Dopo 11 anni, un album di inediti


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Concato: ‘Chiedo scusa per l'assenza’

Da aprile in tour con le nuove canzoni di 'Tutto qua' fabio_concato_296

di Roberta Balzotti

“Sono molto contento che mi sia tornata la voglia di comunicare delle cose alla gente: le mie riflessioni, le mie urgenze, le mie emergenze. E sono molto contento perché questo disco sta raccogliendo pareri che non mi aspettavo: molto più che favorevoli, lusinghieri”. In attesa della tournée che partirà da Milano il 17 aprile con l'anteprima nazionale alla Salumeria della Musica, Fabio Concato, in questi giorni, è in giro per l'Italia a presentare il nuovo album, “Tutto qua”, uscito la settimana scorsa: undici canzoni che raccontano amori, osservano la società (“Tutto qua”), conservano la memoria (“Sant'Anna di Stazzema”), omaggiano la musica (“Se non fosse per la musica).

Non pubblicavi un disco di inediti da undici anni, l'ultimo era stato “Ballando con Chet Baker” nel 2001. Perché hai fatto passare tutto questo tempo?
Avevo da fare, avevo da vivere. Avevo da lavorare su me stesso; da stare con la mia famiglia. E poi ci sono state anche certe delusioni di tipo discografico. Ma non ho mai abbandonato la musica in questi anni. Mi sono affacciato con un album live nel 2003 e con un Festival di Sanremo nel 2007 (la canzone era “Oltre il giardino”, n.d.r.). Ho sempre continuato a fare concerti, portando la mia musica riveduta, corretta in svariate maniere: in duo, trio, orchestre. Uno scambio di energia e umanità fantastica.

Ma undici anni senza canzoni nuove sono tanti ...
Sì, sono tanti; e mi sento di chiedere scusa alla gente che mi vuole bene, che si aspettava anche di sentire cose nuove da me. Però avevo bisogno di tutto questo tempo; dovevo vivere questo tempo e mi serviva questo tempo. Ho sempre anteposto la persona all'artista: viene prima Fabio di Concato. E non mi sono chiesto più di tanto: “Mi dimenticano non mi dimenticano?”. Ero certo che coloro che mi conoscevano non mi avrebbero dimenticato. E lo dico con serenità e modestia.

Le canzoni di quest'album in quale arco di tempo le hai scritte?
In un mese scarso.

E che è successo?
All’inizio dell’estate scorsa sono stato folgorato. Non so esattamente cosa sia accaduto in me. Continuo a tirare in ballo questa persona che mi sta aiutando, che vedo ogni tanto, con cui parlo. Ha l’autorevolezza soprattutto di ascoltare ciò che gli racconto. Non è un trattamento psicoanalitico. Lui è un terapista. È riuscito a sfrugugliarmi in quelle cose che mi creavano un po’ la sindrome del foglio bianco, quando non ti viene in mente niente e non hai voglia neanche tanto che venga fuori qualcosa.

Qualsiasi cosa tu scriva, sia la storia di un amore finito o un delicato tema d'attualità, c'è sempre una calma, una serenità, una porta aperta alla speranza. Mai disperazione. Come fai?
Ho l'alibi della musica. Io ti posso dire cose drammaticissime però passano prima dal cuore e poi arrivano in un modo un po’ diverso al cervello per essere metabolizzate. Credo che sia la musica che si permetta di fare questa magia. Mi piace tenere aperta la porta della speranza. Questo è insito nella mia vita; io vivo i questo modo.

Una delle canzoni di “Tutto qua” è dedicata proprio alla musica e s'intitola “Se non fosse per la musica”. Ecco, se non fosse per la musica?
Non lo so. Non so fare altro. So cantare un po’, con una voce personale; so scrivere talvolta canzoni. Ogni tanto mi domando cos’altro potrei fare. Ho un'intelligenza emotiva, diversa da quella vera. Quando mia moglie mi chiede di appendere un quadro, sono capace di buttare giù un muro maestro.

Gli arrangiamenti di questo nuovo album sono affidati a una donna, Ornella D'Urbano, che con te e Pier Carlo Penta me ha anche curato la produzione artistica: c'è un'impostazione diversa del lavoro?
Ornella è una pianista grandiosa. Suoniamo insieme nel nostro quartetto da quattro anni. Lei si è messa al servizio delle canzoni. Ha girato intorno al materiale che io le facevo sentire senza mai violentare nulla. Qualità difficile da trovare in un uomo.

Dal mese prossimo parte l'”Open tour Tutto qua”...
Mi faccio le mie belle piazze. E portare il disco live è la cosa che mi diverte di più. Sarà che mi sento vero, autentico soltanto quando canto.