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In Italia troppa poca innovazione

Tiziano Treu: 'Fare di più per creare occasioni di lavoro a giovani e donne' t

La riforma del lavoro del governo Monti si è caratterizzata, volente o nolente, con la modifica dell’articolo 18. Eppure le aziende interessate a questa norma sono solo il 3% del totale. Al senatore Tiziano Treu, ex-ministro del Lavoro nel governo Dini, chiediamo quali siano le differenze tra le iniziative legislative messe in campo dal governo in cui era ministro del Lavoro e quelle dell’attuale ministro Elsa Fornero.

"La nostra riforma originaria guardava alle prime flessibilità allargate, mentre questa riforma vuole porre delle regole per evitare degli abusi e favorire un po’ di stabilità. Così pure la riforma degli ammortizzatori sociali va verso una visione europea. E questo va bene. Bisogna fare di più per creare occasioni di lavoro ai giovani e alle donne. Questo non c’è in questa riforma, se non in modo parziale".

C’è chi sostiene che questa riforma serva da “scalpo” per tacitare l’Europa, per creare un diffuso consenso e credibilità nell’Ue. E’ così per lei?
"Anche io penso che ci sia una forzatura, ma si può fare. Non è che l’Europa ci chieda solo questo: ci chiede ben altro. Certo questa riforma viene un po’ troppo enfatizzata, è un pericoloso per tutti, ma se il sistema tedesco va bene in Germania, non vedo perché non possa andar bene anche da noi".

Dopo la flessibilità in entrata che tante polemiche ha provocato, con i suoi eccessi legati ad una miriade di contratti precari, ora c’è anche la flessibilità in uscita con la revisione dell’articolo 18. Cos’altro serve per creare le condizioni di crescita in Italia?
"Manca il carburante della crescita".

In che senso?
Basta guardare cosa fanno i paesi vicini. Bisogna fare più investimenti, più innovazione, bisogna liberalizzare di più perché siamo incartati nelle rendite di posizione. Bisogna istruire di più i giovani e gli imprenditori perché siamo su un basso livello di conoscenze che non ci fa reggere la concorrenza che, purtroppo, sarà sempre più feroce. Bisogna che l’industria e i servizi si posizionino su livelli più alti di valore aggiunto. In Germania le imprese automobilistiche vanno così bene che possono permettersi il lusso di dare premi di produzione di 7-8 mila euro a lavoratore. Sembra un altro pianeta. Non è un altro pianeta. La Germania ha fatto innovazione, vende le macchine. Anche in Italia c’è un 20-30% di aziende che vanno benissimo. Il problema è l’altro 70% che arranca. (F.Ch.)