Leggere un libro con un occhio alla tv e uno al telefonino può non essere semplicissimo, ma sicuramente fa sentire bene. A svelare il segreto del multitasking, ovvero perché le persone si ostinano a fare più cose contemporaneamente, anche se le performance alla fine ne risentono, è uno studio condotto dai ricercatori dell'Ohio State University (Usa), pubblicato online sul 'Journal of Communication'.
I risultati, spiegano gli scienziati, forniscono indizi utili per capire perché il multitasking sia oggi così popolare, specie fra le giovani generazioni, nonostante molti studi dimostrino che non è produttivo. I ricercatori hanno coinvolto un gruppo di studenti di college in un'indagine condotta fuori dalle pareti del laboratorio, registrando le loro attività quotidiane per 28 giorni. Così hanno visto che il multitasking spesso ha dato ai ragazzi una spinta emotiva, regalando loro una maggior soddisfazione anche quando interferiva con le funzioni cognitive, ad esempio lo studio. Insomma, fare mille cose insieme peggiora la performance, ma fa stare bene.
"Ancora resiste fra alcune persone il mito che il multitasking renda più produttivi", spiega Zheng Wang, autrice principale dello studio. Il fatto è che queste persone "sembrano fraintendere i sentimenti positivi che arrivano loro dall'essere multitasking. Infatti non diventano più produttive - sottolinea - ma si sentono emotivamente più soddisfatte del proprio lavoro".
Il team ha reclutato 32 studenti universitari che hanno accettato di portare un dispositivo simile a un telefonino e di registrare tutte le loro attività quotidiane tre volte al giorno per quattro settimane. I partecipanti hanno riferito i dettagli su ogni utilizzo di media come computer, radio, stampa, televisione, navigazione sul web, social networking, ecc. Precisando anche il tipo di operazione compiuta, la durata, e se facevano altre cose contemporaneamente (in altre parole, se sono stati multitasking).
Poi le 'cavie umane' hanno analizzato le proprie necessità, le abitudini di studio e hanno valutato l'importanza delle azioni compiute e il grado di soddisfazione personale. I risultati hanno mostrato che i partecipanti erano più propensi al multitasking nel caso di particolari bisogni cognitivi (come lo studio o il lavoro). Insomma, i ragazzi sono inclini a studiare con la radio o la tv accesa e il pc collegato a Internet. Ma questa versatilità non è collegata a un risultato migliore, probabilmente perché vengono distratti da quello che, alla fin fine, sarebbe il loro compito principale.
Allo stesso tempo il fatto di 'smanettare' tra tablet e video sembra regalare una grande soddisfazione, un maggior relax e una certa dose di divertimento. Insomma, essere multitasking piace, anche se non si è proprio abilissimi a fare più cose insieme. "Controllare i messaggini, avere la tv accesa nella stanza o chattare mentre si studia non aiuta gli studenti, ma li fa sentire bene, dunque continuano a farlo", ed è probabile che il trend durerà. "E' fondamentale, dunque, esaminare l'effetto a lungo termine del multitasking tecnologico sulle performance cognitive", concludono i ricercatori.