - fa fatica: i consumi sono in frenata e anche l'Istat ha certificato la recessione 'tecnica'. E non può certo rischiare che i benefici del rigore, costati cari agli italiani, vengano 'bruciati' dalla mancata ripresa dell'economia.
Monti, è certo, insisterà su questo tasto. Così come sul rafforzamento dei 'firewall', a cominciare dal fondo salva stati Esm (che debutterà a luglio) su cui Frau Angela non sembra intenzionata, almeno per ora, a cedere. Ad incrementare cioè la potenza di fuoco, da 500 miliardi ad almeno 750 miliardi(ereditando i 250 miliardi del fondo temporaneo Esfm). Da tempo il Professore insiste invece nella sua tesi: ''è nell'interesse della credibilità della zona euro avere dei firewall più alti''.
Ma la Merkel va convinta anche su un altro tema, quello degli eurobond (o stability bond), su cui Berlino non molla mentre Roma insiste a spiegare che non sono strumento di ''indisciplina'' di bilancio. Anzi, al contrario - è la tesi del premier - sono opportunità di ''maggiore integrazione dei mercati finanziari''.
Certo la Merkel, stretta anche da tensioni interne, dimostra di essere un osso duro: ''Trasmette uno straordinario senso di affidabilità e coerenza ma è difficile farle cambiare idea'', aveva scherzato qualche settimana fa Monti in un'intervista. Ma lui può giocare anche la carta 'personale': è ''l'uomo che ogni buon padre tedesco vorrebbe avere come genero'', scriveva la stampa tedesca qualche tempo fa.
Il vertice Monti-Merkel sarà anche un'occasione per una riflessione sul futuro dell'Europa. E, forse, per uno scambio di idee sui temi caldi sul teatro internazionale, Siria in primis.