A tu per tu con Ivano Fossati


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‘E ora vado incontro all'estate’

Il 19 marzo, al Piccolo di Milano, l'ultimo concerto fossati_2_296

di Roberta Balzotti

“Vorrei andare incontro a questa prossima estate, vorrei non avere molto da pensare, anche perché gli ultimi anni sono stati belli intensi con il mio lavoro. Poi, più tardi, comincerò a pensare, a chiedermi cosa vorrò fare”. Ivano Fossati parla così di ciò che succederà nella sua vita dal 20 marzo, dal giorno dopo il concerto di chiusura, al Piccolo Teatro di Milano, del “Decadancing tour”, l'ultima sua tournée. “Certamente non ho intenzione di mettere in pensione il mio cervello – dice il cantautore genovese che nell'autunno scorso ha annunciato la decisione di ritirarsi dalle scene - Voglio continuare a essere curioso, a viaggiare, a scrivere. Non lo so... Qualche cosa farò. Non ho ancora deciso e non voglio decidere adesso”.

Chiudere al Piccolo di Milano è una scelta tecnica o dell'anima?
Una scelta di grandissimo piacere. Mi ha fatto un grandissimo piacere che il Piccolo mi abbia invitato a chiudere lì. Al di là del fatto che sono un loro ammiratore, perché amo il teatro e conosco l'importanza del Piccolo che è una specie di tempio europeo, ho pensato a come la musica sia comunque parte del teatro. E, chiudendo al Piccolo, mi è sembrato di chiudere un po' anche a casa mia.

In queste tante serate, 43 da novembre, in cui hai attraversato l'Italia, c'è stato un pensiero ricorrente a fine di ogni concerto?
Un pensiero ricorrente è stata la parola “affetto”. Vedere questo attaccamento che c'era fra me e il pubblico, fra loro e me, così forte. Non inaspettato, ma così compatto. In ogni città era sempre uguale, da Lugano fino a Catania. Questo è stato il dato che ho avuto sempre sotto gli occhi. Il concerto, fino a lunedì, lo avranno visto oltre cinquanta mila persone. È un'onda di affetto fortissima.

Hai percepito un atteggiamento diverso del pubblico rispetto alle tournée passate?
Non tanto diverso. Anche in passato lo stile, il taglio del pubblico era quello. Io so qual è il mio pubblico, cosa fa, come reagisce. Certo, è innegabile che in questo giro c'era qualche componente in più, ed è quello che ha generato quest'onda speciale di attenzione e di affetto così grossa.

E tutto questo affetto non ti ha mai fatto cambiare idea anche per un momento? Non ti ha fatto pensare, soltanto di sfuggita, “quasi, quasi continuo”?
No. Niente di tutto quello che è successo in questi mesi mi ha fatto cambiare idea. Sono molto contento che si sia svolto così, che questo lungo saluto con il pubblico sia stato così bello. Ecco. Però la decisione rimane quella. Io sono molto sereno su questo.

Nel 2004, nelle note di presentazione all'album “Dal vivo volume 3”, già scrivevi: “Non ho mai amato troppo compiere delle tournée, tenere concerti, esibirmi, e molto altro di ciò che è legato alla rappresentazione del mio mestiere... In questo periodo straordinariamente difficile per il nostro mondo, andarsene in giro a cantare canzoni di qualche tipo, pone forse più di qualche piccolo problema personale, se non addirittura morale”. La decisione di abbandonare le scene è dunque una decisione che viene da molto lontano?
Non troppo lontano. Vi ho pensato forse negli ultimi tre anni. È' ponderata, sì. Ed equilibrata. È una scelta tranquilla. Di musica ne ho fatta tanta. Sono quarant'anni solo di dischi ma ho cominciato prima. Sono più di quarant'anni, quindi, che faccio questo mestiere e con la musica non intendo assolutamente chiudere il mio rapporto. Il mio rapporto con la musica continuerà. Però semplicemente mi pareva il momento giusto. Se dovevo scegliere di prendere questa decisione, questo era il momento. Non avrei potuto farlo prima e né avrei dovuto farlo più tardi.

Nei concerti di quest'ultima tournée, mentre canti “Di tanto amore” viene proiettato un tuo appunto nel quale c'è scritto: “Penso di parlare più con le donne che alle donne”...
Parlare con le donne significa parlare con gli esseri umani tutti e questo già può risultare più facile. Raccontarle invece, dal mio punto di vista, è più delicato; e io con le canzoni qualche volta ci ho provato, sono stato molto attento. Non è argomento che si possa prendere alla leggera; non si può avere la presunzione di credere di essere entrati nello spirito, nella psicologia femminile. Si possono raccontare le donne. E io le ho raccontate da osservatore, quando l'ho fatto, perché per tutta la vita ci ho convissuto, ci ho parlato, con le donne; ho vissuto lunghi tratti di vita con loro. E quindi, certo, qualche cosa ho imparato e qualche altra mi è sfuggita e non l'imparerò mai; però, quello che sono riuscito a capire qualche volta, l'ho scritto.