Finanza islamica


Stampa

I mercanti del denaro

La condanna di Gesù e Maometto denaro_islam_296

“Per secoli le rendite parassitarie di chi presta denaro per ricavarne profitti di usura sono state deprecate e condannate”, spiega Francesco Sansone, docente di Organizzazione Aziendale alla Facoltà di Economia dell’Università di Pisa, e presidente e amministratore del gruppo milanese Valore, holding di partecipazione nel settore dei servizi finanziari.

“Il mestiere di guadagnare prestando denaro è stato censurato da tutte le religioni monoteiste. Le regole di condotta ebraiche proibivano l’interesse sui prestiti, e Gesù scacciò a frustate i mercanti di denaro dal tempio, assieme al divieto di ogni forma di usura nell’ambito della legge Coranica”.

Anche Dante Alighieri condanna gli usurai nella Divina Commedia
“Come spiegato nel Canto XI dell’Inferno, gli usurai non traggono il loro guadagno né dal sudore né dall'ingegno, ma dal denaro stesso. Essi sono a metà strada tra la pena dei violenti contro Dio, sdraiati in terra, sotto la pioggia infuocata, e quella dei sodomiti, in corsa senza sosta sotto la pioggia di fiammelle. Essi devono infatti stare seduti e con le loro mani si sventolano e cercano incessantemente di spegnere le fiammelle appena cadute”.

La Divina Commedia come il libro sacro dell’Islam
“È sorprendente notare, leggendo un analogo versetto del Corano (IX, 34-35) che la pena prevista per gli usurai è di fatto la medesima di quella descritta nella Divina Commedia”, prosegue Francesco Sansone. “La pratica della attività finanziaria a fini di lucro è stata sempre regolata socialmente, in quanto anche dal pensiero laico le molte forme di interessi sul credito sono state considerate in campo etico, una innaturale e ingiustificata riproduzione di denaro per il denaro, accettabile solo nei limiti di un trasferimento di finanze che agisca da mediazione utile per favorire la imprenditorialità emergente ad elevato valore produttivo”.

Gli alti interessi non incoraggiano lo sviluppo
“L’economista Adam Smith fu sostenitore del fatto che il mercato stesso avrebbe autoregolato le attività finanziare basate sul risparmio sociale, gestite dal sistema bancario ai fini di un progresso economico capace di svilupparsi nell’ambito della libera concorrenza del mercato”, spiega Francesco Sansone. “Ma anche egli diffidò delle azioni finanziarie che attuavano il ricorso ad alti tassi di interesse, proprio in quanto quest’ultime avrebbero raffreddato lo sviluppo del mercato. Infatti, per Smith alti profitti del prestito della moneta, corrispondono a fare spreco di risorse economiche mettendo fuori mercato quanti intendono investire per usi produttivi, e quindi alti tassi di interesse molto probabilmente sono appannaggio di prodighi venditori di fumo e di scaltri progettisti di iniziative chimeriche”.

Anche la Chiesa cattolica ne parla
“Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate” sollecita una nuova sintesi umanistica per una comprensione unitaria relativa agli aspetti della crisi e delle sue soluzioni, ponendo la persona al centro come soggetto di discernimento e promotore di nuova progettualità. E già agli inizi degli anni 90 Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Centesimus Annus” affermava: “Se un tempo il fattore decisivo della produzione era la terra e più tardi il capitale, inteso come massa di macchinari e di beni strumentali, oggi il fattore decisivo è sempre più l’uomo stesso, e cioè la sua capacità di conoscenza che viene in luce mediante il sapere scientifico, la sua capacità di organizzazione solidale, la sua capacità di intuire e soddisfare il bisogno dell’altro”.

In questo contesto dove si colloca la finanza islamica?
“Nell’ambito di una nuova etica economica che tiene conto delle esigenze dei molteplici soggetti sociali che ne fanno parte, e può rappresentare una visione fondata su principi di equità, trasparenza e controllo, che offrono protezione all’investitore e, non ultimo, alla condivisione delle responsabilità”, afferma Francesco Sansone.

“Naturalmente sarà fondamentale il ruolo svolto dall’intelligence economico-finanziaria statale nel verificare che le scelte di investimento siano coerenti con la fiducia che il risparmio pone nelle istituzioni che si ispirano a valori etici, nei loro risvolti per la sicurezza dello Stato, senza entrare nelle competenze di tutela del risparmio già esercitate dai regulator bancari-creditizi". (McdM)