Società e salute


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‘Sanità precaria’

Viaggio all’interno di un sistema che ha perso l’anima m

di Rita Piccolini

Ovvero quando ad essere malata è la Sanità. E’ questo l’oggetto del libro inchiesta di Giuliano Crisalli, edito da DEd’A, presentato nella Sala convegni del Complesso dei Dioscuri al Quirinale. E che l’argomento sia di quelli “sensibili”, che toccano le corde più intime di ognuno di noi, lo dimostra il fatto che persino il relatore Bruno Tucci, presidente dell’ordine dei Giornalisti del Lazio, e la giornalista Paola Ferrari, che ha condotto il dibattito, parlando del libro, hanno raccontato episodi della loro vita personale legati all’esperienza negli ospedali.

Chi di noi infatti non ha provato lo sgomento, entrando ad esempio in un pronto soccorso in cui ci si illude di ottenere immediata assistenza, di trovarsi in un specie di girone infernale in cui si sa quando si entra e non si possono fare previsioni certe su quando si uscirà: persone che hanno avuto incidenti di tutti i tipi, malati che si sono aggravati all’improvviso, donne che stanno per partorire, genitori ansiosi in preda al panico per episodi relativi ai figli, a volte non gravi, ma che meritano comunque attenzione e una risposta, figli con genitori anziani indifesi, fragili, “posteggiati” su lettighe, barelle, sedie a rotelle, sgabelli sgangherati, trespoli instabili, il tutto in un’atmosfera resa drammatica dall’ansia che attanaglia tutti. In un racconto dei tanti che compongono il libro Giuliano Crisalli scrive: “Ospedale italiano. Un lunedì del mese di aprile. Ore 8,30. Corridoi di un Pronto Soccorso. Ventidue “fantasmi” abbandonati su lettini, dieci coricati sulle barelle, dieci seduti su seggiole di metallo, undici in piedi appoggiati alle pareti giallognole, sei o sette seduti sul pavimento …”. E il personale medico e paramedico?

Muti, inespressivi, apparentemente indifferenti alcuni, decisamente contrariati e scontrosi i più, medici e infermieri passano e ti guardano senza vederti. Sarà forse un atteggiamento difensivo di chi, non potendo fare il buon samaritano con una moltitudine inquieta, preferisce far finta di non vedere, non sentire, non parlare. Se si ha la fortuna di ottenere un secondo di attenzione da uno di loro la riposta all’informazione richiesta viene data con voce atona, inespressiva, se non addirittura ostile, ed è sempre spaventosamente generica perché fa riferimento a un numero, a una posizione, al colore del codice. “In attesa che qualcosa avvenga, considerata l’urgenza, chiamiamo il 118 – scrive Crisalli in un episodio di vita vissuta del libro -risponde, dopo due squilli, una voce femminile leggermente metallica …”.

Ecco è proprio il senso di solitudine e frustrazione insieme, il sentimento che ci domina in simili situazioni, proprio come quello che si impossessa di noi quando a una domanda di aiuto urgente ci si imbatte nella risposta di una segreteria telefonica.

L’autore, da vero cronista, racconta episodi reali. Niente analisi, solo fotografie, ma di quelle che fanno esclamare, come fa Giulio Anselmi nella prefazione: “Ora basta!” “Capitolo dopo capitolo scrive Anselmi – si scopre come il groviglio di interessi politici, economici, professionali, di disonestà e trascuratezze, di sprechi e inefficienze si è trasformata nel debito colossale della Sanità, che è tanta parte del nostro disastro finanziario nazionale”. Senza considerare che i mali del nostro sistema sanitario non sono neanche equamente distribuiti e c’è una mala sanità del Sud che è persino più grave di quella del Nord.

Certo esistono le eccezioni, evviva! Ci sono medici preparatissimi. Abbiamo delle vere e proprie eccellenze nel nostro sistema sanitario. Capita anche di incontrare infermieri professionali e umani, che qualche volta sorridono persino, ma la salute dei cittadini merita l’eccellenza sempre e soprattutto ovunque.

Questo viaggio all’interno di un sistema che ha perso l’anima non è la solita “tiritera” del tipo il “cittadino che protesta”, ma è un racconto pacato, che si attiene ai fatti, che narra storie di vita vissuta, che fornisce dati e cifre precise (impressionanti gli otto miliardi di euro l’anno spesi per la prescrizione di analisi assolutamente inutili, che servono solo a renderci ancora più ipocondriaci di quanto non si sia già per eccesso di informazione sbagliata). Del resto la Sanità, la certezza di essere adeguatamente curati e assistiti è un diritto imprescindibile. Non a caso in apertura del libro è stato pubblicato l’articolo 32 della Costituzione che recita:“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e dell’interesse della collettività … La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti al rispetto della natura umana”.

Questo l’incipit. Ma nell’ultima pagina, ci fa notare l’autore, c’è un verbo in corsivo: continua…L’indagine di Crisalli va avanti.

Giuliano Crisalli nasce a Genova e vive a Roma dal 1982. E’ giornalista dal 1959. Inviato speciale per oltre venti anni de “Il Secolo XIX” è stato anche a lungo titolare di una rubrica medica pubblicata sul Messaggero di Roma. La sua carriera lo vede alla direzione del “Medico d’Italia” e, per quasi diciotto anni, direttore responsabile de “Il Giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri”. Ha pubblicato “Eolo Parodi, vita da medico” e “Achtung bambini”, la storia di milioni di fanciulli vittime della cattiveria umana.