Lutto nel mondo del Cinema


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Guerra e il cinema italiano dell'ultimo secolo

Ha firmato i più bei film della nostra tradizione

Tonino Guerra ha 'scelto' il 21 marzo, l'arrivo della primavera, ma anche la giornata mondiale della poesia istituita dall'Unesco, per lasciare il mondo. Maestro elementare, poeta, sceneggiatore, ha collaborato con Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi e i fratelli Taviani, firmando capolavori del cinema italiano, da 'L'avventurà, nel 1960, a 'La polvere del tempo', nel 2008. Nato a Santarcangelo di Romagna, dove si è spento questa mattina, il 16 marzo del 1920, Tonino Guerra ha contribuito a scrivere pagine importanti del cinema e della cultura italiana degli ultimi 92 anni. Era un maestro elementare, quando nel 1943 venne deportato in Germania nel campo di concentramento di Troisdorf. Qui, per intrattenere i compagni di prigionia, si mise a raccontare storie come si faceva nelle campagne della sua Romagna accanto al fuoco. E cominciò a scrivere poesie in dialetto romagnolo.

Dopo la guerra, si laureò in pedagogia all'università di Urbino, dove lo notò e incoraggiò Carlo Bo, che lo aiutò a pubblicare la sua prima raccolta 'I scarabocc'. Divenne quindi membro di un circolo di poeti, 'E circal de giudeizi' (il circolo della saggezza) con Raffaello Baldini e Nino Pedretti. Ma è l'attività di sceneggiatore, iniziata con il trasferimento a Roma nel 1953, che Guerra raggiunge la fama. Con Antonioni firma 'L'avventurà (1960), 'La notte' (1961), 'L'eclissé (1962) e 'Deserto Rosso' (1964). In contemporanea con quest'ultimo collabora a 'Matrimonio all'italianà di Vittorio De Sica, con cui nel 1970 realizza anche 'I Girasoli'. I suoi capolavori, però, li firma con Fellini: 'Amarcord', nel 1973, e dieci anni dopo 'E la nave va'. Lavora anche con Angelopoulos, Mario Monicelli, José Maria Sanchez e Wim Wenders.

Negli anni 80 tornò in Romagna, dove, oltre a continuare la sua produzione poetica, si diede all'architettura del paesaggio, disegnando fontane, piazze e scalinate per i paesi della sua terra. Si dedicò anche alla pittura e alla creazione di installazioni artistiche da lui ribattezzate 'I luoghi dell'animà, tra i quali L'Orto dei frutti dimenticati, Il Rifugio delle Madonne abbandonate, La Strada delle meridiane, Il Santuario dei pensieri, L'Angelo coi baffi, Il Giardino pietrificato, L'albero della memoria. Lascia una produzione culturale sconfinata che ha profondamente inciso nella cultura del nostro Paese.