Dal 1992 la popolazione globale e' cresciuta del 28%, l'economia globale si e' espansa del 75% e negli ultimi 50 anni le classi medie e alte del mondo hanno piu' che raddoppiato i loro livelli di consumo. In uno scenario immutato, nel 2050 utilizzeremo ogni anno 140 miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili e biomasse, rispetto agli attuali 60 miliardi di tonnellate. Una prospettiva insostenibile che richiede un'inversione di rotta da parte di governi, cittadini e comunita' locali, allo scopo non solo di prevenire un ulteriore degrado degli ecosistemi, ma anche di ripristinarne la salute.
A tracciare il quadro e' lo "State of the World 2012", 29° rapporto del Worldwatch Institute, quest'anno dedicato alla green economy e ai temi di Rio+20, la cui edizione italiana, da 25 anni a cura del direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna per Edizioni Ambiente, e' stata presentata a Milano nell'ambito del convegno "Semi di sostenibilita"'.
Ma qual e' lo stato del pianeta oggi? A fronte dell'aumento dei consumi, 828 milioni di persone vivono nelle baraccopoli; 800 milioni di auto sono responsabili di oltre la meta' del consumo globale di combustibili fossili liquidi e di un quarto delle emissioni di anidride carbonica (80% di inquinanti nocivi nei paesi in via di sviluppo); la costruzione e la gestione degli edifici impiega il 25-40% di tutta l'energia prodotta, e rappresenta una quota analoga nelle emissioni globali di anidride carbonica.
Quasi due miliardi di persone vengono nutrite dai prodotti di 500 milioni di piccole fattorie nei paesi in via di sviluppo, ma l'80% di chi soffre la fame vive proprio nelle aree rurali, in cui le specie si estinguono a un tasso di 1000 volte piu' alto rispetto al periodo pre-industriale, portando con se' qualita' ambientale, materie prime e servizi ecosistemici che sono indispensabili alla nostra vita e alla nostra economia.
"La sfida inizia riconoscendo che una crescita demografica ed economica infinita non e' possibile su un pianeta 'finito'. Possiamo lavorare con la speranza che la stabilita' economica e' possibile, cosi' come una vita giusta, basata sulla salute, su comunita' forti e sulla possibilita' che tutti accedano al 'necessario' piuttosto che a un superfluo sempre crescente", commenta Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia e curatore dell'edizione italiana di State of the World.
In alcune parti del mondo governi e societa' si stanno gia' muovendo. Danimarca, Belgio, Singapore e Thailandia hanno sostenuto programmi di formazione per sviluppare la bioedilizia; l'economia giapponese e' una delle piu' efficienti al mondo anche grazie all'applicazione, dal 1998, del programma "Top runner" che stabilisce standard di efficienza ambientale per una serie di prodotti che complessivamente rappresenta oltre il 70% del consumo di elettricita' nel settore residenziale.
Il movimento delle Transitions towns fondato in Inghilterra nel 2005, ha gia' coinvolto 400 comunita' in 34 Paesi, per ridurre i propri consumi energetici e rilocalizzare le economie e i sistemi di produzione alimentare, al fine di rendere le comunita' piu' sostenibili.
I 200 abitanti del villaggio colombiano di Gaviotas, sorto 30 anni fa su una savana degradata, da allora ha messo a dimora, in oltre 8.000 ettari di terreno, tanti alberi da formare una foresta che garantisce al villaggio cibo e prodotti commerciabili, assorbendo 144.000 tonnellate di Co2 l'anno. In Francia sono state create 1200 'fattorie sociali', e piu' di 700 nei Paesi Bassi. E gli esempi raccontati nel volume sono decine.
"La rivoluzione industriale ha dato vita ad un modello di crescita economica palesemente insostenibile - spiega Michael Renner, senior researcher Worldwatch e codirettore di State of the World 2012 -Il crescente stress imposto agli ecosistemi e una pressione insostenibile sulle risorse sono accompagnati da una maggiore incertezza economica, crescenti disuguaglianze e vulnerabilita' sociale. E' difficile evitare la conclusione che cosi' come e' impostata l'economia non funziona piu': ne' per noi ne' per il pianeta".