di Ivan Miceli
Tredici volte l’anno 3 milioni di italiane fanno i conti con dolore, astenia, stanchezza e grande imbarazzo: sono le “vittime” delle mestruazioni abbondanti. Pagano un prezzo doppio rispetto a chi le ha normali: oltre il 70 per cento rinuncia completamente all’attività sessuale e allo sport, il 40,4 per cento a viaggiare, il 26 per cento vede compromessa la vita sociale e il 23,4 per cento ha difficoltà nelle mansioni domestiche, il 18,1 per cento si assenta dal lavoro o da scuola.
Un problema “ingombrante” ma sottovalutato dalle donne: se una su 2 ritiene il suo flusso sopra la norma, solo il 10 per cento ne parla con il ginecologo e una su 4 si vergogna. I dati di una vasta ricerca internazionale su 15 Paesi, presentati al Congresso mondiale di endocrinologia di Firenze, relegano l’Italia agli ultimi posti per consapevolezza.
“Scontiamo una vetusta e sbagliata cultura della mestruazione: è senz’altro un segnale di buona salute dell’organismo ma circa tre quarti delle persone presentano sintomi che compaiono o peggiorano in corrispondenza del ciclo – afferma la prof.ssa Alessandra Graziottin (nella foto), Direttore del Centro di Ginecologia del San Raffaele Resnati di Milano -. Va rivisto il “paradigma” delle nostre nonne: ciò che è necessario per star bene non è la perdita ematica in sé ma l’equilibrio ormonale. In particolare, la stabilità dei livelli di estrogeno, soprattutto se bio-identico come quello contenuto nella pillola con estrogeno naturale e dienogest, è associata a un miglior benessere”.
Questo contraccettivo, disponibile in Italia da settembre 2009 è l’unico ad aver ottenuto dall’Aifa l’indicazione per il trattamento dei flussi mestruali abbondanti. Il problema riveste un impatto anche economico notevole, con 1,5 miliardi di dollari l’anno (negli STATI UNITI) per costi diretti, e circa 36 indiretti (con 3,6 settimane lavorative perse). “La prima pillola con estradiolo naturale e dienogest ha dimostrato di ridurre le mestruazioni del 88 per cento dopo 6 cicli di trattamento, con un significativo calo fin dal primo - sostiene il prof. Francesco Primiero dell’Università “La Sapienza” di Roma –. La sua efficacia è provata nel diminuire sia la quantità che la durata del flusso, che si regolarizza. Dopo oltre due anni di utilizzo possiamo affermare che i risultati degli studi sono confermati anche nella pratica clinica, con grande soddisfazione delle donne che l’hanno scelta come contraccettivo”.
Il rapporto fra ormoni e funzione riproduttiva è fra i temi centrali del 15° Congresso di Endocrinologia Ginecologica. In Europa vi è molta più disponibilità a rivolgersi al medico per ridurre i disagi legati alle mestruazioni e una maggior propensione a rinunciarvi. “Le donne non sono state “programmate” per avere gli attuali 480 cicli mestruali nella vita – spiega la prof.ssa Graziottin -: solo un secolo fa, considerando le interruzioni legate a gravidanze (in media 4 per ognuna), allattamento (durata di circa 2 anni), aborti (spontanei o volontari) e maggior mortalità, questi non erano più di 150 in totale. Si sono quindi più che triplicati nell’arco di 100 anni, pochissimi se si considerano i tempi dell’evoluzione biologica.
Il risultato è che si sono intensificate le problematiche correlate, con la comparsa di nuove malattie, come l’endometriosi, un tempo sconosciute. La mestruazione è infatti un fenomeno infiammatorio dovuto al rilascio di particolari molecole, le citochine, sia a livello locale che sistemico. Tanto più c’è infiammazione quanto più si presenteranno sintomi come il dolore e la depressione”.
I flussi abbondanti rappresentano infatti la causa principale di perdita di ferro, determinante anche per l’ottimale mantenimento delle funzioni psichiche: chi ne soffre sperimenta spesso un crollo dell’attenzione, della concentrazione e cali di memoria. Altre conseguenze sono stanchezza, irritabilità, insonnia. “Ci sono donne che in quei giorni non possono muoversi da casa, vedono compromessa la loro vita di relazione, sono costrette ad indossare assorbenti ingombranti ed imbarazzanti – continua il prof. Primiero -, con forti limitazioni anche nella vita sessuale.” Un aspetto molto importante per le donne, spesso sottovalutato o per nulla noto.
“Vi sono ancora troppi falsi miti che ancora perdurano nel nostro Paese, dove abbiamo assistito a una “demonizzazione” degli ormoni per questioni ideologiche – conclude il prof. Primiero -. Questo retaggio ci confina agli ultimi posti in Europa non solo per consapevolezza di come funziona l’organismo femminile ma anche per utilizzo di pillola e per le terapie sostitutive in menopausa.