"A quattro anni nella zona più colpita dallo tsunami, quella indonesiana, ma anche in Thailandia,le cose vanno piuttosto bene. Moltissime sono state le realizzazioni e oggi se si va a Banda Aceh non è facile capire che c'è stata quella tragedia". Lo dice a Televideo Gianfranco Rotigliano, per quattro anni rappresentante dell'Unicef in Indonesia
"Sono poche le cose da completare, nel complesso c'è una politica sociale, i sistemi di governo sono stati rimessi in piedi, c'è un'attività economica abbastanza vivace,dalla tragedia terribile è emerso qualcosa di meglio di prima in qualche modo, soprattutto perchè ora c'è la pace, che prima non c'era".
"L'accordo del 2005 tra guerriglieri indipendentisti e militari indonesiani raggiunto nell'emergenza post-tsunami, ha fatto sì che tutta la provincia si aprisse, che la gente fosse libera di muoversi e di avere iniziative".
Quali i limiti dell'intervento della comunità internazionale?
"Molto di più non si poteva fare, tuttavia con il senno di poi si può dire che alcune cose si potevano fare in modo migliore o più rapidamente. All'inizio il coordinamento non è stato brillante, anche perché sono arrivate migliaia di persone e organizzazioni.
"Noi tutto questo lo abbiamo realizzato grazie alla generosità della comunità internazionale", sottolinea Gianfranco Rotigliano dell'Unicef, richiamando tuttavia l'attenzione sul fatto che "ci sono nel mondo altre situazioni in cui c'è ugualmente bisogno di questa risposta".
"Per esempio, per il terremoto avvenuto in Pakistan appena dopo lo tsunami del 2004 i fondi sono mancati".
Bisogna sottolineare che nell'affrontare l'emergenza post-tsunami "c'è stata una buona operazione, una risposta brillante, anche perché la gente ci ha dato i fondi per farlo".
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