Italia 150


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Show di Benigni al Quirinale

‘Sono pronto a settennato tecnico’ benigni_quirinale_296

Show di Roberto Benigni nell'imponente e austero Salone dei Corazzieri al Quirinale, davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante l'incontro 'Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150* anniversario dell'unita' d'Italia'.

Il comico toscano prende la parola verso la fine della cerimonia, prima dell'intervento del Capo dello Stato. Ha il compito di 'raccontare' alcuni brani significativi tratti dalla letteratura risorgimentale e patriottica ma, come prevedibile, non si limita solo a questo.

L'avvio è di quelli pirotecnici: ''Il Quirinale è il palazzo più bello del mondo! Sarei venuto anche a cavallo, ma non me l'hanno permesso...non c'era nemmeno lo spazio!''. Poi si mette ironicamente a disposizione di Napolitano: ''Ha bisogno di me? Faccio qualunque cosa, sostituisco un corazziere... faccio anche un settennato tecnico...''.

Si rivolge alla platea mutuando il termine usato dal ministro Elsa Fornero nei giorni scorsi: ''Ho in mano una paccata di fogli'', dice mostrando una voluminosa cartellina che tiene in mano.

Oggi, ricorda Benigni, finisce il Centocinquantenario e ''tutto torna come prima. Il Granducato di Toscana, il Regno delle Due Sicilie...''.

Tocca poi a Cavour. Per Benigni è stato ''il più grande statista del secolo, un grande tessitore. Oggi invece, per contingenze storiche, siamo passati al grande tassatore!''.

Ma non si ride solo. Benigni prima declama i nomi dei professori universitari che non aderirono al fascismo e poi parla delle leggi razziali, definendole ''una pagina così nera'' della storia italiana ''da essere ridicola''. Recita una poesia di Trilussa che narra di un gatto in odore di ebraismo e legge poi le lettere di due giovani della Resistenza (diciotto e ventinove anni) condannati a morte e scritte alle rispettive madri poche ore prima dell'esecuzione.

Una di queste si conclude con un ''il tuo bambino muore senza paura''. Si commuove, trattiene a stento le lacrime e sottolinea che ''ci sono bambini che hanno donato la vita per noi'' e ''c'è voluta tutta questa morte e questo orrore perché si potesse arrivare a scrivere queste parole''. Le parole della Costituzione. Benigni conclude il suo intervento leggendo alcuni articoli della Costituzione e i nomi dei firmatari della Carta e lascia gridando ''Viva l'Italia!''.