L’ultima volta era stato nel 1970. Nessun pilota italiano al via, neanche a Mondiale in corso. La stessa scena si ripeterà quest’anno. Il licenziamento di Jarno Trulli dalla Caterham, dopo l’addio di Liuzzi all’HRT, lascia l’Italia senza piloti nel circus. In realtà, la presenza tricolore era ‘invisibile’ già da qualche anno. Gli ultimi podi risalgono al 2009, quando proprio Trulli (su Toyota) ne sommò tre e uno ne vantò Giancarlo Fisichella (su Force India). Per trovare una vittoria bisogna scendere fino al 2006 per vedere esultare Fisichella (su Renault) in Malesia. L’anno prima lo stesso pilota romano aveva vinto in Australia. Trulli, nel 2004, aveva fatto l’en plein a Montecarlo (anche lui su Renault). E già eravamo lontani dalla sbornia degli anni ’80 e ’90, quando nelle monoposto sedevano i vari Patrese, De Angelis, De Cesaris, Alboreto, Zanardi, Nannini. E ancora Teo Fabi, Larini, Tarquini, Morbidelli, Capelli, Pirro, Ghinzani. Vero è che l’ultimo italiano a vincere un mondiale fu Ascari, nel 1953, e l’ultimo a competere con qualche chance di successo fu Michele Alboreto (2° nel 1985). Vero è che comunque il tifo italiano è stato sempre polarizzato su una scuderia, la Ferrari, piuttosto che su un pilota. Comunque la presenza di driver nostrani sulle monoposto suonava confortante nell’ottica della continuità e della ricerca del talento da contrapporre finalmente ai vari Schumacher, Alonso, Hamilton, Vettel.
La crisi tricolore non ha motivi facilmente sondabili. Probabile che dipenda anche dalla mancanza di opportunità. Trulli, in fin dei conti, ha ceduto il volante a Vitaly Petrov, il pilota russo che porta con sé 10 milioni di euro in sponsor e garantisce liquidi alla Caterham. E altre scelte, da anni, si basano su questo criterio. Per restare al 2012, basta considerare alcuni nomi: Sergio Perez, messicano della Sauber, fortemente sostenuto dal connazionale magnate delle telecomunicazioni Carlos Slim (uno degli uomini più ricchi del mondo); Pastor Maldonado, venezuelano della Williams che viaggia in compagnia dei petrodollari del suo Paese; Bruno Senna, sbarcato alla Williams dopo un anno di assenza dal circus, un cognome pesante ma anche lo sponsor della Telecom brasiliana.
O forse, semplicemente, nel ristretto numero di 24 piloti, altri giovani si sono dimostrati più bravi. Vergne, che esordirà con la Toro Rosso, è stato già provato dalla Red Bull. Grosjean, Lotus, è da qualche anno nell’orbita Renault e ha fatto la trafila nelle ‘serie minori’, oltre a essere stato tester lo scorso anno. Hulkenberg, che aveva fatto bene nel 2010, era stato scaricato inopinatamente dalla Williams e ora torna con la Force India. Sono nomi che circolano a ridosso dei top team indubbiamente senza meriti di sponsor, solo per le capacità dimostrate. Fra loro potrebbe esserci il Vettel del futuro prossimo. Certo, una magra consolazione per il pescarese Jarno Trulli, costretto a fermarsi a quota 255 Gp disputati, quando ne mancavano 2 per agguantare Riccardo Patrese e quindi 3 per diventare il pilota italiano con più presenze in Formula 1…
(M. C.)